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Editoriale

RISORTO

GIAMPAOLO COTTINI - 03/04/2015

discesainferiLa Pasqua è il miracolo della vittoria della vita sulla morte, che libera l’uomo dalla paura del nulla cui tutto pare inesorabilmente destinato. Se Cristo non fosse risorto non avrebbe senso neppure alzarci ogni giorno la mattina e combattere la quotidiana battaglia perché le circostanze acquistino il loro valore. Sì, la Pasqua è l’affermazione della compiuta positività dell’Essere sul Nulla, poiché quel sepolcro vuoto dà la certezza che neppure la morte può distruggere l’uomo. Ed ancora oggi possiamo vivere lo stupore provato dalle donne il mattino di Pasqua, quando si resero conto che il Signore era vivo e che la loro vita non avrebbe più potuto separarsi dalla sua!

Ma oggi? Cosa resta della Pasqua, di quell’evento sbocciato nel silenzio e nella solitudine di una notte simile a quella della nascita di Gesù a Betlemme? La Pasqua sembra non avere l’impatto sentimentale del Natale; non è festa dei buoni sentimenti, sembra essere più la memoria del mito dell’immortalità che non dell’avvenimento di un uomo che torna alla vita in modo inspiegabile; oltre tutto ha come condizione necessaria il buio angoscioso della Croce e il senso di abbandono che anche Gesù ha sperimentato, facendo i conti persino con la “discesa agli Inferi”, con quel “silenzio di Dio” che apre l’abisso di ciò che Nietzsche ha chiamato la “morte di Dio”, cioè il paradosso della sospensione del Fondamento stesso da cui viene tutto ciò che è.

Le tragedie dell’oggi lasciano sgomenti per la carica di assurdo che recano in sé, e sembrano oscurare ogni certezza di Dio, sino all’obiezione radicale di Epicuro, per il quale non c’è nemmeno ragione di temere Dio dal momento che lui non si dà alcuna cura delle cose umane e si disinteressa completamente delle vicende della storia. Ma per Cristo è tutto il contrario: con la sua morte ha preso talmente sul serio l’umano in tutte le sue implicazioni, da superare ogni limite imposto dal tempo e dallo spazio. Ed è proprio da questa totale assunzione dell’umano che scaturisce quel nuovo umanesimo di cui sentiamo oggi tanto bisogno. Ma chi è l’uomo? La risposta può stare solo nel Risorto, in cui sono riconoscibili tutti i tratti della nuova umanità che da soli non sapremmo creare. E come prima connotazione di questa umanità nuova ci è indicata dal Papa la parola misericordia.

L’indizione dell’Anno Santo straordinario della Misericordia è un’occasione eccezionale per recuperare nel vissuto quotidiano e nella convivenza tra gli uomini l’imprinting relazionale costituivo proprio di Dio stesso, la cui essenza è vivere tutto alla luce della misericordia, cioè dell’Amore senza esclusioni che cerca tutti e non scarta nessuno; e questo non è un’utopia, ma vive nella quotidiana costruzione di quella civiltà dell’amore di cui parlava Paolo VI (cui peraltro Papa Francesco fa continuo riferimento).

Senza trionfalismi, ma con la certezza incrollabile della Resurrezione di Cristo, tocca oggi ai fedeli operare per i grandi temi della difesa della famiglia, della libertà religiosa e della libertà di educazione, dell’impegno per la giustizia e la difesa della vita e per le grandi verità sull’uomo, da sempre dichiarate essenziali dalla Chiesa non come valori astratti ma come condizioni della vera umanità in una società plurale. Tale servizio all’uomo è oggi segno della misericordia che Dio offre a chi riconosce la sua indigenza e la sua povertà, accogliendo la necessità di essere salvato dalla disperazione e dal non senso della mancanza di amore. Come cristiani siamo chiamati a reagire all’estraneità, all’inimicizia, all’odio, all’indifferenza, e ad ogni forma di esclusione dell’altro. Non è tempo in cui permettersi il lusso di uno spiritualismo evanescente; è il tempo, invece, della misericordia come impegno di incontrare gli uomini (sino alle periferie di cui parla appassionatamente Papa Francesco), perché tutti possano essere “toccati dalla carezza di Cristo”, il Risorto che ci conduce con sé verso la vera vita. È  il tempo di una Chiesa in uscita che va per il mondo perché sa da dove viene, e che può offrire a tutti solo ciò che lei stessa ha ricevuto, il Signore risorto, unico Bene che permette di guardare la realtà con gli occhi della misericordia.

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