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Cultura

NATIVITÀ NELLA CRIPTA

PAOLA VIOTTO - 23/12/2015

nativitàs.monteIl restauro e la riapertura al pubblico della cripta di Santa Maria del Monte è stato per Varese l’evento culturale dell’anno. Ci sono state scoperte archeologiche importanti, che hanno confermato l’esistenza in questo luogo di un edificio di culto che potrebbe risalire addirittura al V secolo, cioè al momento in cui il Cristianesimo iniziava a diffondersi nel contado. Sono stati riportati alla luce affreschi di cui si ignorava l’esistenza, tra cui il quattrocentesco ex-voto di un prigioniero che ringrazia la Vergine per la sua liberazione. Sono stati infine restaurati gli affreschi trecenteschi della cripta propriamente detta, che hanno acquistato una nuova leggibilità. Tra di essi anche la ben nota lunetta della Natività, opera di un pittore locale, che ripropone con uno stile ingenuo e popolare elementi della tradizione iconografica bizantina, rifacendosi sia al Vangelo secondo Luca che ai testi degli Apocrifi.

La scena è dipinta in uno spazio asimmetrico, condizionato dalla presenza di un ingresso che occupa la metà sinistra. Il pittore lo riempie quasi totalmente con un sfondo di rocce, bianche contro il blu scuro del cielo. A destra, nel punto più ampio della lunetta, c’è la figura di Maria, che diventa il punto focale della composizione. Diversamente da come siamo abituati a vedere nelle statuette dei presepi, non è inginocchiata in adorazione, ma si riposa seduta a terra appoggiata ad un cuscino. Accanto a lei c’è il Bambino, strettamente fasciato e deposto nella mangiatoia, su cui si affacciano l’asino e il bue. Tutte le altre figure sono in scala minore, compreso Giuseppe, in disparte nell’angolo in basso a sinistra.

Questa disposizione che rispecchia la logica delle icone, in cui le proporzioni delle figure dipendono dalla loro importanza e non dalla realtà, sottolinea la centralità di Cristo e di Maria. La ricchezza di motivi simbolici si esprime in ogni particolare. Le fasce di Gesù ricordano il sudario in cui sarà deposto dopo la Crocefissione e la mangiatoia è sagomata quasi come una bara, ricordando allo spettatore la futura Passione. L’asino e il bue alludono invece rispettivamente, secondo la lettura che è davano i padri della Chiesa, ai pagani e al popolo ebraico, ribadendo così che Cristo è nato per tutti.

La scena dell’annuncio ai pastori, nella parte sinistra della lunetta, su rifà invece esplicitamente al Vangelo di Luca, semplificandolo. Il pastore infatti è uno solo, con i piedi scalzi in mezzo alle pecore sparse tra le rocce da cui spuntano pochi fili d’erba. Nel momento in cui l’angelo arriva in volo dall’alto è intento a soffiare in una cornamusa, tocco realistico accentuato dall’abbigliamento che riproduce gli abiti in uso nel trecento.

Dai Vangeli apocrifi viene invece l’episodio rappresentato in basso, dove due levatrici fanno il bagno al Bambino. Gesù, più grande delle donne che gli stanno a lato, ha già le fattezze di un piccolo adulto. La sua divinità è messa in risalto non solo dalla consueta aureola con la croce, ma anche dal gesto di benedire con la mano destra. Quella che in apparenza sembrava essere una scenetta di vita domestica assume così una solennità sacrale, e allude al sacramento del Battesimo.

Nel complesso degli affreschi della cripta la Natività non è una scena isolata, ma fa parte di un percorso di meditazione che parte con l’ Annunciazione e culmina con la Crocefissione e la Resurrezione, mentre tutt’intorno le figure dei Santi richiamano la storia della Chiesa. Opera di pittori diversi, segnate dal tempo e dai graffiti tracciati dai devoti, queste immagini testimoniano in modo eloquente la fede delle persone che nei secoli hanno pregato in questo luogo. Il periodo del Natale è una buona occasione per una visita alla loro riscoperta.

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