Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Urbi et Orbi

IL SÌ DI ABRAMO

PAOLO CREMONESI - 11/09/2015

Abramo. Il sacrificio di Isacco, Caravaggio, Galleria degli Uffizi, 1594-1596

Abramo. Il sacrificio di Isacco, Caravaggio, Galleria degli Uffizi, 1594-1596

Il Meeting di Rimini quest’anno ha voluto mettere al centro della settimana di incontri la figura di Abramo. Lo ha fatto con una mostra a cura del direttore degli “Estudios Biblicos” Ignazio Carbajosa, visitata ogni giorno da centinaia di giovani e con un dialogo tra il responsabile di Cl Julian Carron ed il professore ebreo Joseph Weiler. A moderare, in stile talk show tv, il neopresidente della Rai Monica Maggioni.

È stata una scelta coraggiosa. Solo a prima vista un po’ intellettuale; con l’andare dei giorni infatti si è capito quale fosse il proposito degli organizzatori.

“Tutta la storia di tutto il mondo – ha scritto don Luigi Giussani – diventa chiara in un filone che parte da un uomo della Mesopotamia, Abramo. Dio lo ha scelto per farsi conoscere dagli uomini che navigavano in una dimenticanza totale o in una affermazione della totalità secondo la propria misura”.

Proprio come oggi, Dio chiama Abramo, sino allora politeista, a una missione. Il suo intervento risveglia l’io del patriarca biblico. Non con un comando, ma con una alleanza. E all’età di settantacinque anni (altro che rottamatori!) Abramo si fida e parte.

Una chiamata all’io in un mondo frammentato e disperso. La figura di Abramo segna l’inizio di questo “dramma’” che si snoderà in altri fatti misteriosi eppure carichi di promessa. Come la visita dei tre viaggiatori alle Querce di Mamre o la disumana richiesta del sacrificio di Isacco. Dramma della nostra quotidianità dove il continuo svolgersi di fatti all’apparenza incomprensibili chiede alla coscienza il risvegliarsi di un io.

Il Meeting di Rimini mi è tornato in mente qualche giorno fa accompagnando una figlia a visitare la deliziosa città toscana di Cortona. Ospiti di un convento di monache cistercensi, come spesso accade nell’esperienza claustrale (ma per fortuna non in tutte) le suore sono sempre di meno e sempre più anziane. Nel nostro caso sono rimaste in sette.

Da buon intellettuale del XXI secolo mi domandavo che senso avesse tenere in vita tutto ciò: la fatica di mantenere grandi strutture religiose, il vivere isolate in un mondo dove tutto sembra dire il contrario. Sino a quando una mattina (all’ora in cui più o meno mi sveglio a Roma per il lavoro) ho ascoltato, nel silenzio che circondava il borgo, il canto dell’ufficio delle letture che precede le lodi. Le monache parlavano con Dio e Dio con loro. “La preghiera dei ‘pazzi per Cristo’ – osservava il teologo Olivier Clement – permette all’energia divina di entrare nel mondo e di svolgervi il suo compito”. E un vescovo egiziano del IV secolo scriveva ai suoi monaci: “L’universo è salvo grazie alle vostre preghiere. Per le vostre suppliche la pioggia discende sulla terra, la terra si copre di erba, gli alberi di frutti”.

Abramo, l’unico uomo che citiamo in entrambe le preghiere del mattino e della sera, il Benedictus e il Magnificat, osò mercanteggiare con Dio, tanta era la sua familiarità con il Mistero. Ottenne che Sodoma non fosse distrutta se solo vi si trovassero dieci uomini giusti. Così non avvenne. Forse oggi, in questo tremendo momento storico, i cristiani sono chiamati a fornire quei ‘giusti’ che allora mancarono. Partendo ancora una volta dal sì di Abramo

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login