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Incontri

DA GESÙ, A NAZARETH

GUIDO BONOLDI - 11/12/2015

La basilica dell’Annunciazione a Nazareth

La basilica dell’Annunciazione a Nazareth

Già nel mio precedente articolo ho fatto riferimento al recente pellegrinaggio in Terra Santa, al quale ho avuto la possibilità di partecipare. Desidero ritornare sull’argomento, che costituisce un tema oltremodo appropriato per una rubrica che si intitola “Incontri”. Si è trattato infatti di una settimana densa di incontri, che hanno riempito la mente ed il cuore di coloro che vi hanno partecipato.

Prima di tutto l’incontro con Gesù di Nazareth, le tracce della sua vita terrena, gli avvenimenti che fondano la nostra fede cristiana celebrati attraverso il sacramento dell’Eucarestia nei luoghi dove sono avvenuti: qui il Verbo si è fatto carne, qui Gesù è nato, qui il Salvatore è risorto lasciando il sepolcro vuoto.

Una grande possibilità per immedesimarsi con Gesù durante la preghiera comunitaria o personale, sorpreso da pensieri che aprono nella mente e nel cuore squarci nuovi, come ad esempio la considerazione del bisogno umano di Gesù, che aveva portato con sé Pietro, Giacomo e Giovanni per essere confortato dalla loro amicizia nell’ora della sua agonia nell’orto degli ulivi “non siete riusciti a vegliare nemmeno un’ora sola con me ?!”.

Durante il nostro viaggio abbiamo incrociato tanti altri gruppi di pellegrini, da ogni parte del mondo, Europa, America, Asia ed Africa: il cristianesimo che si è diffuso dalla Palestina, dove ora i cristiani sono una minoranza, a tutto il mondo, alimenta questo movimento inverso, da tante nazioni diverse verso quella terra.

E come tutti i pellegrinaggi che si rispettino non si è trattato da un girovagare a piacimento, ma di un percorso guidato, dal nostro cappellano, Don Fabrizio, e da una guida locale, Andrea, israeliano di nazionalità, arabo di etnia e cristiano cattolico di religione. Andrea ci ha introdotto con sapienza alla comprensione di tutti i luoghi santi che abbiamo visitato e della situazione nella quale i cristiani attualmente vivono. Attraverso le sue spiegazioni ci ha comunicato con passione la sua esperienza cristiana, invitandoci a non avere paura di testimoniare la fede nella nostra vita.
Attorno a Don Fabrizio e ad Andrea si è progressivamente creata una fraternità tra le persone che hanno partecipato al pellegrinaggio, che in buona parte non si conoscevano prima.

Per me in particolare il pellegrinaggio ha rappresentato la possibilità di ritornare a Nazareth dove avevo trascorso un semestre nel lontano 1996, collaborando con l’Ospedale Sacra Famiglia dei Fatebenefratelli. A Nazareth ho avuto il piacere di rincontrare dopo tanti anni una amica, Susy Srouji, medico specialista in sanità pubblica, e le suore di Maria Bambina, che operano come infermiere presso l’Ospedale Sacra Famiglia, toccando con mano che il tempo trascorso non ha appannato il legame.

C’è una presenza in Palestina che i pellegrini incontrano nella maggior parte delle tappe del loro cammino ed è quella dai frati francescani, che dal 1342 svolgono la missione di custodi di Terra Santa, in nome di tutta la Chiesa e quindi anche nostro. Ci sono anche altre persone che aiutano i Francescani in questa missione, come alcuni Memores Domini, che sono andato a trovare nella loro casa di Gerusalemme e tra loro c’era anche Paolo, che era arrivato a Gerusalemme pochi giorni prima, proveniente proprio dalla mia stessa casa di Memores di Varese: incontrarsi in quei luoghi dopo tanti anni di convivenza ha rappresentato il suggello di una settimana indimenticabile.

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