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Attualità

BELFORTE/1 INSIEME PER IL CASTELLO

OVIDIO CAZZOLA - 17/04/2015

belforte90L’importanza dei Convegni sta certamente nei contributi che i relatori e chi interviene danno al tema trattato. Ma soprattutto nella sostanza di quanto è condiviso. Per Belforte era genericamente scontata la sua rilevanza storica fondata soprattutto, forse, sulla presenza di Federico Barbarossa il 4 e 5 ottobre 1164 testimoniata dai decreti emessi in tale data dal Borgo di Belforte. E la rilevanza monumentale espressa dall’edificio seicentesco interrotto che ancora domina il paesaggio circostante.

Ma ancora era necessario meglio approfondire il suo ruolo nei secoli passati, il suo rapporto con il Seprio, con Varese e la sua posizione strategica sulla valle dell’Olona alla convergenza con il corso del Vellone, posizione di controllo anche sul percorso per Como. Barbarossa è qui vittorioso: Como è sconfitta, Milano è stata rasa al suolo. Fino alla battaglia di Legnano del 1176 non ha nemici in gado di compromettere la sua supremazia.

Non sono state ancora individuate la localizzazione e l’estensione del campo fortificato. Gli interventi edilizi recenti che hanno realizzato un complesso di case economiche e il nuovo Centro parrocchiale non sono stati accompagnati da prescrizioni di salvaguardia archeologica. Di interesse notevole ma non ancora approfondito è il percorso sotterraneo esplorato alcuni anni fa.

La relazione fatta da Alfredo Lucioni, studioso medioevale, ha posto in evidenza l’importanza di Belforte negli anni ’60 del Duecento. Testimoniata dagli atti notarili redatti in Belforte anziché in Varese. In un tempo che viene definito come ‘tempore Belforte’

Daniele Cassinelli dell’Assessorato comunale alla Cultura ha trattato dell’età moderna, dal Seicento ai primi del Novecento e ha formulato nuove ipotesi sui tempi e sulla committenza dell’ala seicentesca realizzata e recentemente protetta da una nuova copertura.

La restauratrice Valeria Villa ha presentato la ‘novità’ sconosciuta di un affresco religioso che conferma la presenza precedente all’edificio seicentesco di una Cappella inglobata nel nuovo progetto di palazzo signorile.

Carlo Massironi della Fondazione Comunitaria del Varesotto ha considerato il problema del finanziamento delle opere necessarie.

Carlo Mazza presidente di Italia Nostra ha sostenuto l’importanza dell’impegno che dobbiamo affrontare.

Nel pomeriggio Marco Tamborini in rappresentanza dell’Istituto Italiano dei Castelli ha proposto un destino rispettoso e di conservazione del Castello come parco archeologico, valorizzandone la presenza anche ambientale e il riuso delle parti accessibili con destinazione museale. Ha presentato diverse esperienze realizzate in altri Paesi europei e ha ricordato la vicenda per la conservazione della torre di Velate.

Con Paola Fedeli ho proposto un progressivo, urgente avvio di un intervento di tutela dell’edificio. Un primo intervento improcrastinabile consiste nel mettere in sicurezza le strutture per la necessaria protezione delle persone, per evitare la possibilità di nuovi crolli. Premessa che si è ritenuto necessario sottolineare è la disponibilità dell’intero edificio, oggi ancora frazionato anche se in parte più estesa già di proprietà comunale.

Si è parlato di esproprio delle porzioni ancora di competenza privata. In mancanza di una cessione gratuita al Comune da parte dei privati, dovrebbero essere loro notificate con urgenza ordinanze di messa in sicurezza immediata delle porzioni di edificio di loro competenza. Naturalmente il progetto di tutela dell’esistente dovrebbe riguardare tutto il complesso edificato, proponendo alla Soprintendenza un progetto organico degli interventi proposti.

Un secondo livello di intervento riguarda il ripristino delle coperture la cui caduta è responsabile dei crolli avvenuti. Si tratta di una spesa di rilievo che deve essere comunque avviata per parti non diversamente tutelabili.

Un terzo livello da valutare con attenzione critica e secondo le modalità che ogni restauro deve rispettare, riguarda le parziali reintegrazioni murarie necessarie.

Arturo Bortoluzzi ha evidenziato il ritardo con cui ci stiamo muovendo. Altri interventi hanno arricchito le riflessioni fatte e dimostrato l’attenzione condivisa per questo nostro bene. Il Convegno è stato coordinato al mattino dal professor Giuseppe Armocida. Al pomeriggio dalla dottoressa Monica Abbiati della Regione.

È stata sottolineata la rilevanza ambientale e paesistica di questa nostra presenza storica. L’opportunità di immergerla finalmente in un parco di accesso pubblico quando l’edificio sarà messo in sicurezza. Superando la sua condizione attuale circondata da un’offensiva foresta di rovi. Creando finalmente un luogo che rispetta la nostra storia, la vicenda di tutti quelli che sono vissuti qui, una presenza ricca di avvenimenti e di relazioni.

Credo che il Convegno abbia, un anno dopo l’incontro richiesto dalle Associazioni culturali varesine con il Sindaco, alcuni Assessori e Responsabili comunali, posto finalmente le premesse per l’avvio di iniziative concrete e di salvaguardia del Castello. In una Città che desidera rispettare i suoi valori, la sua ricchezza che il passato ci trasmette, non può essere diversamente.

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