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In Confidenza

PERIFERIE ESISTENZIALI

Don ERMINIO VILLA - 23/10/2015

periferieTutti i membri della Chiesa oggi sono chiamati ad uscire da sé stessi per andare nelle periferie esistenziali. «Andate in tutto il mondo» fu l’ultima parola che Gesù rivolse ai suoi e che continua a rivolgere oggi a tutti noi (cfr Mc 16,15).

C’è un’umanità intera che aspetta: persone che hanno perduto ogni speranza, famiglie in difficoltà, bambini abbandonati, giovani ai quali è precluso ogni futuro, ammalati e vecchi abbandonati, ricchi sazi di beni e con il vuoto nel cuore, uomini e donne in cerca del senso della vita, assetati di divino…

E’ sbagliato ripiegarsi su se stessi, come lasciarsi asfissiare dalle piccole beghe di casa, rimanendo prigionieri dei nostri problemi. Questi si risolveranno se andremo fuori ad aiutare gli altri a risolvere i loro problemi e ad annunciare la buona novella. Si trova la vita dando la vita, la speranza dando speranza, l’amore amando.

Mettiamo in conto (quest’anno e anche dopo che saranno concluse tutte le iniziative eccezionali) gesti concreti di accoglienza dei rifugiati, di vicinanza ai poveri, di creatività nella catechesi, nell’annuncio del Vangelo, nell’iniziazione alla vita di preghiera.

Per far questo forse sarà necessario lo snellimento delle strutture, il riutilizzo delle grandi case in favore di opere più rispondenti alle attuali esigenze dell’evangelizzazione e della carità, l’adeguamento delle opere ai nuovi bisogni…

Ogni forma di vita consacrata si interroghi su quello che Dio e l’umanità di oggi domandano.

I monasteri e i gruppi di orientamento contemplativo sarebbe bello che si incontrino tra di loro, oppure si colleghino nei modi più differenti per scambiarsi le esperienze sulla vita di preghiera, su come crescere nella comunione con tutta la Chiesa, su come sostenere i cristiani perseguitati, su come accogliere e accompagnare quanti sono in ricerca di una vita spirituale più intensa o hanno bisogno di un sostegno morale o materiale.

Lo stesso possono fare gli Istituti caritativi, dediti all’insegnamento, alla promozione della cultura, quelli che si lanciano nell’annuncio del Vangelo o che svolgono particolari ministeri pastorali, gli Istituti secolari nella loro capillare presenza nelle strutture sociali.

La fantasia dello Spirito ha generato modi di vita e opere così diversi che non possiamo facilmente catalogarli o inserirli in schemi prefabbricati.

Nessuno tuttavia in questo Anno dovrebbe sottrarsi ad una seria verifica sulla propria presenza nella vita della Chiesa e sul modo di rispondere alle continue e nuove domande che si levano attorno a noi, al grido dei poveri.

Più viviamo il comandamento dell’amore e più, da veri consacrati, continueremo la missione di Gesù crocifisso di attrarre tutti gli uomini a Dio, come un solo gregge sotto un solo pastore. Saremo in questo modo “fari di speranza” per tanti che navigano nel mare della vita senza più orientamenti.

Soltanto in questa attenzione ai bisogni del mondo e nella docilità agli impulsi dello Spirito, quest’Anno della Vita Consacrata diventa un autentico kairòs, un tempo di Dio ricco di grazie e di trasformazione.

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