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Pensare il Futuro

LE TRUPPE DEL PAPA

MARIO AGOSTINELLI - 26/06/2015

francescoA parte la battuta di Stalin su quante truppe disponesse il Papa, questa volta a proposito dell’enciclica “Laudato Sì”, uno splendido documento di evidente tratto secolare, bisogna farne conto. Perché il linguaggio di Francesco non è soltanto assertivo, ma è – si potrebbe dire – una chiamata alle armi per salvare il pianeta.

Argomento di tale priorità da far dire che occorra un “nuovo inizio” e da richiamare la metafora dell’Arca di Noè: nemmeno l’uomo si salva se non si salva il pianeta e la situazione è così grave da costituire una autentica sfida.

Mi soffermerò su un commento sui contenuti al prossimo post. Qui voglio esaminare la strategia messa in campo da questo papa così profetico, innovativo e capace di coinvolgere, i suoi oppositori, le sue “truppe”.

È evidentemente contrastato in una presa di posizione così senza mezze misure. Già la violazione dell’embargo sulla “Laudato si’, postata sulla rete tre giorni prima della pubblicazione da parte di Sandro Magister per l’Espresso, dice quali potenti interessi economici fossero messi in discussione dall’enciclica. L’ostilità è iniziata ancora nella fase della sua gestazione, quando i movimenti dell’America latina, dell’India, dell’Africa erano chiamati a consulto da Bergoglio in Vaticano e l’uscita commentata serviva a depotenziare il messaggio papale.

John Vidal e Suzanne Goldenberg su The Guardian elencano le opposizioni in particolare negli Stati Uniti.

John Boehner, leader repubblicano del Congresso, e Rick Santorum, candidato alla presidenza, sono cattolici dichiarati e negazionisti sul clima e non hanno tardato ad esprimersi contro. Stephen Moore, un economista cattolico, definisce Francesco “un autentico disastro, parte di un movimento radicale verde anticristiano e anti progresso”. “Il papa dovrebbe fare il suo mestiere” ha affermato James Inhofe, il capo della commissione ambiente al Senato Americano. I Creativisti della chiesa evangelica hanno scritto una lettera in cui prendono le distanze dall’asserzione che gli effetti sul clima dipendano dall’uomo. L’American Petroleum Institute, una lobby potentissima ha controbattuto che “l’uso del carbone aiuta i poveri a migliorare le loro condizioni”. La debolezza di questi avversari è quella di stare tutti nelle lobby sotto accusa o nella destra conservatrice.

Ma il Papa ha molti dalla sua ed una strategia che mette in campo sapientemente un miliardo e duecentomila fedeli. L’enciclica, redatta in cinque lingue, è giunta a cinquemila vescovi e cita nel testo le posizioni di sostegno di ben quattro conferenze episcopali del sud del mondo.

Avrà il suo impatto pubblico massimo nell’incontro a Settembre con Obama e nell’intervento al Congresso USA e all’assemblea generale dell’ONU. L’ambizione è quella di pesare sul convegno mondiale sul clima a dicembre a Parigi (Cop 21).

Intanto, sostengono l’enciclica il cardinale ganese Peter Turkson, presidente della commissione vaticana Giustizia e pace, l’Arcivescovo del Perù Pedro Barreto Jimeno, il cardinale honduregno Oscar Maradiaga, Neil Thorns, autorevolissimo esponente della diplomazia vaticana e il preside dell’università cattolica di Buenos Aires Agosta Scarel. Si stanno muovendo autorevolissimi scienziati e nessuno si nasconde che Bank Ki Moon, il presidente ONU e i presidenti della Fao e dell’UNPPC hanno espresso apprezzamenti entusiastici. Perfino lo speaker repubblicano John Boehner, un cattolico praticante e dichiarato, dà per vinta la partita per Francesco, perché ogni parrocchia e ogni scuola ne parlerà.

A proposito… cosa ne è del dibattito in Italia e delle reazioni della politica che, nell’Enciclica, si definisce “non all’altezza della sfida?”. Tutto tace o si continua a parlare d’altro?

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