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Cultura

SCUOLA, DEFAULT ITALIANO

LIVIO GHIRINGHELLI - 17/04/2015

banco800Si parla da tempo e con sempre maggiore insistenza di informatizzare la scuola in relazione alle odierne esigenze. Già nel 1988 Giovanni Galloni, ministro della Pubblica Istruzione, invitava a tenere nel debito conto la rivoluzione informatica in corso e Luigi Berlinguer successivamente esaltava il binomio libro e tastiera. Nell’anno 2000 Amato, presidente del Consiglio, constatava che solo un terzo dei ragazzi italiani tra i 15 e i 17 anni possedeva e utilizzava abitualmente un pc. Sotto il governo Berlusconi la ministra della Pi Letizia Moratti nel 2001 intendeva modernizzare la scuola all’insegna del trinomio Internet, inglese, impresa. Si garantiva che entro il 2004 uno studente su due avrebbe avuto a disposizione un PC.

Purtroppo a distanza di tempo si constata che solo il 20% delle aule nelle scuole è connesso al Web, che il 18,5 % dei plessi non è connesso a Internet; le lavagne interattive multimediali ammontano appena a 69.813 e nelle classi si registrano appena 13.650 tablet per uso individuale. Da questa situazione discende l’urgenza di un potenziamento veramente significativo e indifferibile di questi strumenti indispensabili ai fini della didattica e delle nuove possibilità della comunicazione.

Per quanto riguarda gli impegni degli operatori della scuola si lamentano per abitudine larghi casi di disaffezione, inadeguatezza, impreparazione culturale e professionale, facendo comodamente d’ogni erba un fascio, a prescindere dalla facile constatazione dei casi ben più numerosi e diffusi di docenti dediti con passione a questo prezioso servizio, aggiornati, pedagogicamente e didatticamente agguerriti, disponibili, oltre il tradizionale orario cosiddetto di cattedra, ad assumere oneri multipli nella prospettiva della preparazione delle lezioni, della correzione degli elaborati, del funzionamento degli organi collegiali, delle varie forme di intesa collaborativa, di tutte le iniziative, che a livello culturale e di contesto economico-sociale, si propongono per svecchiare le mentalità, per non dire pregiudizi e incrostazioni.

Tra i docenti della scuola elementare in Europa gli italiani sono quelli che trascorrono più ore in classe (22 settimanali rispetto a una media Ue di 19,6), 18 ore i docenti delle medie superiori rispetto a una media di 16,3. Nella scuola primaria gli stipendi dall’inizio alla fine della carriera denunciano uno spread, comparativamente, di 10.000 euro. Nella sfera pubblica destinata all’istruzione siamo superati da Repubblica ceca, Slovacchia, Ungheria, Romania.

 In un documento della Fondazione Agnelli si denuncia che con la terapia d’urto per chiudere definitivamente le graduatorie d’assunzione a esaurimento si possono avere effetti molto negativi sulla scuola ai fini della qualità, con ostacolo al rinnovamento per molti anni a venire. Per matematica in molte regioni, a partire dalla Lombardia, non si reperisce un numero sufficiente di assumendi (le graduatorie sono già esaurite in nove province). E l’OCSE rileva le maggiori sofferenze proprio nelle materie scientifiche se non si vogliono aggiungere i cattivi risultati anche in italiano. L’assunzione di maestri e professori lontano da dove il lavoro servirebbe indurrebbe a una rilevante mobilità sperequativa.

Il mutato contesto socio-economico e la difficoltà nel creare in generale posti di lavoro, specialmente in alcuni settori privilegiati dalla tradizione, hanno determinato quest’anno al momento delle iscrizioni alle scuole superiori mutamenti non trascurabili nell’orientamento delle famiglie e loro scelte conseguenti. In Italia le iscrizioni on line chiuse il 15 febbraio hanno fatto rilevare un decremento per quelle concernenti il Liceo classico, ritenuto la scuola formativa e d’élite per eccellenza in ragione dell’impianto più organico (5,5% rispetto al precedente 6,1%; in provincia di Varese 2,9%). In netta ripresa il Liceo scientifico grazie anche alla rimodulazione in due indirizzi: supera il 24,5%, in provincia l’11% del totale delle iscrizioni. Il Linguistico doppia il Classico (10%), in provincia col liceo delle Scienze umane – 1256 iscrizioni – raggiunge quasi il 15% delle scelte.

In complesso gli iscritti al sistema liceale da noi sono 3.738 pari al 42,4%, mentre l’affluenza agli indirizzi dell’area tecnica e professionale ascende al 57,6%. Nell’ambito degli Istituti tecnici in deciso incremento la percentuale nazionale supera il 30% con maggior gradimento per il settore tecnologico rispetto a quello economico. Da noi si attesta sul 31,6% degli iscritti; gli indirizzi tecnologici più richiesti sono Informatica e Telecomunicazioni; invece Costruzioni, ambiente e territorio (ex geometri) fanno registrare il minimo storico, in relazione alla grave crisi che affligge l’edilizia. In ulteriore contrazione risultano le iscrizioni nell’area professionale (quasi dimezzate le richieste in Italia, 17% della torta; in provincia ci si attesta sull’11,5%), superate però dall’affluenza ai Centri di formazione professionale. Nell’area professionale privilegiato in provincia è il settore gastronomico (339 iscritti) rispetto ai 214 degli addetti ai servizi socio-sanitari e ai 122 dell’indirizzo di manutenzione e assistenza tecnica.

Se ci riferiamo all’ambito universitario è nota dolente che in Italia agli Atenei pubblici sia destinato un terzo di quanto erogato in Germania e in Francia. È consolante comunque che più di un terzo delle somme stanziate per il 2014 sia stato distribuito in base a criteri di merito. Devono diventare luoghi ove esaltare la creatività e l’autonomia rispetto agli eccessi di burocrazia. Una buona programmazione però si può concepire solo su base triennale. Purtroppo dai dottorati casalinghi si ha l’impressione che in molti casi si sia passati a dottorati all’ingrosso. Ed è nota diffusa che le giovani leve facciano rilevare un’insufficiente attenzione al livello linguistico. Molti testi non aiutano a individuare ciò che è essenziale e a rifletterci.

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