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In Confidenza

AMORE DAVVERO FRATERNO

Don ERMINIO VILLA - 08/01/2016

La lavanda dei piedi ai giovani di Casal del Marmo

La lavanda dei piedi ai giovani di Casal del Marmo

La vita consacrata è una bella strada alla santità! Non parlare male di altri. “Ma ci sono problemi…”: dillo al superiore, alla superiora, al vescovo, che può rimediare. Non dirlo a quello che non può aiutare. Questo è importante: fraternità! Ma dimmi, tu parlerai male della tua mamma, del tuo papà, dei tuoi fratelli? Mai. E perché lo fai nella vita consacrata, nel seminario, nella vita presbiterale? Fraternita! Amore fraterno”.

La comunità religiosa è segno della Chiesa che unita nello Spirito testimonia la carità vivendo come un cuor solo e un’anima sola. La vita comune dei religiosi e delle religiose è la via privilegiata mediante la quale essi tendono alla santità e ne sperimentano la profondità e bellezza.

Gesù, chiamati a sé i Dodici, ha raccomandato che chi vuole essere il primo sia servo di tutti e, lavando i piedi, li ha invitati a fare altrettanto per mostrare la loro mutua sottomissione e servizio. É dunque per imitare Cristo e le sue scelte che la comunità religiosa vive un’esperienza di servizio e di comunione, in cui i membri si arricchiscono vicendevolmente dei doni umani, spirituali ed ecclesiali. Così ogni comunità religiosa realizza in se stessa, anche se imperfettamente, la realtà della Chiesa comunione.

Oggi la vita comune diventa anche segno alternativo a un mondo dove prevale la cultura dell’individualismo e del tornaconto personale.

La testimonianza della vita comune ha anche un altro valore: quello di indicare alla famiglia come alle comunità cristiane e a quella civile che è necessario darsi una “regola di vita”, quella che fa riferimento alla volontà di Dio, accolta e seguita con fedeltà. Quando è accolta nel silenzio della preghiera e della contemplazione ed attuata con serenità interiore, conduce alla felicità e dona forza per affrontare ogni prova anche dolorosa della vita.

La vita comune non è priva di fatica e le sue regole sono sottoposte al logorio del tempo, per cui è necessario un costante impegno di verifica e discernimento, per rinnovare modi e forme di questa scelta, perché risponda alle mutevoli situazioni della Chiesa, della pastorale e della stessa cultura e situazione umana e sociale in cui la comunità religiosa è inserita.

È giocoforza riflettere e confrontarsi su questi punti:

  • come comporre una vita comunitaria con regole precise di impegni comuni (negli orari di preghiera, di vita insieme, di servizi) e le urgenze pastorali che comportano una “uscita“ dalla comunità, per inserirsi nel vortice delle attività pastorali delle parrocchie, delle scuole cattoliche, degli ospedali e di altri ambiti pastorali di frontiera come è quella missionaria…?

  • come osservare le norme che regolano l’esercizio della povertà e dell’obbedienza in particolare, con la necessità di valorizzare le specifiche attitudini umane, spirituali e pastorali della religiosa e dei religiosi…?

  • come far fronte alle nuove sfide che la Chiesa pone oggi ai consacrati nel campo della evangelizzazione, della carità e della missione e l’invecchiamento delle comunità che riduce spesso le opere e i servizi tradizionali, costringendo a concentrare le forze e le risorse disponibili?

  • per molte comunità che si aprono alle missioni: come accogliere le novità culturali e spirituali proprie delle consorelle e confratelli delle diverse nazioni del mondo dove si opera?

La risposta è una sola: “Al di sopra di tutto ci sia la carità”!

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