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Opinioni

LA CITTÀ IN UN GIARDINO

DANIELE ZANZI - 02/10/2015

Tramonto dalla strada del forte di Orino

Tramonto dalla strada del forte di Orino

Consiglio a tutti i varesini di salire al Campo dei Fiori, alle cinque panchine che guardano giù all’inizio del sentiero che conduce al forte di Orino. Da lì quando il cielo è terso – e lo è spesso – si può dominare tutta Varese e apprezzarne la bellezza e le caratteristiche.

Non si vedrà una città con edifici e case, ma alberi, boschi e prati con frammezzo attività umane. Una peculiarità unica, questa. Una città per fortuna con spazi ancora dilatati e orizzonti che si aprono verso i laghi, i monti e finiscono in lontananza nella metropoli. Varese ha un territorio di 60 Kmq. e una popolazione di 82.000 abitanti; Milano si estende per 180 kmq. – tre volte Varese – ma ha una popolazione di venticinque trenta volte superiore. Questa estensione negli spazi e nel verde è la nostra caratteristica, questa la nostra ricchezza; questo si deve a tutti i costi mantenere. Come?

Con una visione di città che sappia progettare il proprio futuro e la propria vocazione nei prossimi vent’ anni. Visione e non singoli progetti o programmi fini a se stessi di cui saremo sommersi nei mesi a venire; tutti condivisibili, tutti così monotonamente uguali, tutti costosi e irrealizzabili; buoni per una campagna elettorale trita e ritrita; la gran parte rimarranno lì sulla carta e nelle promesse perché schegge e tasselli avulsi da un piano e un futuro. Varese è così ridotta perché non si sono avute le capacità, il coraggio, la forza di guardare lontano, di darle un destino e una vocazione. Mai, o raramente, si è trovato lo spirito di un lavoro per il bene comune. Chi governava, comandava e basta; chi si opponeva spesso lo faceva perché riteneva che bisognasse opporsi a prescindere.

Il Consiglio Comunale sembra aver dimenticato quello che dovrebbe essere il suo ruolo e cioè, come dice il nome stesso, quello di “consigliare”. Cosa? Il bene comune della città e non la propria parte o una propria visione parziale e partigiana di città. Varese città del turismo, Varese città industriale, del commercio, Varese città giardino? C’ è da chiedersi: ma dove sono finiti questi appellativi? o meglio ancora: ma sono davvero realmente esistite queste peculiarità? Oppure, come spesso accade quando ci si guarda nostalgicamente indietro, si deve ammettere che si tende a idealizzare una nomea mai realmente esistita sul territorio e nei fatti.

Varese2030: mi piacerebbe iniziare a ragionare su quella che sarà la nostra città tra quindici anni quando i nostri figli e i nostri giovani saranno uomini e donne e si troveranno a vivere probabilmente, se si continua così, in uno di quei luoghi anonimi, degradati e senza anima che una società miope e consumistica, che vive nello spazio di un amen o di un mandato elettorale, ci sta imponendo.

Senza una visione non possono esistere programmi; questi ultimi trovano la loro concretezza e fattibilità solo in quanto tasselli integrati e finalizzati ad una visione.

 Quale visione per Varese?

“La città in un giardino”: fare di Varese metaforicamente un giardino partendo dall’ esistente, da quello che si vede guardando giù dalla nostra montagna. Varese può e deve divenire nel futuro un’eccellenza ambientale, un luogo dove sia bello far vivere i nostri figli e i nostri nipoti.

Visionario? Forse, accetto il complimento perché senza alti progetti ed idee non si va lontani; si finisce, se va bene, ad accontentarsi di un masterplan, di un parcheggio sotterraneo, di una land del turismo inesistente,di una ruota panoramica natalizia, di una sagra dell’ alborella o del taglio inaugurale di qualche aiuoletta o zona pedonale. Si finisce col vivere per l’ oggi e non per il futuro; con l’ accettare il compromesso per sopravvivere e non essere capaci di amministrare in autonomia il bene comune.

“La città in un giardino” vuol essere anzitutto una visione urbanistica dove proporre un nuovo piano di governo del territorio che imponga standard urbanistici e di verde consone alla nostra realtà di città dilatata, con costruzioni sì, ma rigorosamente annegate nel verde e negli alberi e vieti lo sfruttamento di ogni metro quadro di superficie lorda edificabile. Una città che si mantenga dilatata e sappia raccordarsi con i Comuni vicini in una continuità di verde e giardini; una città che lasci spazio anche agli incolti e ai prati perché lì è la biodiversità.

Una città dove i parchi privati, l’ autentico nostro “oro verde”, abbiano finalmente strumenti pubblici (fiscali e tecnici) che ne incentivino la tutela e il mantenimento perché costituiscono di fatto il nostro paesaggio che è un bene di tutti.

Una città dove viabilità e mezzi di trasporto siano a misura di ambiente e non di macchina; dove la cultura sia anche cultura ambientale e sia capace di organizzare in modo permanente eventi,manifestazioni e convegni e non si fermi alle sagre di strapaese.

Una città, che facendo squadra con il territorio circostante, sappia vivere anche di turismo ambientale con itinerari, percorsi attrezzati per ciclisti e escursionisti

Una visione dunque; i programmi saranno poi la conseguenza diretta.

Abbiamo bisogno di visionari!

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