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In Confidenza

UNA SANA INQUIETUDINE

Don ERMINIO VILLA - 04/12/2015

Santa Teresa di Gesù Bambino

Santa Teresa di Gesù Bambino

Chiediamoci: sono inquieto per Dio, per annunciarlo e farlo conoscere? O mi lascio affascinare dalla mondanità spirituale che spinge a fare tutto per amore di sé? Noi consacrati pensiamo agli interessi personali, al funzionalismo delle opere, al carrierismo. Mi sono “accomodato” nella mia vita cristiana, nella mia vita sacerdotale, nella mia vita religiosa, anche nella mia vita di comunità, o conservo la forza dell’inquietudine per Dio, per la sua Parola, che mi porta ad “andare fuori”, verso gli altri? Una fede autentica implica sempre un profondo desiderio di cambiare il mondo. Abbiamo anche noi grandi visioni e slancio? Oppure siamo mediocri e ci accontentiamo delle nostre programmazioni apostoliche di laboratorio?”.

Ambrogio, vescovo di Milano, nel IV secolo ammoniva in uno dei suoi scritti: facciamo attenzione che la nostra caduta non diventi la ferita della Chiesa. Infatti, se la Chiesa in sé non può essere ferita, lo può essere in noi, nelle sue membra. La Chiesa in sé è immacolata, anche se costituita da peccatori. Ma tutti i membri della Chiesa devono diventare, da peccatori, immacolati.

C’è stato un momento in cui la Chiesa è stata veramente santa, quando la Chiesa si identificava in Maria e Gesù portato nel grembo. Lì c’è la Chiesa: Maria è la chiesa nascente, è il sì totale a Dio, il sì libero dal peccato. Ecco perché in questo anno della vita religiosa noi cerchiamo la purificazione: i voti sono pronunciati per essere vissuti giorno dopo giorno, istante dopo istante.

Se andiamo a leggere i diari delle grandi anime religiose, notiamo che alla fine della vita c’è sempre la purificazione: l’ultimo anno e mezzo della vita di Santa Teresina, poi San Giovanni della Croce, gli ultimi giorni della vita di Ignazio di Loyola, il termine della vita di don Bosco. E si resta ammirati di fronte alla vita di certi religiosi/e, per il modo radicale, vero, libero, pieno, silenzioso nel dire sì e nel seguire Gesù povero, vergine e obbediente.

In questo anno rendiamo grazie di cuore a Dio per il dono ricevuto, perché ci ha amato di un amore più grande. Nella costituzione conciliare Lumen gentium sulla Chiesa si legge che Dio chiama tutti alla santità, ma chiama alcuni a seguirlo più da vicino. Oltre al ringraziamento compiamo anche una purificazione del nostro modo di seguire Gesù.

Maria ci sia da guida in questo “esercizio”: tutti la proclamano “beata perché ha creduto”, beata perché ha costruito la sua vita sulla parola di Dio. E solo perché ha creduto ha generato il figlio di Dio. Nella Chiesa, e solo nella Chiesa, troviamo Gesù.

La Chiesa è, inoltre, il segno efficace di Gesù. La Chiesa è la sposa, Cristo è lo sposo. Non si dà mai – nella storia della Chiesa – l’idea di una opposizione tra la Chiesa e Cristo; sarebbe come dividere lo sposo dalla sposa. Non è possibile accettare Cristo sposo, sorgente della vita, e rigettare la Chiesa sposa, madre e maestra, che trasmette questa vita di salvezza.

Per gli antichi Padri la Chiesa è come una rete gettata in mare. Pensiamo alla pesca miracolosa e, dopo una notte di lavoro infruttuoso, a quella rete gettata dalla parte di Pietro con gli apostoli che si adoperano nel portarla a riva. Questo fatto esprime bene un insegnamento: solo nella obbedienza di Pietro a Cristo, la Chiesa torna ad essere feconda.

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