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Divagando

PRONTO SOCCORSO SEMPRE MALATO

AMBROGIO VAGHI - 22/05/2015

prontosoccorsoAnnunci, indicazioni generiche, promesse… Per la soluzione dei tanti problemi del Pronto Soccorso di Varese siamo alle solite. Abbiamo avuto un’altra visita del top della sanità lombarda con alla testa l’assessore Mario Mantovani per la presentazione a tutti i primari ospedalieri del “verbo” dei saggi voluti dal Presidente Roberto Maroni al fine di rianimare il sempre sofferente Pronto Soccorso. Ancora parole parole parole anche se organizzate in 12 “comandamenti” abbelliti (?) da indicazioni incomprensibili ai più… short track, bed manager, discharge room. Insomma bisogna sapere l’inglese e saperlo bene. Non come nella didascalia apparsa in prima pagina del più diffuso quotidiano varesino dove il “Bed manager” è diventato” Bad manager”, cioè… cattivo manager. Clamoroso errore di… stumpa o dimostrazione che anche un giornalista finisce in difficoltà con certi termini stranieri?

Non è la prima volta che l’assessore Mantovani si cimenta coi drammi del Pronto Soccorso. Ricordiamo quel mattino in cui si presentò in Ospedale non annunciato e, inorridito dalla situazione della storica barellaia, pronunciò poche parole: “Una vergogna da cancellare”. Dopo poco tempo pervennero le prime promesse: in cento giorni tutto sarà a posto. Singoli, sporadici e frammentari interventi quelli realizzati tra i tanti annunciati. Insufficienti per la loro disorganicità. Nessun miglioramento venne registrato per le prolungate degenze al P.S. nonostante medici e gran parte dell’apparato dell’Ospedale varesino si fossero affannati e si affannino a dare il meglio di sé cercando tutti i miglioramenti possibili.

Nel novembre scorso venne con clamore lanciato un piano, come sempre “rivoluzionario”, che lasciò le cose come prima, sopratutto per la mancanza di mezzi a disposizione. Le proteste per le gravi insufficienze del nostro Ospedale ebbero finalmente un’eco anche in Consiglio Comunale. Tanto che a febbraio per arginare la montante indignazione il sindaco Fontana portò a Varese il Presidente della Regione Maroni, col suo vice, appunto il Mantovani deus ex machina della sanità lombarda. Ottima occasione per sfoggiare il “ghe pensi mì” di Maroni e dimostrare l’efficienza leghista. Abbondanza di annunci: entro tre mesi si attiveranno dieci posti letto della terapia intensiva (quelli inattivi da anni, con tutte le strumentazioni ancora imballate, fatto clamorosamente denunciato da Daniele Marantelli); verranno separati i pazienti gravi dagli altri; verranno aperti quaranta posti letto per sub acuti nei reparti ora deserti del vecchio Ospedale di Circolo. Una importante valvola di sfogo a conferma dell’ insufficiente numero di letti programmati e attuati a suo tempo per il nuovo Ospedale. Il tutto accompagnato da una proposta apparentemente di supporto ma certamente umiliante per i manager varesini: la nomina di una commissione per la verifica di come si lavora al Pronto Soccorso di Varese indicandone le “cure”. Una squadra di esperti di AREU (Agenzia Regionale Emergenza Urgenza, che gestisce il 118 ), cinque “saggi”, praticamente di pari grado dei supportati, per giudicare il top dell’Ospedale varesino con un responso da rilasciare entro un mese!

Termine pressoché rispettato. Ed ecco ora i conclamati risultati. Inutile qui l’esame specifico dei singoli “comandamenti”, alcuni talmente semplici dal rasentare l’ovvietà. Indicazioni tutte per alleggerire l’impegno del Pronto soccorso e velocizzarne la permanenza: trattare in ambulatori diversi i pazienti non da “pronto soccorso” ampliando anche gli orari di apertura; indirizzare direttamente ai reparti specialistici i pazienti provenienti da altre strutture ospedaliere evitando il transito nel P.S.; individuare già all’arrivo lo specialista occorrente inviando subito i pazienti direttamente in alcuni specifici reparti; avere disponibile un radiologo in permanenza anche notturna; istituire una sala di breve transito per i pazienti in uscita, dimessi o diretti ad altre strutture sanitarie.

Più complesse da realizzare appaiono le revisioni organizzative. Tutte da studiare con prevedibili tempi lunghi dovendosi coinvolgere intensivisti e traumatologi. Sarà così per la presa immediata in carico del paziente da parte dello specialista, fin dal momento in cui viene affermata la necessità del ricovero in reparto. Un giochino per rendere lo specialista diretto responsabile della disponibilità del posto letto? Uno scaricabarile? Ma per questo dovrebbe anche essere nominato ed entrare in funzione il citato Bed Manager (mi raccomando… non Bad Manager), il responsabile della gestione posti letto! Dovrà impedire “il rallentamento delle accoglienze nei reparti”. Come? Chi? Una figura interna, medico o anche infermiere. Tutto da definire e tutti vorrebbero capire.

Le questioni organizzative si affronteranno gradualmente, così è detto e scritto, nei prossimi mesi. Pure rinviata “entro la fine del 2015″ la definizione dei promessi trenta posti letto per l’alleggerimento delle degenze ordinarie nei reparti e da collocare nei padiglioni, ora vuoti, del vecchio Ospedale di Circolo. Occorrerà “una condivisione intra aziendale dei criteri di accesso a quei letti” (cioè… mettere d’accordo manager e medici), letti che dovrebbero avere una gestione esternalizzata (leggasi: dati in appalto a privati) per tutto quanto non è assistenza sanitaria. Si dice per almeno tre anni, od eventualmente cinque, per chi vede all’orizzonte un buon guadagno. Un bel pasticcio se si tiene conto che in quei letti ci staranno delle persone, sofferenti e bisognose di tutto. Nel frattempo dovremo ancora vederne di brutte al nostro Pronto Soccorso ed indignarci, per questi dirigenti incapaci ed inconcludenti che approfittano della pazienza dei varesini.

Una considerazione finale colta dalla relazione dei “saggi”: i problemi di gestione del Pronto Soccorso di Varese non sarebbero per dimensioni, accesso delle utenze ed altro, diversi da quelli di altre strutture ospedaliere analoghe lombarde. Le quali, evidentemente, funzionano meglio e dalle quali i saggi hanno mutuato gran parte delle loro proposte.

È chiaro che qui non intendiamo gettare la croce sulle spalle di medici, infermieri, personale paramedico ed ausiliario tutto, i quali hanno sempre profuso impegno di lavoro e proposte tese a migliorare il servizio loro affidato. Per le responsabilità del mal funzionamento del P.S. deve essere chiamato in causa tutto il gruppo dirigente, tutti i top manager (tra l’altro ben remunerati) che la Regione manda spesso a Varese pur mancando dei necessari titoli e preparazione.

Un grande uomo di scienza in passato amava dichiarare che “…soltanto i geni creano, mentre le persone intelligenti copiano”.

Ma a Varese certi top manager della sanità hanno dimostrato e dimostrano di non saper neppure copiare.

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