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Spettacoli

CANZONI IN VACANZA

MANIGLIO BOTTI - 31/07/2015

Lelio Luttazzi ai microfoni di Hit Parade

Lelio Luttazzi ai microfoni di Hit Parade

Sarà un caso, ma non sempre accade che le canzoni pensate e studiate per caratterizzare l’estate – anche le cosiddette canzoni tormentone – poi centrino l’obiettivo. Le canzoni cadono, si diffondono. Alcune restano e altre se ne vanno… Con le dovute famose eccezioni, naturalmente: ciò è accaduto con “Un’estate al mare” di Giuni Russo o con “L’estate sta finendo” dei Righeira. In questo caso estate e canzonetta sono state un tutt’uno. Per non dire della più famosa di tutte “Sapore di sale”. E anche per più di un anno.

Ma riandando al passato, cioè al periodo degli anni Sessanta, quello che più dovrebbe fare testo per determinare l’inevitabile simbiosi – l’estate è il momento della vacanza e del rilassamento che maggiormente si sposa o si dovrebbe sposare con la superficialità e, talvolta, con la banalità di una canzonetta – si fanno scoperte interessanti. E la sagra, nonostante tutto, si ripete oggi, dopo mezzo secolo, sulle spiagge dell’Adriatico, dove a furor di popolo (un po’ attempatello, in verità) i dj replicano il tempo che fu. Senza entrare tanto nei particolari…

 Ed eccoci agli esempi. Nel 1963 un capolavoro indiscusso della canzone di mare, “Abbronzatissima”, cantata da Edoardo Vianello, raggiunse per una sola volta la vetta della classifica. E non durante il periodo estivo ma a metà del mese di settembre, quando ormai la vacanza stava declinando. Anzi, era già svanita.

Nello stesso anno una canzone top dell’estate – o presunta tale –, la citata “Sapore di sale”, scritta e cantata da Gino Paoli, una canzone divenuta così importante e nota tanto da essere indicata come titolo di trasmissioni televisive di revival e di film gradevoli e leggeri, in nessuna settimana, almeno allora, raggiunse il vertice della Hit Parade, conseguendo al massimo un secondo posto.

Rimanendo al 1963 – un anno importante come tutti quelli “centrali” dei Sessanta – l’estate fu contrassegnata da altri titoli: “If I had a hammer” di Trini Lopez e la cover italiana “Datemi un martello” cantata da Rita Pavone; “Geronimo” degli Shadows; “Maria Elena” degli Indios Tabajaras; “Quelli della mia età” (che in Francia era uscita nell’ottobre dell’anno precedente) nelle due versioni di Françoise Hardy e di Catherine Spaak.

Non sono notizie di invenzione e di vago ricordo, ovviamente, ma dati desunti da un libriccino prezioso: “25 anni di Hit Parade in Italia” redatto tempo fa per gli Oscar Mondadori da Dario Salvatori, un vero specialista della canzonetta italiana, un personaggio per altro bene scelto e portato dinanzi al grande pubblico da Renzo Arbore (altro grande esperto), spesso chiamato in Tv, il Salvatori, a dare pareri in proposito, e noto soprattutto per le giacche dai colori sgargianti e i cravattini da cowboy.

La ricerca è stata faticosa, impegnativa ed è un peccato che il volumetto non abbia avuto ristampe e seguiti editoriali. Per comporlo Dario Salvatori ha consultato i più diffusi giornali di canzonette – tra gli altri il Musichiere, Teletutto, Tv-Sorrisi e Canzoni, Ciao Amici, Giovani, Ciaobig –, s’è basato sulle ricerche di noti istituti di indagine (la Doxa) e ha anche riascoltato le edizioni che, dal 1967, furono parte di una nota trasmissione radiofonica, Vetrina di Hit Parade, condotta da un incomparabile Lelio Luttazzi. Una trasmissione che fu al centro dell’interesse di una generazione: la nostra.

Il libro di Salvatori non è soltanto una sequenza di notizie illuminanti. È una specie di vangelo per chi si occupa di canzonette. Quando per esempio la Rai cercò in qualche modo di monopolizzare il connubio tra estate e canzonetta con una trasmissione “Un disco per l’estate”, a partire dalla primavera del 1964, come si diceva, non sempre – almeno dal punto di vista delle classifiche nella Hit Parade – raggiunse il proposito. Il Disco per l’estate fu vinto da “Sei diventata nera” dei Marcellos Ferial. Ma nel 1964, la canzone ufficiale e per antonomasia dell’estate fu “In ginocchio da te”, di Gianni Morandi (la canzone era stata presentata dal cantante di Monghidoro al Cantagiro, altra manifestazione monopolizzante), rimasta in sella addirittura per diciassette settimane. E agli inizi del mese di luglio la prima in classifica era “Cin cin” di Richard Anthony.

Le cose non andarono meglio nel 1965, quando il Disco per l’estate fu vinto da Orietta Berti con “Tu sei quello” o nel 1966 con il successo di “Prima c’eri tu” di Fred Bongusto. Il quale Bongusto, però, aveva messo il suo sigillo sulle canzonette vacanziere due anni prima (1964) con la famosa “Una rotonda sul mare” (presente in classifica ma non in vetta).

 Solo per gli appassionati, infine, ricordiamo che – nel 1965 – fu Mina con “Un anno d’amore” ad avvicinarsi al record dell’anno prima di Gianni Morandi (sedici settimane a guidare la classifica: dal 20 marzo al 2 luglio); poi fu la volta di “Ciao ciao” di Petula Clark, di “Il Mondo” di Jimmy Fontana (che arrivava dal Disco per l’estate, dove aveva ben figurato), di “Lui” di Rita Pavone e di “Quello sbagliato” di Bobby Solo. Il Cantagiro e il Festivalbar centravano meglio la canzone dell’estate e i gusti dei giovani di quella stagione fortunata, aprendo la strada a futuribili CocaCola Summer Festival…

Il problema, ora, è riconoscere e prevedere che fra mezzo secolo le canzoni di oggi saranno riascoltate, oggetto di revival di un’epoca felice: nel 2065 o nel 2070, chissà.

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