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Apologie Paradossali

IL PERCHÉ DELLA SPERANZA

COSTANTE PORTATADINO - 10/04/2015

(Onirio Desti, poi O) Severino ha risolto meglio di te il dilemma che ti sei posto la volta scorsa. Chi salverà, o piuttosto farà scomparire l’Europa, nelle sue radici culturali e religiose, l’Islam o la Cina? Mi riferisco all’articolo “L’Africa gialla ci salverà” comparso su “La lettura”, il domenicale del Corriere.

(Costante, poi C) Veramente, io avevo un interesse ben diverso, ero partito dallo stupore come origine della conoscenza e lo ribadisco, senza questa prima mossa dello spirito di fronte ad una “cosa”, non c’è conoscenza. Ma le tesi di Severino mi preoccupano meno di quelle comparse lo stesso giorno sull’inserto domenicale, rivale del primo, quello del “Sole”. Sono i due articoli in prima pagina dell’inserto ‘Nòva24’. Quello di Carobene: ‘La teoria probabile delle possibilità’, dove si descrive la constructor theory, un nuovo modo di concepire le teorie scientifiche che sarebbe in grado di unificarle e darebbe finalmente alla biologia evoluzionistica un fondamento compatibile con le leggi della fisica elementare. Il secondo, ‘Punto tutto sul deep learning’, di Simonetta, descrive la convinzione di Jen-Hsun Huang, CEO di Nvidia, di poter arrivare a produrre un supercomputer in grado di fornire previsioni attendibili di eventi in modo oggi impensabile e perfino di produrre ‘oggetti estremamente intelligenti’.

(Sebastiano Conformi, poi S) Ma che t’importa? Tanto nessuno ne capisce niente, nemmeno tu! Lascia fare il loro mestiere agli scienziati. E che cosa c’entra questo timore con Severino, l’Islam e la Cina?

(C) La tesi di Severino, ammesso che l’abbia capita bene, è la dominanza del sistema tecnoscientifico sul pensiero e sulla prassi dell’Europa e dell’Occidente e che solo assumendo questa stessa ‘tecnica’ come principio ultimo della loro prassi, al di sopra di ideologia e di religione, Islam o Cina sarebbero in grado di sfidare l’Europa. Ma questa assunzione li renderebbe simili al loro ‘nemico’ e quindi ultimamente non più aggressivi. Il secondo cardine della tesi di Severino è che il campo di lotta sarebbe l’Africa, dove la presenza occidentale è declinante rispetto a quelle islamica e cinese, ma la prevalenza finale sarebbe cinese, perché è il solo luogo che consentirebbe la soluzione dei problemi demografici e ambientali della madrepatria. Quindi l’effetto sarebbe stabilizzante, perché la Cina ha già fatto la scelta in favore del sistema tecnoscientifico e quindi necessita dell’esistenza di un Europa sufficientemente prospera per acquistare i prodotti cinesi. I due argomenti futuristici evocati dagli articoli di ‘Nòva24’ fanno capire quanto può essere massimalizzata questa prospettiva: il futuro sarebbe sempre più prevedibile e governabile, per i grandi poteri statali, di cui quello cinese sarebbe dominante, che potrebbero offrire alla gente comune una riduzione della conflittualità, in cambio di una riduzione della libertà dei singoli e dei popoli.

(S) Non funzionerà, stai sereno! Non ha funzionato la pax romana, non hanno funzionato l’impero cristiano di Costantino, la pax sinica dei Ming, il Califfato, quello vero, l’impero britannico, la pax atomica russo-americana. Niente funziona, niente può funzionare contro la radice individualistica dell’uomo. Al massimo si realizza un coagulo di interessi: il clan, la tribù, raramente e solo in parte la nazione, ma il coagulo è sempre contro un nemico, c’è bisogno di un nemico per governare, altrimenti è anarchia.

(C) Che però i cinesi stiano costruendo città, per ora spopolate, in Africa, me lo conferma Sergio, appena tornato da Conakry, Guinea, che la viste dal vero. Vuol dire che c’è un progetto globale. Se lo sanno prima che gli abitanti locali non ci andranno, lo scopo evidente è quello di preparare il terreno ad una futura presenza massiccia di immigrati di diverso livello culturale e sociale. Tutte le colonizzazioni, dall’antica Grecia ai Padri Pellegrini hanno cercato pane e libertà, non diversamente dagli emigranti di ieri e di oggi; ma la colonizzazione in qualche modo preordinata dallo Stato ha molte più pretese e molti più mezzi di condizionamento. Per questo, quando vedo la direzione che stanno prendendo la scienza e la tecnica, in particolare l’informatica, non posso non preoccuparmi. Chi può mettere insieme la forza della tecnologia, quella della finanza, quella demografica e una consolidata accondiscendenza al volere dei capi politici può disporre di una forza di penetrazione formidabile. Ma ammesso che questo stabilizzi l’Africa e ne contenga la tendenza emigrativa, come ci potrà salvare? Non diventeremo il boccone successivo? Tra vent’anni celebreremo il ramadan o il capodanno cinese? O saremo un isola assediata?

(O) Mi viene in mente una storiella, non una barzelletta perché non fa ridere, in cui un alieno dice all’altro: “Sono stato in vacanza sulla Terra”. “Quel pianeta dove si parla quasi solo il cinese?”. “Sì, Tranne negli USA, dove si parla lo spagnolo”. Questo per dire forse certi popoli e certe culture possono avere una maggiore forza identitaria se mantengono la volontà di non rinunciarvi. Io spero che sarà così anche per l’Europa, anche se i nostri nipoti, spagnoli compresi, avranno l’inglese come lingua veicolare e l’italiano ridotto a dialetto familiare”.

(C) Onirio! Anche tu, il sognatore, contaminato dal pessimismo. Messo in mezzo tra il conformista e il sognatore, entrambi pessimisti, devo fare il diffusore di speranze, proprio io che avevo iniziato il discorso con una preoccupazione sulla natura della ragione contemporanea, ancor più grave di quelle politiche? Lo faccio allora con una citazione di Stephen Hawking, uno scienziato non certo sospetto di debolezze religiose: “La maggior parte degli scienziati è stata troppo occupata nello sviluppo di nuove teorie che descrivono che cosa sia l’universo per porsi la domanda: perché?”. E questa frase compare come motto in esergo proprio a quella pagina di ‘Nòva24’ dove compaiono gli articoli che hanno suscitato le mie preoccupazioni. Finché ci saranno persone che sapranno chiedere ‘perché’ di qualsiasi cosa, dal senso dell’universo al più piccolo comportamento di un bambino, o più ancora della sua maestra o del poliziotto del quartiere, ci sarà speranza.

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