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Urbi et Orbi

UN AUTOBUS CHIAMATO DESIDERIO

PAOLO CREMONESI - 06/11/2015

Roma sciopero TPL 14 giugnoNell’annoso duello tra Roma e Milano (ma avendo avuto recentemente l’occasione di trascorrere nel capoluogo lombardo alcuni giorni per via dell’Expo non ho potuto non respirare una diversa e piu civile aria), un ruolo centrale è quello giocato dai trasporti.

Pochi giorni fa una collega di mia moglie è stata violentemente colpita alla testa da un display caduto all’interno di un bus; una turista francese da alcuni pezzi di metallo ‘piovuti’ da una pensilina; una giovane rumena in motorino si è ferita gravemente per colpa di una lamiera staccata da un pullman. È azzardato dire che il Tpl romano cade a pezzi ?

Le notizie dei continui ‘stop’ alla metropolitana (quest’estate per uno sciopero ‘bianco’ dei macchinisti contrari all’introduzione del badge elettronico di controllo, oggi perché le motrici si guastano o deragliano) fanno il giro del paese. E si aggiungono alle inchieste della Procura sugli appalti della municipalizzata Atac che gestisce gran parte degli spostamenti urbani. Intanto i lavori per la terza linea metropolitana (una volta ultimata la più cara al mondo) languono. Mancano soldi.

Andare a lavorare o a studiare nella capitale non è più una certezza. Ci si alza la mattina e non si è sicuri di poter raggiungere la meta. Quasi il dieci per cento dei lavoratori è costretto ad anticipare l’uscita di casa mentre il tragitto medio di andata e ritorno assorbe ormai le due ore.

Secondo uno studio dell’ “Europian Commuter Survey” che ha interrogato cinquemila pendolari in sei città europee, Roma detiene il poco invidiabile primato di città più ‘stressata’. Dalle risposte registrate durante lo studio, il viaggio casa-ufficio-casa provoca ai romani la stessa ansia di un trasloco.

E la situazione almeno nel breve periodo non è destinata a mutare. Uno sguardo ai bilanci di Atac lo conferma: nel 2012 il debito ha superato gli 1, 6 miliardi di euro, + 57 milioni rispetto al 2011, la mancata vendita di beni immobili prevista nell’ esercizio 2012 ha portato a una perdita di possibili introiti per 43 milioni di euro. Infine si è registrato un dimezzamento della liquidità: le disponibilità sono passate da 59,4 a 31,9 milioni di euro. Inevitabilmente anche il bilancio 2014 si è chiuso in perdita: 141 milioni, che, sommati ai 58 già accumulati nel primo semestre 2015 e ai 219 milioni del 2013, hanno di fatto azzerato il patrimonio aziendale, configurando “le condizioni di cui all’articolo 2484 comma 4 del Codice civile”, ovvero lo scioglimento della società per riduzione del capitale al di sotto del limite legale.

Da qui il recente appello dei vertici della municipalizzata a Comune, Regione, Governo.

Ma l’ ennesima ricapitalizzazione di Atac non può essere l’unica soluzione per una gestione caratterizzata da due forti incongruenze: i ricavi derivano solo per il 23,8% da biglietti e abbonamenti mentre il principale fattore dei problemi finanziari dell’azienda è il costo del personale cresciuto a dismisura per una ‘folle’ politica di assunzioni clientelari: 550 milioni nel 2012 per ben 12mila dipendenti, di cui 14 milioni solo per la dirigenza. L’organizzazione inefficiente del lavoro e il sovradimensionamento dell’organico risultano così all’origine della scarsa produttività e dell’incapacità di perseguire un rigore finanziario. L’inefficienza è facilmente misurabile tramite un confronto livello europeo: a Roma una vettura del trasporto pubblico che percorre un chilometro costa sei euro, ossia tre volte il costo del Regno Unito e 4 volte tanto rispetto alla Svezia ‘benchmark’ di settore.

Intanto una indagine aperta dall’Autorità anticorruzione su Atac dal 2011 al 2015 ha messo in luce decine di appalti a trattativa privata, dalle fotocopiatrici alle forniture di acqua potabile nei siti aziendali con prezzi fuori dalla media del mercato.

Come uscirne? Sarà uno dei primi compiti del neo commissario Tronca (che tra l’altro ha mosso i primi passi professionali proprio a Varese). Intanto ogni mattina osserviamo sconsolati alle fermate decine e decine di pendolari e turisti in attesa di un mezzo che non arriva. Un bus chiamato desiderio e il Giubileo non è ancora iniziato.

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