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Cultura

L’ANTICA CANDELORA

PAOLA VIOTTO - 30/01/2015

 

A Casbeno, per la festa della Candelora che si celebra intorno alla chiesa della Schirannetta, è ancora viva l’antica usanza della benedizione delle mamme in attesa. E quelle che allattano potranno ritrovarvi una singolare immagine della Madonna del Latte, che unisce significato devozionale e profondità teologica.

Quella che la tradizione italiana chiama famigliarmente “Candelora”, per via delle processioni con le candele fatte in apertura delle celebrazioni, è la ricorrenza della Presentazione di Gesù al Tempio, quaranta giorni dopo la nascita, secondo la legge mosaica. Nei primi secoli cristiani era chiamata Festa dell’incontro a sottolineare l’incontro nel Tempio tra Gesù e i santi vecchi Simeone e Anna; poi Festa della Purificazione di Maria, a evidenziare l’obbedienza di Maria alla Legge e il suo umile atto di offerta del figlio nel Tempio.

La Candelora è essenzialmente una festa della luce e della vita, in un momento cui si attende il risveglio della natura, e in cui già i celti e i romani festeggiavano l’allungarsi delle giornate e la prossima fine dell’inverno. Per i cristiani la luce autentica è quella di Cristo salvatore del mondo, evocata dalle parole che Simeone pronuncia davanti al Bambino proclamandolo “luce per illuminare le genti”. La salvezza viene infatti da un piccolo bimbo, che è il figlio di Dio fatto uomo nel grembo di Maria. Per questo alla Schirannetta si festeggiano anche le mamme.

Anche se la storia delle sue origini non è nota, la chiesetta è una dei più antichi edifici di culto dedicati alla Madonna nel nostro territorio. Le tracce architettoniche ci fanno pensare a un edificio romanico, più volte modificato e ampliato, soprattutto nella parte del presbiterio. I documenti storici ci dicono che per un certo periodo è appartenuto alle Romite ambrosiane del Sacro Monte. Questo legame probabilmente non è casuale, poiché Santa Maria del Monte era un altro luogo molto caro alla devozione delle donne varesine. Secondo la tradizione qui si svolgevano il rito della pesatura dei bambini e quello del dono alla Vergine delle cinture portate durante la gravidanza.

Come tutte le nostre cappelle anche la Schirannetta era totalmente ornata con affreschi, che solo in parte hanno resistito al passare del tempo. Se quelli della facciata hanno sofferto soprattutto per le intemperie, quelli all’interno sono stati purtroppo vittime dell’incuria umana, tanto che durante l’ampliamento della chiesa sono state in parte distrutte due belle immagini della Madonna poste sulla parete meridionale. La più antica, risalente forse al Trecento per la sua somiglianza con gli affreschi del Battistero, rappresenta la Vergine seduta in trono, che tiene sulle ginocchia il Bambino benedicente. Entrambi hanno lo sguardo rivolto verso il basso, in direzione di un personaggio inginocchiato di cui oggi si vede solo la parte alta del capo. In questa raffigurazione Maria è colei che offre il Figlio al mondo, sospingendolo amorevolmente verso il fedele con la mano che poggia sulla spalla del bimbo.

L’altro affresco, accanto alla porta laterale in una posizione che lo rendeva ben visibile a tutti quelli che uscivano, è in condizioni ancora più precarie, ma nello stesso tempo si rivela quello più interessante. Qui si è perso del tutto il viso della Madonna, anche se resta una piccola parte del trono su cui siede, ornato con elementi architettonici a evocare l’idea di Maria regina della chiesa. Ma questa perdita porta a concentrare tutta l’attenzione sulla figura del Bambino, che è quasi totalmente intatta. Con uno stile molto semplice e popolare l’ignoto pittore ci mostra il piccolo Gesù nel momento molto umano e quotidiano dell’allattamento. È  un bimbo già grandicello, in grado di star seduto sulle ginocchia della mamma, che lo sostiene amorevolmente ma saldamente. Con una manina afferra il seno della madre, in un gesto assolutamente naturale, mentre con lo sguardo cerca quello dello spettatore. Tutte le Madonne del latte esprimono l’idea dell’umanità di Cristo, del suo essere stato piccolo e bisognoso come ogni altro bimbo umano, ma qui l’artista va oltre, rappresentando Gesù nudo, con le gambe accavallate in una posizione che ne mette bene in evidenza il sesso. È  il genere di rappresentazione che nel corso dei secoli ha spesso scandalizzato i benpensanti, incapaci di capire che si tratta in realtà di un omaggio all’Incarnazione. Che è il vero cuore della celebrazione della Candelora.

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