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In Confidenza

VIE DELLA RICONCILIAZIONE

Don ERMINIO VILLA - 12/06/2015

Spesso si sente molta gente dire di essere “in crisi”. E la crisi diventa un alibi per fare i nostri comodi, per scansare i problemi che chiedono il nostro impegno, per non lasciarci rubare troppo la vita dagli altri. Ma in ultima analisi la crisi è un alibi per non fare la fatica di amare! Eppure lo sappiamo che “si vive per amare e si ama per vivere: nell’amore sta il segreto della vita, nella vita la forza dell’amore” (Primo Mazzolari).

Convertirsi, infatti, significa uscire dalla “mia crisi” per considerare prioritario il bisogno degli altri. Fare così è duro, perché dobbiamo de-centrarci, uscire da noi stessi. Però questo è quanto ci chiede Gesù: “Chi vuol venire dietro di me rinneghi se stesso…”.

Ogni giorno, anzi ogni ora ci è chiesto di sostituire il male che c’è in noi con il bene, e ci è data la possibilità di scegliere tra il bene e il male, la vita e la morte, il peccato e la grazia, la condanna e la redenzione.

Il sacramento della riconciliazione come i gesti di rappacificazione sono il momento culminante dello sforzo di conversione che accompagna tutta la nostra vita. I modi per riconciliarsi con Dio sono molti e diversificati. Prendiamo in considerazione i saggi suggerimenti di San Giovanni Crisostomo, che ne indica cinque:

Primo: la condanna dei propri peccati. Si legge in Isaia 43,25-26: “Confessa per primo il tuo peccato e sarai giustificato”. Questo è sufficiente al Signore per la tua liberazione. E se riconosci e poi condanni le tue colpe, sarai più cauto nel ricadervi. Questa è un’ottima via di remissione.

Secondo: non ricordare le colpe dei nemici, dominare l’ira, perdonare coloro che ci hanno offeso. Così avremo il perdono delle offese da noi fatte al Signore: “Se voi perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche voi” (Matteo 6,14).

Terzo: la preghiera fervorosa e ben fatta, che proviene dall’intimo del cuore è via sicura di purificazione.

Quarto: l’elemosina ha un valore molto grande.

Quinto: se uno si comporta con temperanza e umiltà, distruggerà alla radice i suoi peccati con non minore efficacia dei mezzi ricordati sopra. Ne è testimone il pubblicano, che non era in grado di ricordare opere buone, ma al loro posto offrì l’umile riconoscimento delle sue colpe e così si liberò del grave fardello che aveva sulla coscienza.

Non stare dunque senza far nulla, anzi ogni giorno cerca di avanzare per tutte queste vie, perché sono facili, né puoi addurre la tua povertà per esimertene. Quand’anche ti trovassi a vivere in miseria piuttosto grave, potrai sempre deporre l’ira, praticare l’umiltà, pregare continuamente e riprovare i peccati, e la povertà non ti sarà di intralcio. Ma neppure in quella via di perdono in cui è prevista la distribuzione del denaro, cioè l’elemosina, la povertà è di impedimento. Lo dimostra la vedova che offrì nel tempio i due spiccioli…

Avendo imparato il modo di guarire le nostre ferite, adoperiamo questi rimedi. Riacquistata poi la vera sanità, godremo della fiducia della sacra mensa e con grande gioia andremo incontro a Cristo, re della gloria, e conquisteremo per sempre i beni eterni per la sua grazia, misericordia e bontà.

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