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Lettere

UNA NASCITA SU CUI RIFLETTERE

- 17/08/2015

La giornata ferragostana di quest’anno, già di per sé uggiosa per il clima quasi autunnale, è stata resa ulteriormente triste – per la mia sensibilità di pediatra – dalla notizia rimbalzata più volte sui teleschermi, del piccolo nato a Milano dalla “coppia dell’acido”  e subito separato dalla mamma.

Se da un lato questa nascita, avvenuta poco dopo la mezzanotte sembrerebbe sotto la materna protezione di Maria nel giorno a Lei dedicato, dall’altro appare funestata dall’intervento insensibile dell’uomo che allontana “subito” una fragile e inerme creatura da quel seno materno cui, in maniera tanto bella e naturale,  lei vorrebbe protendere.

Chissà se coloro che hanno preso questa decisione hanno sentito parlare dell’ “attaccamento” e dell’importante relazione che si forma con la madre già da subito….senza interruzione…..?

Senz’altro gli psicologi che hanno espresso il loro parere conoscono i “disturbi dell’attaccamento” e i diversi quadri clinici che ne conseguono, ma, secondo la mia opinione, hanno preferito paradossalmente pensare alla “tutela del neonato”……ma….mi sono chiesta, non è una ulteriore condanna per entrambi ?

Lungi da me l’idea di difendere la  mamma per ciò che  così freddamente ha compiuto, ma almeno minimamente esprimere un parere a suo favore  in questo suo ruolo materno….e con lei a difesa del piccolo, il cui cordone ombelicale è stato reciso davvero da poco.

Riflettiamo un attimo, a poche ore dal parto, su come stia psicofisicamente questa persona: per nove mesi ha “sentito” crescere gradualmente in grembo la sua creatura, che a sua volta ha “ascoltato” la sua voce, i suoi suoni, convissuto con i suoi profumi, umori, tensioni….ma anche paure, angosce per il futuro di entrambi…..perché condurre una gravidanza in carcere non è sempre così confortevole….poi drasticamente più nulla per entrambi.

Deprivata anche delle endorfine gravidiche ( gli ormoni del benessere )  cadute a picco dopo il parto, la povera mamma indubbiamente colpevole di azioni ignominiose, vivrà una serie di frustrazioni pesanti e difficili da gestire.

Ma il neonato? Non ha neppure il diritto al colostro ( il primo preziosissimo latte materno ! ) perché il suo inascoltato vagito è altrove….ma anche perché la mamma provata e stressata non avrà neppure la montata lattea….( glielo auguro onde evitare un’altra sofferenza).

E’ vero, mi si potrebbe obiettare, che si cresce bene anche con il latte artificiale…..ma in questo caso – stando alle informazioni dei media – nessun tentativo per la somministrazione del latte materno è stato messo in atto, vista la drastica separazione.

Auguriamoci che il neonato, di cui sappiamo solo il peso natale, possa crescere sano fisicamente e psichicamente: per ottenere ciò  si prenda con avvedutezza e rapidità una decisione  circa i suoi prossimi nonché attuali giorni di vita.

Se si deciderà per un’adozione, che sia subito….in modo che l’attaccamento avvenga al più presto con una figura materna che lo sappia amare oltre che accudire.

Altrettanto rapida la decisione se fosse per un affido protratto, con un adeguato supporto nei confronti della mamma biologica.

Infine se si deciderà per un luogo protetto per mamma e bambino, attentamente sorvegliati ( scelta da me condivisa ), non facciamoli troppo attendere per il primo vero abbraccio !! Il neonato non ha nessuna colpa di essere venuto al mondo, ha un solo importante e impellente bisogno che si chiama affetto.

La madre….chissà…. forse, se adeguatamente sostenuta, riuscirà ad espiare il male commesso? A noi non compete nessuno giudizio. E’ solo una speranza che lei riesca, speranza che parte dal suo piccolino, dal suo pianto incompreso, da una voce in questo momento ascoltata solo per le necessità primarie, non per quelle profonde….che ogni mamma conosce e segnala sempre. La maternità, così come ha trasformato il suo corpo, potrebbe trasformare anche la sua anima, il suo sentire e far sì che la sua vita buia e confusa venga illuminata da un raggio di luce che l’aiuti a riscattare i suoi errori. A lei  non solo parole di condanna, ma anche di sostegno, di umana e profonda comprensione, affinché possa “rialzarsi “.

Queste righe sono mie riflessioni che nascono da una vita vissuta tra bambini felici e non : questi ultimi con problemi familiari spesso di abbandono, li ho conosciuti e seguiti presso Enti e Istituzioni che hanno offerto loro senz’altro competenze in ogni campo, protezione ecc. ecc. ma a me hanno spesso lasciato l’amarezza legata a una carenza importante, quella affettiva. Il loro pianto chissà quante “cose” avrà voluto esprimere…….quelle cose e sensazioni che solo una mamma sa cogliere. Una mamma quando c’è. Nel nostro caso c’è. Non si tratta di abbandono, ma di separazione, imposta dalla fredda legge.

Per il bene di questa diade madre-bambino speriamo che dall’alto Qualcuno illumini le menti per una scelta non penalizzante. Forse il viso della mamma potrà allora essere illuminato dal sorriso riflesso nello sguardo del suo piccolino.

ANNA MARIA  BOTTELLI

 

 

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