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Opinioni

SINDACO/1 PRIMA IL PROGRAMMA, POI L’INTERPRETE

ROBI RONZA - 06/11/2015

Villa Baragiola a Masnago, possibile sede del Museo della Città

Villa Baragiola a Masnago, possibile sede del Museo della Città

Caro direttore, ti ringrazio per avermi invitato a intervenire nel vostro “forum” sul possibile profilo del sindaco di Varese prossimo venturo, ma sono troppo lontano dall’attualità della vita politica della città per potervi intervenire a ragion veduta. Perciò non ho motivo di dire né in modo aperto, né in modo recondito chi potrebbe essere il sindaco migliore fra i vari candidati che si delineano.

Mi limito perciò a dire quali a mio avviso potrebbero essere alcune linee qualificanti del programma di lavoro del prossimo sindaco di Varese chiunque egli sarà.

Tenuto luogo del forte ruolo anche simbolico che ha la carica di sindaco anche nella tradizione istituzionale del nostro Paese, a mio avviso il futuro sindaco dovrebbe in primo luogo porsi come catalizzatore delle energie, reperibili innanzitutto nella società civile, che Varese deve riscoprire se vuole ritrovare la vitalità dei suoi tempi migliori: una vitalità più che mai necessaria per superare le difficoltà del momento.

Non per erudizione ma per riprendere fiato Varese deve in primo luogo riscoprire la propria storia. In tale prospettiva nell’aprile 2012 Robertino Ghiringhelli ed io avevamo proposto al Comune e alle altre istituzioni cittadine pubbliche e private di far nascere a Masnago, nell’ala in abbandono di Villa Baragiola a tal fine opportunamente restaurata, un Museo della Città. Allestito in modo multimediale, il Museo della Città avrebbe dovuto essere il fulcro di una grossa iniziativa di risveglio della memoria popolare di Varese e al suo territorio affinché la capacità d’intrapresa, grazie a cui i varesini e i varesotti di ieri seppero far crescere la città e il suo territorio in condizioni anche ben più difficili quelle di adesso, fossero di esempio e diventassero di stimolo ai varesini e varesotti di oggi.

Si invoca spesso il marketing territoriale come strumento di attrazione degli investimenti sul proprio territorio. Oggi però il primo… “marketing territoriale” che si deve fare è quello verso se stessi, verso i propri figli e verso i propri giovani in genere. Vittima non tanto di veti quanto di inerzie incrociate, e poi della crisi del governo regionale con i suoi contraccolpi in sede varesina, il progetto del Museo della Città venne abbandonato. Penso che varrebbe la pena di riprenderlo perché mi sembra ve ne sia sempre più bisogno. Come acutamente Papa Francesco ebbe ad osservare, l’attuale crisi internazionale (e quindi anche varesina) prima di essere economica è morale. Anche a Varese la gente ha bisogno di riprendere respiro e fiducia. Un Museo della Città così come l’avevamo pensato sarebbe di grande aiuto in tal senso.

Nella medesima prospettiva vedo importante una politica comunale orientata in tutta la misura del possibile a favorire la scuola di qualità, e quindi la libertà d’educazione (che fa bene a tutti, compresa la scuola statale), nonché a stimolare in particolare scuole professionali di qualità, cui la legislazione regionale lombarda apre notevoli spazi e delle quali c’è a Varese una notevole tradizione che merita di venire ripresa. Non so poi di quali e quante risorse il Comune disponga al riguardo, ma se ce ne fossero sarebbe a mio avviso importante usarle per finanziare cattedre e ricerche dell’Università dell’Insubria specificamente orientate al nostro territorio e alla sua tipica vocazione “glocale”.

Occorre poi riprendere in mano la questione del territorio, molto bisognoso di cura dopo lo sviluppo disordinato degli anni ’60 e gli abbandoni seguiti alla crisi degli ultimi anni. A mio avviso nel quadro di qualsiasi dibattito in vista del rinnovo del Piano di governo del territorio, Pgt, il nuovo sindaco farà bene a prendere le mosse da ampie consultazioni adeguatamente aperte a tutti, e in forme tali da renderle davvero accessibili alla gente comune, e non solo a titolari di grandi interessi e rispettivamente a minoranze militanti. Non è tempo sprecato quello che s’impiega in un’autentica consultazione davvero aperta alla gente comune. È solo grazie ad essa che si può giungere a una legittimazione popolare tale da contrastare con efficacia sia grandi interessi con scarsa responsabilità sociale, e sia minoranze militanti che altrimenti possono impunemente autoinvestirsi del ruolo di unici autentici difensori del bene comune. Ci sono già interessanti esperienze in proposito innanzitutto in Svizzera, ma ormai anche in Italia, da prendere ad esempio.

I rimedi alla maldestra riforma delle Province esulano dalle competenze del Comune capoluogo e quindi del suo sindaco. Che Varese sia la città capoluogo del Varesotto è comunque un dato di fatto che nessuna riforma istituzionale può cancellare. Si tratterà caso mai di adempiere a tale funzione in altri modi. Il territorio è un bene scarso, perciò da usare attentamente, e più che mai lo è qui da noi. Nel caso che ci riguarda è una risorsa notevolissima, per non dire straordinaria, anche per la contiguità forse unica in Europa fra due aree a vocazione del tutto diversa ma complementare. Un’area prealpina e lacustre di grande qualità ambientale, quanto mai adatta alla residenza, all’agricoltura di qualità, al turismo motivato (per il quale i due siti Unesco del Sacro Monte e delle palafitte preistoriche dell’Isolino Virginia ecc. sono un magnete inutilizzato di portata mondiale) nonché ad attività di terziario di ultima generazione da una parte; e dall’altra un’area ricca di tradizioni e di attività manifatturiere con al centro nientemeno che un aeroporto intercontinentale.

Tra il silenzio alpestre di un antico villaggio di montagna senza strada come Monteviasco e il rombo dei decolli di un aeroporto intercontinentale come Malpensa c’è da noi un’ora di auto. Non esiste niente di simile in alcun altro luogo della terra. Scegliendo Gavirate come sede nell’emisfero Nord del globo del centro di addestramento del suo Comitato Olimpico, l’Australia ci ha lanciato un segnale di cui finora sembriamo non esserci accorti. Sta a noi trasformare questa rara avis in un fitto stormo di strutture e di imprese orientate al mercato globale.

Prima di essere una stazione passeggeri un aeroporto è appunto un porto. In quanto porto Malpensa ha al riguardo grandissime possibilità di sviluppo: una zona franca ad esso collegata ne diventerebbe un volàno gigantesco. Come scalo di rotte intercontinentali transeuropee dall’Estremo Oriente agli Stati Uniti e viceversa, Malpensa è superflua per l’ordine costituito degli “hub” del nostro continente ma invece interessantissima per il resto del mondo. E così pure come scalo merci dalla regione euro-mediterranea all’America Latina e viceversa. Alleandosi con Gallarate e Busto, Varese dovrebbe mobilitarsi per esigere con forza da Roma, sempre pronta a fare carte false per difendere ciò che resta di Alitalia, il rispetto di questo legittimo interesse del nostro territorio.

La prossimità con la Svizzera è un’altra delle risorse sotto-utilizzate del nostro territorio che soltanto noi possiamo adeguatamente promuovere. La tragicomica vicenda della ferrovia Arcisate-Stabio è lì a dimostrarlo. Ecco un’altra chiave della ripresa di Varese e del Varesotto che il nuovo sindaco del capoluogo dovrebbe esser capace di tenere bene nelle sue mani.

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