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Cultura

“IL MIO TIBET”

CARLO MEAZZA - 16/10/2015

 

Il Tibet con la sua gente, le sue montagne, i suoi laghi, le sue pianure e la sua cultura è, a tutti gli effetti, controllato completamente dalla Cina. Volere bene al Tibet è come volere bene a un amico che si sa essere malato seriamente.

Non esiste in Tibet un vero e proprio regime poliziesco come quello che esisteva nei paesi dell’est dell’Europa prima del crollo del muro di Berlino, ma il controllo e le iniziative della Cina su quella regione sono più efficaci e subdoli. Stanno distruggendo quel paese con il consumismo e con quella che loro chiamano “modernizzazione del Tibet”.

Non si hanno molte notizie di quello che succede in quel grande e affascinante paese a nord della catena himalajana. Anche in occasione del recente disastroso terremoto di aprile, che ha messo in ginocchio il Nepal, del Tibet si è saputo quasi nulla. E a parte queste tragici fatti poco si conosce della sua vita quotidiana.

Nei viaggi da me fatti ho cercato di raccontare momenti di vita di tutti giorni della sua gente fotografandola nelle strade, nelle case, nelle scuole e nei monasteri. Ho fatto fotografie anche del suo splendido paesaggio fatto di montagne altissime e maestose, pianure sterminate, laghi azzurri fino al campo base dell’Everest. Tutte queste cose sono per la cultura tibetana sacre e con questo spirito i tibetani vivono il loro rapporto quotidiano con la natura.

Vicino al campo base dell’Everest ho fatto una fotografia di un monaco che prega con alle spalle appunto la grande montagna, nel villaggio di Chukung a 5400 metri sul mare. In questo villaggio che dista pochi chilometri dal campo base e che ogni anno in primavera e in autunno viene popolato da molte spedizioni alpinistiche internazionali, esiste un monastero di monache buddiste che vive lì tutto l’anno, anche di inverno quando le temperature scendono anche ai 40 gradi sotto zero.

Non è questa una cosa strana per quelle popolazioni, per loro è così da sempre e il rapporto quotidiano con una natura anche difficile e coi ritmi delle stagioni fa parte con normalità della loro vita. La cultura buddista che è al fondo di questa concezione filosofica-spirituale e fa essere i tibetani in pace con se stessi e il mondo e in contatto con un aldilà misterioso, è ciò che permette loro di sopportare, e forse ignorare, le centinaia di variopinte e a volte chiassose persone che ogni anno arrivano per salire sulla loro montagna sacra.

Così riescono a sopportare e a ignorare, per quel che possono, anche i cinesi che comandano su di loro. Quando i cinesi hanno distrutto gli antichi quartieri ai piedi del Potala nella capitale Lhasa per fare una piazza, i tibetani hanno risposto con la loro innata ironia dicendo che quella piazza andava bene perché servirà a contenere la moltitudine di gente che si radunerà per salutare il Dalai Lama, al suo ritorno, quando si riaffaccerà dopo 66 anni dalle finestre del Potala… Grande e amara speranza per i tibetani ai quali é perfino proibito e pericoloso avere immagini del loro amato leader religioso esule in India.

La scelta del bianco e nero è solo frutto di un gusto personale, molte delle fotografie esposte nella mostra sono ricavate da diapositive a colori, altre da negativo in bianco e nero. Per questo portano i segni di questi passaggi tecnici, segni del tempo prima della rivoluzione digitale. Il grande Fosco Maraini che ho avuto la fortuna di conoscere qualche anno prima che se ne andasse disse, paragonando le mie fotografie sul Tibet a quelle che lui aveva fatto negli anni Trenta, che dalle mie era scomparso il sorriso dai volti della gente. Purtroppo questo è vero per molti tibetani come molti nomadi costretti a vivere in riserve e a rinunciare al loro antico modo di vivere e di essere, quello di muoversi per pianure e valli con le loro famiglie e con i loro animali.

Mostra fotografica di Carlo Meazza “Gente del Tibet”
Spazio 53 – Visual Imaging, piazza Duomo 53 – Voghera (PV)
Fino al 6 novembre 2015: da martedì a sabato dalle dieci a mezzogiorno e il pomeriggio dalle quattro alle sette. La domenica e il lunedì su appuntamento. Ingresso libero. www.spazio53.com. Info: 335 6356357
Alcune immagini, messe a disposizione dell’autore, potranno essere acquistate; l’intero ricavato sarà donato all’Unicef pro Nepal
 
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