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Attualità

DEMOLITI I GRADONI, NON LA MEMORIA

VINCENZO CIARAFFA - 30/10/2015

gradoniA proposito di lavori demolitori/ricostruttivi, in Campania si usa dire che «Chi fraveca e sfraveca nun perde maje tiempo», che grosso modo si può tradurre così: «Costruire e poi demolire non è mai una perdita di tempo». Nel senso che da questo tipo di operazione v’è sempre qualcheduno che ne ricava qualcosa e non necessariamente per sé o, peggio, per censurabili scopi. Nel caso che andiamo a trattare, poi, il ricavo è unicamente ad appannaggio della aziende costruttrici.

All’inizio del mese di ottobre è partita la demolizione di parte dei gradoni di Piazza della Repubblica a Varese, quelli situati dal lato del centro commerciale: costo stimato dei lavori 237.000 euro, quelli stimabili in termini naturalistici, invece, sono stati l’eradicazione e il trasferimento altrove delle piante del luogo. Confessiamo, magari con infantile sprovvedutezza, che non siamo del tutto certi di aver capito il perché di cotanti lavori che, secondo gli amministratori, dovrebbero assicurare una maggior sicurezza all’intera area. Forse andrebbe chiarito che la sicurezza e l’ordine pubblico di un territorio possono essere sì condizionati dalla sua morfologia ma questa non è mai stata la causa originante dell’attività malavitosa, le cattive leggi, la demagogia e l’incuria amministrativa certamente sì. Infatti, i tanti recessi del Gennargentu e dell’Aspromonte certamente agevolano rispettivamente la latitanza di banditi e appartenenti alla ‘ndrangheta, ma sono le condizioni politiche e sociali del posto a farli nascere e prosperare.

Se oggi è in atto l’invasione pacifica e disordinata del nostro Paese da parte di torme di disgraziati provenienti dall’Africa, dall’Asia e dal Medio Oriente, è perché chi ha governato l’Italia negli ultimi venti anni, nonostante le numerose avvisaglie, se n’è impippato di elaborare una passabile strategia di accoglimento e/o di legittimo contenimento, magari andando a negoziare con i Paesi originatori del fenomeno. Un tentativo in questo senso, bisogna pur dirlo, fu fatto con Maroni Ministro degli Interni. Per il resto è dal 1945 che l’Italia non ha più un’autonoma politica estera, se non quando si mette a traino dell’Unione Europea o degli Stati Uniti.

Adesso che tutti si ricordano della sicurezza della città giardino, forse qualche fischio dovrebbe trapassare i timpani di chi l’ha governata, unitamente a Provincia e Regione, negli ultimi anni. Come dire che le ronde padane, la polizia padana e la sicurezza padana sono andate a finire tutte col sedere per terra negli annuali tiri alla fune sul Ticino. Coltivano, dunque, un’illusione coloro che oggi pensano di poter sbiancare la coscienza e, nel contempo, obnubilare i ricordi dei cittadini sulla scarsamente garantita sicurezza con qualche rimaneggiamento parziale e intempestivo di Piazza della Repubblica. In prossimità delle elezioni ovviamente. D’altronde, se la sicurezza sociale di una comunità fosse soltanto una questione di spazi lineari città come Bari e Roma, con i loro decumani e le lunghe litoranee, sarebbero i posti più sicuri del mondo.

Ritornando a Varese, a Piazza delle Repubblica, pare di capire che esista un master plan di riqualificazione dell’intera area, comprendente anche il recupero della caserma Garibaldi. Immaginiamo che un tale piano preveda l’omogeneizzazione e l’allacciamento dei sotto servizi, il che potrebbe significare che tra qualche anno si dovrà scavare di nuovo nell’area oggi in rifacimento. E questo non sarebbe proprio da virtuosi della spending review.

Diciamoci la verità, lo scopo della rivisitazione parziale della principale piazza varesina non è tanto quello di farla ritornare uno spazio vivibile perché lo era anche prima, quanto tentare di eliminare per vie indirette le aree di bivacco e spaccio di quegli extracomunitari che con le loro losche imprese suscitano la paura e le proteste dei cittadini. Ma non vorremmo continuare a “sparare” sulla Croce Rossa ricordando, anche in questa sede, che gli illeciti comportamenti degli immigrati non vengono adeguatamente perseguiti dal governo in carica, oltre che per demagogia, anche perché non esiste un’opposizione che seriamente lo talloni sullo scottante problema. E coloro che governano sia la Lombardia, sia Varese, sono opposizione in Parlamento dove, evidentemente, non fanno un buon lavoro. A meno che non si vogliano chiamare filibustering quelle piazzate dentro e fuori il Parlamento e la sciocca esibizione di pistoloni nel corso d’interviste televisive. I problemi di Varese in fatto di ordine pubblico, dunque, non si risolvono soltanto con i master plan ma, soprattutto, nelle diverse assise amministrative di Lombardia e in, infine, Parlamento. Se soltanto qualcuno che amministra e/o fa opposizione se ne occupasse seriamente.

Troviamo originale, pertanto, che si voglia “sistemare” Piazza della Repubblica senza affrontare nessuna delle cause che sono alla base del suo degrado umano. Un distaccamento fisso di Polizia Municipale no, vero? Le ronde (istituzionali!) tra le diverse forze di polizia? La famosa maglia di sicurezza? Sì, perché a voler seguire la dichiarata logica alla base dei lavori di Piazza della Repubblica, qualora dei balordi dovessero occupare un stabile abbandonato per organizzarvi losche attività, si dovrà far saltare lo stabile invece di cacciarli con gli strumenti di legge. Invitiamo, pertanto, politici e cittadini a meditare su quest’ultimo punto

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