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Pensare il Futuro

INFINITAMENTE/1 NUOVA IMMAGINE DEL MONDO

MARIO AGOSTINELLI - 24/09/2015

 

L’ignoranza da parte della politica e l’assenza di un programma educativo per le nuove generazioni, impedisce di cogliere come le conquiste della rivoluzione scientifica del Novecento – tuttora in corso – condizionino le relazioni e la vita sociale. Sabato 19 settembre al Sacro Monte si è tenuto un incontro sul tema: l’uomo tra l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande. Le relazioni sono state di grande interesse e suggestione e qui provo a dare una sintesi non tanto del convegno, (i relatori erano di assoluta levatura), quanto delle implicazioni che stanno alla base delle loro ricerche, Ne esce una nuova immagine del mondo che dovremmo metabolizzare e una maggiore padronanza del futuro che ci aspetta.

La materia non è continua, ma è fatta di particelle singole tutte eguali, di taglia finita, caratterizzate da stati energetici quantizzati. Siamo fatti della stessa sostanza del mare e delle stelle. Almeno a livello microscopico (come osserva la quantistica) e nello spazio-tempo (come deduce la relatività), un fenomeno può descriversi perfino come copresenza di diverso e contrario. Esiste solo la velocità di un oggetto rispetto ad un altro, tranne che nel caso della luce, che possiede la massima velocità possibile nell’universo (circa 300 000 Km/sec). I concetti di massa e energia si fondono e quel che si conserva è la loro somma. Il nostro universo è finito eppure illimitato, mentre avrebbe una origine nella dimensione temporale: il Big Bang.

Per un osservatore a riposo sul suolo terrestre, il tempo passa più velocemente in altitudine e più lentamente in basso, verso il livello del mare; un oggetto si contrae nella direzione del suo moto al crescere della sua velocità; se si viaggia ad alte velocità il tempo, misurato da un osservatore a riposo, passa più lentamente. Per questi motivi ogni sistema GPS montato sulla nostra auto, comunicando con satelliti collocati in alta quota e oggetti terrestri in moto relativo, funziona solo correggendo automaticamente i dati ricevuti sulla base della teoria della relatività.

Ancora: per una particella non si può determinare esattamente e contemporaneamente la posizione e la velocità e nemmeno l’energia e il tempo. La mancanza di determinismo a scala molto piccola è intrinseca alla natura e le misure osservate sono frutto di una interazione: tra un’interazione e l’altra non sappiamo cosa esista. La descrizione dei fenomeni è solo probabilistica e la misura dei parametri che li caratterizzano è sempre influenzata dall’osservatore. L’osservazione contribuisce a “creare” la realtà che percepiamo, che non è detto che corrisponda all’effettività del mondo fisico che ci circonda.

Siamo, come si vede, assolutamente distanti dai concetti che Newton aveva codificato per i secoli scorsi, con uno spazio e un tempo “veri”, in cui i corpi occupano posizioni vere, si muovono di moti veri, anche se l’uomo percepisce e misura solo posizioni e moti relativi. Siamo addirittura in un mondo invisibile ai nostri sensi, eppure rispondente alle osservazioni degli strumenti d’avanguardia. Tra il bizzarro e l’inquietante dobbiamo abituarci non solo a usare telefonini e Intenet, ma a capire cosa ci sta sotto. L’enciclica Laudato Sì – e questo è estremamente interessante – ragiona con l’approccio che ho sintetizzato poco sopra. Forse anche per questo è così innovativa e crea speranze rispetto alla banale discussione a cui ci costringe la politica quotidiana.

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