Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Politica

MEGLIO SOLI

FRANCESCO SPATOLA - 19/02/2015

++ Renzi,il tema 3% oggettivamente anacronistico ++L’iter di approvazione della riforma costituzionale a colpi di maggioranza ha suscitato l’indignazione di tante anime belle iperdemocratiche, e l’accusa di autoritarismo al premier Renzi, il “bullo fiorentino”, salutato con “Ave Cesare” da un titolone del “Manifesto” che riassume icasticamente le critiche da destra e da sinistra. Ma come? La riforma costituzionale riscrive le regole per tutti e tutti devono parteciparvi, e dov’è la coerenza di Renzi, che aveva criticato sia la riforma del 2011 del centrosinistra sia quella del 2006 del centrodestra proprio perché divisive, frutto della sola maggioranza dell’epoca?

I più incattiviti sono stati gli esponenti di Forza Italia, che già avevano gridato al tradimento per la scelta di Sergio Mattarella al posto di Giuliano Amato come presidente della Repubblica, ritenendo che nell’accordo del “patto del Nazareno” rientrassero non solo le riforme istituzionali ma anche la scelta del capo dello stato secondo le preferenze di Berlusconi, capo dell’opposizione di destra, e non del PD, che governa avendo vinto le ultime elezioni. Il loro capogruppo alla Camera Brunetta ha così promosso con enfasi l’abbandono dell’aula da parte dei forzitalioti, cui si sono accodati i deputati delle opposizioni di destra e di sinistra, dalla Lega a SEL al M5S, volendo presuntuosamente evocare una caricatura della “secessione sull’Aventino” – dal nome del colle su cui nell’antica Roma si ritiravano i plebei come protesta estrema contro le prepotenze dei patrizi nel governo dell’urbe – drammaticamente avvenuta nel 1924 dopo la scomparsa di Giacomo Matteotti per assassinio fascista, quando le opposizioni liberali abbandonarono i lavori parlamentari e si riunirono in una sala separata di Montecitorio (oggi nota come Sala dell’Aventino) come segno forte di ribellione contro l’incipiente dittatura di Mussolini.

Poiché però il numero legale c’era, i lavori della Camera dei deputati sono proseguiti per concludere l’esame degli emendamenti, e ora il testo definitivo della riforma costituzionale – oltre trenta articoli: dall’abolizione del CNEL a quella del bicameralismo paritario, con la trasformazione del Senato in camera della autonomie; all’abolizione delle Province; alla riattribuzione allo Stato di competenze regionali su materie di interesse strategico (come l’energia); al superamento della legislazione concorrente tra Stato e Regioni – è pronto per l’approvazione definitiva.

Certo non è stato un bello spettacolo vedere l’aula della Camera semivuota dopo l’uscita delle opposizioni, ma sembra del tutto improprio attribuirne la colpa all’arroganza di Renzi e del Partito democratico, quando poi alla fine il testo che ne risulta è quello già approvato al Senato con i voti anche di Forza Italia: segno di quella condivisione tra maggioranza e opposizione che si invoca come essenziale per la riforma delle regole del gioco democratico.

Si deve guardare alla forma o alla sostanza? Se si guarda alla forma, il testo definitivo che ne risulta per la prossima approvazione finale è stato redatto solo dalla maggioranza di PD e NCD, il che rende l’idea di mancata condivisione delle regole del gioco. Ma se si guarda alla sostanza, i contenuti sono quelli di compromesso che risultarono approvati al Senato anche con l’opposizione: se fosse stato solo per il PD, il testo di riforma sarebbe risultato diverso. Chi è stato arrogante, allora? Renzi con il PD che ha tenuto fede alla Camera al testo approvato con Forza Italia al Senato, o Forza Italia che si rifiuta di partecipare alla Camera a rivotare lo stesso testo che aveva votato al Senato?

Con queste contorsioni la politica italiana prende sempre di più le forme di un racconto di Kafka. La verità è che il rifiuto di FI di partecipare alle votazioni della Camera accusando Renzi-PD di prepotenza è la conseguenza finale della rottura del “Patto del Nazareno”, vendetta postuma perché Renzi e il PD non si sono piegati alla pretesa berlusconiana di eleggere Amato come capo dello stato. Vendetta che si traduce nella grida brunettiana “ti faremo vedere i sorci verdi” e nell’ostruzionismo di rendere semplicemente impossibile la votazione alla Camera.

L’abbandono dell’aula è avvenuto per un fatto apparentemente tecnico: per tirare in lungo con l’ostruzionismo, FI e le altre opposizioni volevano che ci fossero più sedute, in modo che in base al regolamento della Camera potessero presentare dei sub-emendamenti a ogni nuova apertura di seduta, così da accumularne migliaia e farla pagare cara a Renzi e al PD. Alla decisione della maggioranza di fare una seduta sola, in modo da impedire i sub-emendamenti a migliaia e bloccare l’ostruzionismo sterile, ecco l’esplosione della rabbia delle opposizioni. Si possono capire SEL, Lega e M5S poiché al Senato erano contrari al testo approvato, ma come si spiega la sceneggiata di Forza Italia quando sapevano che eliminando l’ostruzionismo sarebbe venuto fuori proprio lo stesso testo votato anche da loro al Senato? Atteggiamento pretestuoso, null’altro che “tanto peggio tanto meglio”, per impedire le decisioni di riforma che si attendono da tanti anni.

È questo il vero comportamento antidemocratico: impedire decisioni utili, solo per tornaconto di potere. La interpretazione berlusconiana del patto del Nazareno era di essere al governo contro-natura: pur avendo perso le elezioni, comandare lo stesso, non in una logica trasparente di maggioranza d’emergenza ma di confusione innaturale tra destra e sinistra per condividere affari, lobby e interessi di parte, che il “dottor sottile” Giuliano Amato avrebbe tutelato e il rigoroso Mattarella non proteggerà.

Con questi smaniosi, ricattatori e vendicativi compagni di strada il cammino delle riforme non può che impantanarsi. E allora, meglio soli che male accompagnati. Non si parli di anti-democrazia o autoritarismo, si tratta di coerenza elementare ed efficacia politica. Alla fine ci sarà – è stato detto fin dall’inizio da Renzi – il referendum popolare confermativo a dire se il Parlamento nella sua maggioranza ha fatto o meno un buon lavoro, e il popolo dei cittadini è il miglior compagno di strada, l’unico da tutelare davvero.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login