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Parole

GITE SCOLASTICHE ADDIO

MARGHERITA GIROMINI - 30/10/2015

gitaGita: sostantivo femminile, singolare; breve viaggio di piacere, per diporto; anche escursione, passeggiata. Derivato dal verbo desueto “gire”; andare.

Pertanto, “gita” nel senso di “andata”. Prima domanda: ma la gita scolastica è ancora un breve viaggio di piacere?

La risposta è no, la gita scolastica da tempo non è più un viaggio di piacere, un momento di condivisione di quel tempo sospeso tra l’impegno intellettuale e lo svago, che vede insieme insegnanti e ragazzi. Si andava, si dovrebbe poter “andare”, lontano dall’edificio scolastico per trascorrere ore gradevoli visitando località studiate sui libri, seguendo itinerari artistici o letterari o storici, per realizzare quel rapporto tra teoria ed esperienza che la scuola persegue da sempre senza grandi risultati.

Negli appartenenti alla vecchia generazione persiste il ricordo nostalgico di gite, meglio uscite, con finalità didattiche rigorosamente guidate dai docenti ma corredate anche di momenti piacevoli.

Il professore risultava più umano e simpatico di quanto apparisse in classe, c’era il tempo per formare gruppi e sottogruppi, stringere nuove amicizie, organizzare momenti di libertà che agli occhi di oggi suonerebbero solo blandamente trasgressivi.

Oggi assistiamo ad una caduta vertiginosa dell’istituzione gita. Anzi, al momento attuale sembra che stia per scoccare la sua fine.

L’opinione di numerosi operatori della scuola, dirigenti, insegnanti, e delle famiglie dei ragazzi, nei confronti delle gite scolastiche, va nella direzione di rivedere lo storico punto fermo di ogni fine anno, per lungo tempo il momento più atteso dai ragazzi.

Troppo pericolose, troppo dispendiose. Non vogliamo puntare l’attenzione sulle disgrazie, come i tragici incidenti di Domenico e di Elia, studenti morti in gita a pochi mesi l’uno dall’altro. Questi li consideriamo gravissimi incidenti di percorso la cui responsabilità non può essere addebitata materialmente agli educatori.

Nei fatti invece non pochi studenti in questi ultimi anni hanno detto addio alla gita/viaggio di istruzione. Circa il 60% dei giovani intervistati da Skuola.net, nel 2014 e nel 2015, non è partito in gita scolastica. Secondo i dati più recenti, in prima fila tra i motivi per cui non si parte, c’è la ritrosia dei professori (30%) ad assumersi il grave onere dell’accompagnamento che comporta la gestione di decine di adolescenti in cerca di avventura. Alla base del loro rifiuto, la probabilità di imbattersi in incidenti di vario genere. Nelle notti di soggiorno fuori casa i pericoli a cui si va incontro sono quelli noti: droga, alcol, uscite notturne all’insaputa degli insegnanti, chiamati poi a rispondere della mancata vigilanza dei minori.

Ma tra i motivi dell’addio alle gite, alla rinuncia dei professori si aggiunge la situazione internazionale con i tanti disastri riportati dalla cronaca. Una parte dei ragazzi (20% circa) ha dichiarato che sulla scelta di non partire hanno influito anche la paura del terrorismo internazionale e dell’aereo. Non ultima la questione economica. Lo scorso anno Il 25% non è partito perché la scuola (17%) o la famiglia (9%) non potevano permettersi il costo del viaggio.

E infine arriva la proposta di abolire le gite di istruzione da parte del presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, intervistato sulle pagine di Repubblica. Indicazione che trascina dietro di sé i consensi di tanti altri dirigenti e degli insegnanti.

Soltanto per la ministra Giannini le gite non sono assolutamente in discussione. Sarà forse perché non tocca a lei accompagnare per qualche giorno gruppi di scatenati studenti in libera uscita?

Intanto però, addio mete europee, come Berlino, Praga e Londra.

Resteranno in piedi, forse, le uscite di un solo giorno, al Museo, alla galleria d’arte, alla diga sul fiume, al percorso naturalistico nei boschi, più gestibili perché contenute nel tempo, nei costi e nelle finalità educative.

Consoliamoci. Magari questo ritorno al passato, più sobrio, più accessibile, ci aiuterà ad abituarci agli effetti della declamata “decrescita felice”…

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