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Editoriale

SUCCEDE

don ERNESTO MANDELLI - 30/10/2015

povertàLo incontro nel corridoio, accompagnato dalla sorella sempre fedelmente accanto. Seduto su una sedia a rotelle, mi guarda e mi saluta. Osservo e resto impietrito; diabetico gli hanno amputato entrambi le gambe. Avverte il mio disagio, si avvicina e puntando l’indice in alto dice: “Mi fido di lui”. Mi domando a che punto è la mia fede

Sotto i portici a chiedere l’elemosina una giovane donna con il suo bimbo in braccio. La gente passa, guarda con indifferenza, alcuni con sospetto, altri brontolando, qualcuno lascia una moneta. Una bambina le porta il suo orsacchiotto, la madre la guarda negli occhi, ringrazia e sorride. Fin che ci sono bambini, c’è sempre speranza.

Quella sera per la cena non c’era nulla per i suoi bambini. La pesca del padre non era stata fortunata. La madre disperata, corre alla capanna del missionario. Torna a casa contenta, le patate basteranno a riempire quelle bocche. Ma dopo un po’ torna dal missionario con il volto triste. “Tu mi hai dato le patate e sei felice, ma io che cosa posso fare per te per essere anch’io felice ?” . È proprio vero: “C’è più gioia nel dare che nel ricevere” (Atti 20, 35).

A centinaia sbarcano sulle coste, gente disperata. I giornali raccontano le loro storie di miseria e di fame, fuggono dalle guerre. La traversata è spesso un dramma. Battelli di fortuna, le persone stipate all’inverosimile. Barche che si rovesciano, donne e bambini vite distrutte. Le comunità della costa, gente dal cuore antico, in molti modi si prodigano per accogliere ed assistere. Il mare li ha abituati ad attendere e sperare, anche le loro barche a volte non tornavano. Radici di umanità e di fede vera.

Accompagnato dal padre, Andrea lascia il paese e va in città: c’è la fiera, tante cose da vedere. Si incamminano verso il centro, la piazza principale. Là trovano molta gente radunata, stanno ad ascoltare un personaggio venuto a parlare. Il padre gli spiega che si tratta di un comizio. Ad Andrea certe espressioni suonano male: “Questa è terra nostra, tornino ai loro paesi, inquinano la nostra cultura”. Comprese subito che si parlava dei migranti. Alla mente gli tornarono i racconti del nonno, che da giovane fu costretto a lasciare il paese per cercare lavoro all’estero; storie di difficoltà quotidiane e di sofferenze. Una espressione in particolare lo turba: “Noi difendiamo le nostre tradizioni cristiane”. Ma nella Bibbia letta in famiglia c’è scritto: “Il Signore protegge lo straniero, egli sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie degli empi” (S.146, 9).

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