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Cultura

LEX DURA LEX

FELICE MAGNANI - 13/02/2015

iustitiaDa sempre la legge è stata percepita come una limitazione, se non addirittura come negazione della libertà personale e l’uomo ha sempre fatto di tutto per aggirarla, trasgredirla o evitarla. Anche oggi la tendenza è quella di violare consapevolmente la legge. L’essere umano trasgredisce ed è felice di farlo, in qualche caso se ne vanta, come se il suo modo di pensare fosse più giusto rispetto a quello creato dalla collettività. Vivere la legalità è impresa titanica. Il cittadino si comporta bene quando si sente osservato a vista. Se nella fase tecnologicamente più avanzata della comunità internazionale ci troviamo a parlare di rispetto della legge, significa che qualcosa non ha funzionato, indipendentemente dalle conquiste spaziali, telematiche e satellitari.

A cosa giova avere la visione in tempo reale del pianeta se poi non lo rispettiamo e facciamo di tutto per distruggerlo? A cosa serve affermare che il sistema industriale abbia raggiunto livelli straordinari, se poi la società va in pezzi e ricorre all’evasione fiscale per mettere al sicuro i propri guadagni? A cosa serve parlare di valori costituzionali della legge se l’uomo non ha coscienza dei valori? Se non sa coniugare il bene personale con quello collettivo e se non sa pensare usando la coscienza come strumento di valutazione e di elaborazione?

La legge non è limitazione e neppure negazione di libertà, nasce come elemento costitutivo di un’organizzazione complessa e articolata, designata dalla comunità per armonizzare la fitta rete relazionale che governa i rapporti umani. La legge interviene per garantire i diritti e i doveri dei cittadini, per evitare quell’arbitrarietà di azione e di giudizio che ha favorito nel corso della storia la nascita di potentati politici ed economici. La legge salvaguarda il corretto funzionamento di una società, garantisce agli uomini quella equità, che a sua volta favorisce la giustizia, la legalità, il corretto funzionamento delle appartenenze. La legge non è imposizione, ma garanzia, tutela, protezione che consegna ad ogni uomo la dignità, il rispetto, la facoltà di sentirsi parte viva e attiva di un tutto.

Occorre che l’uomo sia educato alla comprensione della legge e alla sua pratica attuazione. La comprensione avviene mediante un processo di intermediazione educativa che ha come conduttori/mediatori la famiglia, la scuola, la società civile e lo stato, istituzioni che rappresentano l’evoluzione storica della legge. Comprendere significa rendersi conto dell’utilità di atti che consentono la formazione di una coscienza fondata sulla consapevolezza che l’agire individuale sia ben integrato con l’agire collettivo. La legge funziona in una società evoluta e cioè educata alla sua conoscenza e alla sua applicazione, viceversa sfuma quando alla sua autorità si sostituisce l’arbitrarietà umana.

L’uomo del terzo millennio si arroga il diritto di violare sistematicamente la legalità, anche con l’aiuto di coloro che dovrebbero esserne paladini, ha fatto cioè della legge lo strumento di una libertà che non ha più nulla o quasi di quegli attributi che la storia costituzionale del nostro paese le conferisce. In una società che perde la coscienza dell’Io e della sua relazione con il mondo esterno, la legge perde a sua volta d’autorità, diventa preda della demagogia.

La progressiva, ma inesorabile frantumazione dei valori viene spesso esibita come conquista culturale. I giovani soffrono moltissimo la decadenza culturale e sociale della legge, in molti casi sono vittime di un mondo adulto malato di troppa libertà e quindi incapace di dare un senso vero e completo alla propria esistenza, di scindere il bene dal male, ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, la verità dalla falsità. Il mondo al quale vorrebbero ispirarsi parla un linguaggio, ma si comporta all’opposto, creando un mare di disorientamento e di confusione. L’umanità ha perso l’attitudine all’obbedienza e al rispetto, fondamentali strumenti di civile convivenza democratica.

Non solo l’Italia, ma anche l’Europa è percorsa da una progressiva regressione dei vincoli legislativi, affidata a intermediazioni di dubbia liceità. L’umanità rischia così di cadere in varie forme di fatalismo, lasciando l’uomo in un oscuro isolamento esistenziale.

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