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Sport

LETTERE DA PARIGI

ETTORE PAGANI - 31/07/2015

nibaliLettere da Parigi “par avion” sembra siano state imbucate proprio alla Torre “Eiffel” ma, invece della rituale immagine della grandiosa opera dell’ingegnere francese, pare si sia trattato proprio di lettere.

L’una pare sia stata a firma di Vincenzo Nibali indirizzata al campione e pur sempre amico, Alberto Contador. Riprendeva il tema di cui in questa sede s’era già parlato al termine della vittoriosa cavalcata dello spagnolo al Giro d’Italia.

La De Stefano aveva posto a Contador la domanda su chi ritenesse più forte tra Nibali ed Aru. La risposta, si ricorderà, dello spagnolo fu a favore di Aru forse – ipotizzando – anche dettata dalla presenza al fianco di Contador del “tamburino sardo” e dall’assenza di Nibali. Quest’ultimo nella lettera pare si sia limitato ad un semplice calcolo matematico che si riassume in questi termini.

“Caro Alberto se sei del parere che Aru sia migliore di me poiché Fabio è stato da te battuto al Giro d’Italia ed io ho battuto te al Tour de France significa che il più forte dei tre sono io… un abbraccio e salutoni in famiglia”.

La seconda lettera anche questa piuttosto spiccia si dice sia stata pure spedita da Vincenzo Nibali ed indirizzata al peggior manager esistente – in fatto non solo di tecnica ma anche di rapporti umani – quello dell’Astana al Tour con un nome che nella sua stranezza sembra fatto apposta per ricalcare l’originalità dell’individuo!

“Sarà non difficile ma sicuramente impossibile” – pare dicesse lo scritto – “che permanendo la sua presenza all’Astana si confermi anche la mia. Le assicuro che non sentirò la sua mancanza. Al Tour non ho fatto quello che speravo ma almeno ho cercato di riparare. Nonostante la sua vergognosa e ridicola presa di posizione nei miei confronti desidero ricordare però che al Giro d’Italia una Astana stratosferica non è riuscita a fermare Contador sostanzialmente isolato stante il minimo apporto della sua squadra. Al Tour l’Astana, che al Giro era apparsa fortissima, mi ha lasciato per strada appena ha potuto. Un sincero non arrivederci”.

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