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Lettere

IN MORTE DI MORGIONE

- 07/12/2015

Quel cognome strano… Ricordo che mi colpì. Quella sua qualche somiglianza con Piero Chiara… Ricordo che mi colpì. Quella sua voce quieta… Ricordo che mi colpì. Quelle sue immancabili e perfette vignette… Ricordo che mi colpirono.

Gaspare Morgione era uomo gentile e feroce. Ti guardava ‘attraverso’ gli occhiali cerchiati d’acciaio e ti sentivi trapassare. Ti capiva. E ti donava uno sguardo d’intesa, un mezzo sorriso. Come tutti i veri umoristi era malinconico. E da qualche anno era come sparito. Appartato.

E rammento un pomeriggio in casa di Silvana e Vittore Frattini. Parlava del durissimo impegno che aveva affrontato per anni e anni. Della necessità di trovare e disegnare ogni giorno, ogni giorno!, una vignetta per la Prealpina.

Narrava delle volte in cui già al mattino sapeva bene di cosa avrebbe trattato. Delle volte in cui l’illuminazione arrivava invece a stampa in corso, all’ultimo secondo. Arrivava, però. Sempre e comunque arrivava.

La terra ti sia lieve, amico mio.

Mauro Della Porta Raffo

 

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