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Attualità

ARCISATE – STABIO : VITTORIA DEI SINDACI

CESARE CHIERICATI - 22/01/2016

lavori“…Con i lavori rimasti fermi due anni non ci sono medaglie da appuntarsi sul petto… quello che conta è che ora vi siano tutti i presupposti per accelerare l’esecuzione dell’opera e completarla al più presto”. Quello di Angelo Pierobon, sindaco di Arcisate, è senz’altro il commento più sensato alla notizia della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del provvedimento che mette sul piatto dell’Arcisate –Stabio altri 38 milioni di euro per consentirne finalmente il completamento. Una vicenda vergognosa – una delle tante nella geografia delle opere pubbliche italiche – da cui tutti gli attori in commedia escono perdenti fuorché i due primi cittadini, quello di Arcisate appunto e il suo omologo indunese Marco Cavallin. Non altrettanto si può dire di Varese, città perno della nuova linea ferrata, che ha i visto i suoi rappresentanti, sindaco in testa, nella veste dei convitati di pietra, silenti e disinteressati, lungo tutto l’arco della tribolata vicenda.

Pur avendo appartenenze politiche diverse i due sindaci – centrodestra il primo, PD il secondo – non hanno mai speculato sugli interessi delle rispettive botteghe, non si sono mai arresi all’idea che la linea ferroviaria destinata a saldare Varese e la Valceresio a Mendriso, dunque alla linea internazionale del Gottardo e dal 2017 ad Alptransit, potesse cadere nel dimenticatoio o addirittura, come a un certo punto si temette, essere cancellata per venir iscritta, a pieno titolo, nell’albo d’oro della incompiute nazionali.

Una bella prova di senso civico, di pragmatismo operativo in favore dell’intera comunità quella offerta dai due sindaci, un’ulteriore dimostrazione che quella del sindaco resta l’istituzione cardine del sistema politico. Entrambi sollecitati fortemente dalla presenza invasiva e stressante di cantieri che hanno messo sotto sopra interi brani di Induno e Arcisate, sono riusciti, sollecitando al meglio le rispettive catene di riferimento politico istituzionale, a convincere ministri, sottosegretari, assessori regionali e alti burocrati delle ferrovie a porre rimedio a una situazione che si era fatta drammatica per via dell’arsenico incorporato nelle terre di scavo. Terre non utilizzabili, in base alle leggi ambientali, nelle successive tappe dei lavori e dunque da stoccare in siti super sicuri. Di qui il braccio di ferro tra le parti in causa (Rfi – impresa Salini) per il supplemento di fondi per lo stoccaggio delle terre “inquinate” e per una lievitazione fuori controllo dei costi di costruzione. Fino alla rottura del contratto e, dopo un lungo tira e molla, l’affidamento dei lavori a una nuova impresa, la Salcef, specializza nel ramo. Una vicenda che è costata due anni di ritardo, una pessima figura con la Svizzera, disagi infiniti agli abitanti di Induno e Arcisate e che lascia un pesante interrogativo in sospeso. Come mai le terre all’arsenico non vennero rilevate in sede di progettazione e analisi dei terreni ? Trascuratezza, imperizia, dolo, probabilmente non lo sapremo mai.

Anche se oggi le previsioni volgono al bello la storia di questo peduncolo ferrato – poco più di sei chilometri – resta avvilente ed emblematica di un andazzo amministrativo opaco che, in ultima analisi, tende regolarmente a scaricare colpe e inefficienze sull’intera collettività: 261 milioni di euro il costo totale. Ora le premesse per una ripartenza veloce sembrano esserci tutte. Nel pacchetto finale delle opere sono compresi anche alcuni interventi stradali decisivi per mitigare i disagi di molti residenti. Speriamo davvero di salire sul treno entro il promesso dicembre 2017.

Vale la pena rammentare infine che da quel momento sarà possibile raggiungere Malpensa anche dalle città della Svizzera centrale oltre che dal Ticino; che via Mendrisio tornerà ad esserci un collegamento diretto con Como; che attraverso l’interscambio di Gallarate ci sarà rapida connessione con la linea del Sempione ( Losanna, Ginevra, Parigi) e con la Laveno – Luino –Bellinzona. Come dire il superamento di un secolare isolamento ferroviario, anzi tutto di Varese.

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