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Lettere

IDEOLOGIE E INCIUCI

- 28/01/2015

Quale sarà la politica del futuro? Guardando il panorama attuale, dominato prepotentemente da personalismi  esasperati e da leaders incontrastati, notiamo che il loro legame a certe ideologie del passato (anche prossimo) è sempre più labile mentre prevale la concezione della politica intesa come conquista del potere “a prescindere”.  Per questo  si rendono necessarie le “larghe intese”, in altre parole gli “inciuci”,  allo scopo di ottenere le più larghe convergenze possibili per avere i numeri necessari per restare in sella e continuare ad esercitare il potere.  In quest’ottica del “potere per il potere” ogni tatticismo e ogni alleanza diventano leciti e giustificabili, e chi sta ai vertici dei partiti gioca la sua partita con le pedine (i Parlamentari, che per questo si vuole continuare a “nominare” in gran parte) di cui al momento può disporre.  Il “berlusconismo”, come si vede, ha fatto proseliti  e così la c.d. “rappresentanza democratica” va in crisi e viene svilita e relegata a mera esecutrice degli ordini dei capi.

Questo vediamo ormai avvenire a tutti i livelli, dal centro alle periferie del “regno”, con l’imposizione ai “sudditi” delle decisioni scaturite dagli inciuci dei capi. I quali neanche più si preoccupano di ascoltare i pareri delle loro “basi”, cioè del popolo che li ha portati ai posti di rilievo che occupano.  Ma questa è ancora democrazia, viene spesso da chiedermi ?  Così si perde, a mio avviso, l’idealità e quello che dovrebbe essere il fine nobile della politica, cioè l’attenzione e la traduzione nella pratica delle esigenze e delle aspettative di grandi masse di persone, che ora capiscono di essere ininfluenti  e, sfiduciate e deluse, non vanno neanche più a votare (vedi l’impressionante aumento delle astensioni alle ultime elezioni).  E così l’autoreferenzialità della politica allontana da essa molti cittadini, soprattutto giovani, che senza più riferimenti  ideali si chiudono in individualismi esasperati  nocivi per loro stessi  e per tutta la Collettività.

Se i partiti non ritroveranno i mezzi per promuovere la “partecipazione popolare” alle decisioni della politica, in modo che esse siano condivise da larga parte dei Cittadini e non calate dall’alto – e quindi mal digeribili – come oggi avviene, penso che la nostra fragile democrazia correrà seri  pericoli e si andrà  sempre più avvicinando ad una sorta di “oligarchia”, dove il popolo conta sempre meno ed è ridotto al rango di “sudditi” più o meno fedeli  e sempre meno responsabili.  Ma forse è proprio quello che vogliono i nostri attuali politici, per continuare a comandare indisturbati. Sarà questa la politica del domani ?

Giovanni Dotti

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