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Storia

CARESTIA E MANCANZA DI FEDE

FERNANDO COVA - 30/04/2015

Ambrogio Lorenzetti, Allegoria del cattivo governo, Siena Palazzo Pubblico

Ambrogio Lorenzetti, Allegoria del cattivo governo, Siena Palazzo Pubblico

Giovanni Battista Segni, considerato il “massimo trattatista della fame” ( copyright Camporesi), nacque a Bologna nel 1550 dove fu canonico regolare della chiesa di san Salvatore.

Studioso di filosofia e teologia divenne priore di Santa Maria delle Grazie di Fornò tra il 1595 e il 1597, di seguito priore a Bologna, Lucca, Urbino ove fu lettore nel duomo, Orvieto e Ferrara, dove morì nel 1610. Fu autore di diversi libri di carattere religioso.

Prendendo spunto dalla grande carestia emiliana, particolarmente bolognese, iniziata nel 1590 e protattasi per sette anni scrisse il Discorso sopra la carestia, e fame pubblicato a Ferrara presso Benedetto Mamarello nel 1591 a cui seguirono altre edizioni fino al 1605.

Dal volume G.B. Segni, Trattato sopra la carestia e fame, sue cause, accidenti, provisioni e reggimenti varie moltiplicazioni e sorte di pane. Discorsi filosofici, Bologna Gio. Rossi, 1602

ove esamina le cause terrestri e celesti della fame, ho estratto questo passo:

Oimé che se vogliamo discorrere per tutti gli stati delli uomini, tutti gli ritrovaremo degni di questa falce [la fame] perché tutti hanno voltate le spalle a Dio e si sono dati in preda di questo mondo fallace …

Gli prencipi si vogliono equiparare a Dio; gli giudici hanno bandita la giustizia dal loro tribunali; gli dottori non consegliano più il giusto; gli avvocati sono pieni d’inganni; gli notari falsi e mendaci; gli mercanti ladri; gli artegiani pergiuri; gli soldati assassini; gli padri scorreti, gli figliuoli sentine de vizi; gli padroni crudeli; gli servi pieni di fraude; gli ricchi avari; gli poveri senza fede; gli mariti disleali; le mogli senza legittimo amore; gli laici biastemmatori; gli religiosi dissoluti; et finalmente cerca e ricerca tutta questa nostra Italia, non vi rittroverai altro che abbominazioni: è smarrita la fede civile e la cristiana. La civile, perché non si osservano più promesse, né patti tra gli uomini. La cristiana, perché non ci è timor di Dio, non reverenza a i santi, non devozione alle cose sacre. Il culto di Dio, così interiore come esteriore, è quasi ridotto a nulla. La religione é fatta favola delle genti. La giustizia si amministra solo contra gli poveri, e gli potenti, che meritano mille fuochi e mille ceppi, se ne passano impuniti: gli tradimenti abbondano; gli odij non si lasciano passare, i buoni si opprimono, i ribaldi si essaltano. In somma, la superbia nostra, di tutti, è tale che più non riconoscemo Dio; si va a gala nella lussuria, l’avarizia tiene il suo scettro per tutto; perciò non è maraviglia se Cristo tiene’ nella sua vindice destra la falce acuta, perché non può né vuole più comportare tanta confusione. Tuttavia, o Italia, Cristo ha la falce in mano, non l’ha deposta ancora, non è finita la tua fame per ora. Chi é sì cieco che non veda, chi è sì scemo che non consideri che l’anno da venire per forza sarà carestioso et forsi del presente assai peggiore, poiché gran parte delle terre non si sono seminate, i poveri agricoltori si hanno magnate le sementi, molti hanno abbandonati i campi, ne son morti di disaggio assai, i grassatori hanno in molti luochi rivolti i seminati, rubbati e magnati gli animali, cacciati i coltivatori o impeditili almeno dal lavorare.

E se non si procede come si deve contra di loro, se ne farà maggior numero ogni giorno, se bene sin’ora ve ne sono gli esserciti, e assediando i stati saranno predatori similmente di quelle poche biade che nasceranno…

Da questa lettura si possono trovare, purtroppo, molte analogie con la situazione attuale.

Nell’ambito di Expo Milano 2015 si dovranno dare risposte concrete per risolvere della fame nel mondo, avvalendosi di progetti strutturati su nuove tecnologie di sviluppo, nuove idee, confortati da un più sensibile intervento dei paesi più ricchi di potenzialità economiche e innovazioni tecnologiche.

Si auspica che questa grande opportunità sia pienamente sfruttata, non come una “ parata propagandistica”, ma come primo passo comune per risolvere l’esigenza vitale del cibo del mondo.

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