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Editoriale

TERZA VIA

EDOARDO ZIN - 19/02/2015

maritainL’amico Piero Viotto mi ha fatto avere il testo dell’intervento che Sergio Mattarella tenne il 13 marzo 1999 in occasione delle celebrazioni del 25° anniversario della fondazione dell’istituto internazionale Jacques Maritain.

Diceva l’allora vice-presidente del Consiglio dei Ministri: [È necessario] riflettere sulla terza via, magari riprendendo l’ispirazione di Maritain rispetto all’ambiguità dei modelli liberali borghesi e marxisti socialisti. La terza via di cui si parla non sembra avere il segno di quella alternativa morale e di speranza di rinnovamento del patrimonio culturale.

La vera piaga della politica d’oggi: trovare una via che sia sintesi tra le aspirazioni della sinistra e della destra. La crisi delle ideologie ha infatti finito di rendere inutile la contrapposizione tra i due schieramenti.

Destra e sinistra sono due termini ormai esaustivi, antitetici sì, ma talvolta complementari. La destra parla di popolo, di mercato, di privato, di rigore, di conservatori, di moderati; quelli di destra sono etichettati come classici, trascendenti; la sinistra al contrario invoca società, piano, pubblico, flessibilità, quelli di sinistra sono innovatori ed estremisti, si richiamano al romanticismo e all’immanenza.

Ci sono, però, posizioni che sono trasversali: la cura dell’ambiente è di sinistra o di destra? E la difesa della vita dal concepimento alla morte naturale è di sinistra o di destra? Difendere i matrimoni fra persone di uguale sesso è di destra o di sinistra? Difendere la dignità dell’uomo è di sinistra o di destra?

La terza via che prospetta Maritain è quella che concepisce la democrazia come luogo per la formazione dell’uomo integrale, che si affanna per costruire il bene comune. Tutto può essere necessario ed utile purché al centro dell’educazione, della società, dell’economia, della finanza, del lavoro ci sia la persona e non l’individuo. Tutto deve mirare alla persona.

Negli anni ’70, dopo la rivoluzione sessantottesca, è emerso il collettivo; successivamente abbiamo assistito ad un individualismo sfrenato e egoistico nato col modello anglosassone degli anni ’80. È necessario ora recuperare la libera coscienza, con la sua interiorizzazione e la sua dignità.

Nell’ultimo ventennio, al contrario, ci sembra che tutto abbia concorso a schiacciare la persona e quanto a lei si riferisce.

Oggi l’Italia non è divisa tra destra e sinistra, ma tra uomini pensanti e gonzi in cui la pigrizia mentale ha preso il sopravvento. Siamo arrivati al punto che una parte politica ha rinnegato le riforme costituzionali che essa stessa aveva contribuito a formulare una decina di giorni prima!

La destra in Italia è una semplice alleanza elettorale di forze molto diverse tra loro. Ora è in crisi e la sua condanna è decretata dalla mancanza di un’espressione politica. Gli slogan si sono impadroniti non solo della sua intelligenza, ma anche della strenua difesa dei propri interessi privati. Tale atteggiamento è contagioso e può mettere in crisi la democrazia. In tal caso, il solo modo per difenderla è quello di darsi da fare per convincere, per educare a pensare criticamente e soprattutto per ricercare una sintesi non per trovare il meglio, ma per accontentarsi del meno peggio.

In economia, la destra chiede tagli di spesa: può essere una valida posizione se essa venisse accompagnata anche da una lotta contro gli sprechi che la pubblica opinione esige.

La destra italiana si è dimostrata antesignana di un anticomunismo becero e antistorico. Si è affannata a dimostrare che, senza comunisti, essa non può esistere tanto è dipendente da loro con vecchi rancori e con la volontà distruttiva di ciò che più non esiste.

Il comunismo storico è fallito, ma è rimasta la sfida per la giustizia sociale che esso aveva lanciato. Nell’anticomunismo di destra notiamo logiche comprensibili di paure, di interessi e di appigli per prendere voti, ma la ragione ci dice che si deve separare la richiesta di giustizia e uguaglianza della povera gente dalla pretesa di raccattare consensi con la più volgare propaganda.

Parte della sinistra è ferma al proprio passato e alla difesa disperata di quella memoria e in ciò ci appare conservatrice perché distaccata dalla storia e affezionata ad una difesa ad oltranza dell’esistente. La sinistra ha sempre chiesto di risolvere le crisi finanziarie con un aumento della tassazione, le cui maggiori entrate andassero ad una ridistribuzione ugualitaria. Sarebbe una posizione giusta se per riequilibrare i conti la sinistra si facesse paladina anche del rigore.

La terza via invocata da Maritain oggi è più che mai urgente: la migliore tradizione va conservata solo migliorandola alla luce del tempo in cui viviamo; la società deve essere costruita al servizio dell’uomo prima che al servizio della finanza; la politica deve essere animata da uomini integerrimi che la vivono senza compromessi, senza interessi personali e ossequio verso i potenti.

È necessario che la gente recuperi la capacità di ragionare aiutata da chi sa, per l’appunto, guidare, rendere il popolo consapevole di dure necessità, persuadendolo ad accettare anche un alto prezzo per realizzare speranze e vincere sfide.

Sia la destra che la sinistra dovranno dire agli italiani che c’è bisogno di serietà, di legalità, di sobrietà, di spirito di sacrificio. Si tratterà di costruire una cultura civica, di rafforzare un insieme di valori pubblici, di costruire disposizioni d’animo collettivo orientate al bene comune.

Soprattutto si dovrà guardare al futuro, senza inchiodarsi tristemente nel presente: avere ampi orizzonti, proprio ora che il quotidiano domina ovunque e decisioni e riflessioni sul futuro non si staccano dal contingente.

Un’importanza non indifferente per dar corso a questa nuova stagione politica spetterà ai cattolici. Non importa se saranno di destra o di sinistra, liberali o socialisti, conservatori o progressisti: le etichette sono diventate finzioni. Occorre che pratichino le Beatitudini del Vangelo senza dimenticare che, come si è espresso Papa Francesco: Quando l’ideologia entra nell’intelligenza del Vangelo, non si capisce nulla.

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