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Incontri

SULLA BARCA DEI CLANDESTINI

GUIDO BONOLDI - 22/01/2016

??????????????????????????Ho avuto recentemente la possibilità di partecipare al New York Encounter, un fine settimana di conferenze, mostre e spettacoli, che la comunità di CL degli Stati Uniti da 16 anni promuove nel cuore di Manhattan.
Si tratta di un grande incontro, che si svolge a New York, in un clima di gioiosa familiarità, dove ospiti provenienti da paesi diversi comunicano la propria esperienza e tanti altri ne partecipano ascoltando oppure prestando la propria opera come volontari.

L’ideale dunque per fornire lo spunto giusto ad una rubrica come la mia, che si chiama appunto “incontri”.
 Il titolo di quest’anno “Longing for the sea and yet afraid” è stato preso dalla poesia “George Gray”, che fa parte della famosa raccolta Spoon River di Edgar Lee Master: anelare al mare eppure temerlo; ma tra le parole yet ed afraid i promotori del New York Encounter hanno interposto, a mo’ di inciso, la preposizione “not“: anelare al mare e non temerlo, per suggerire che è possibile non avere paura di prendere il largo nella vita.

Tra gli invitati all’Encounter ce n’è stato uno che realmente non ha avuto paura di prendere il largo, e non in senso figurato. Si tratta di Giulio Piscitelli, giornalista e fotografo napoletano, che ha partecipato ad un incontro dedicato al tema della immigrazione. Piscitelli, per vedere e per capire, non ha avuto paura di salire su un barcone di immigrati clandestini e compiere con loro il viaggio della speranza, dalla Tunisia a Lampedusa. Le immagini che ha mostrato sono il frutto di questo suo viaggio della condivisione e sono apparse imprevedibilmente simili a quelle di nostri connazionali che un secolo prima avevano solcato l’oceano alla ricerca di una nuova possibilità di vita in America.

Mi ha colpito di Piscitelli la lealtà della sua posizione umana: quello che lo ha spinto ad andare sulle coste del Nord Africa e poi a salire su un barcone di profughi è stata la sua esigenza personale di incontrare, di conoscere, di non rimanere indifferente, la consapevolezza di un compito: comunicare attraverso le immagini le vicende drammatiche di questi uomini, la loro speranza, la gioia dei loro occhi al vedere all’orizzonte la striscia di terra dell’isola di Lampedusa, che è diventata anche la sua gioia: “non ho mai visto nulla di così bello nella vita come Lampedusa”.

Giulio Piscitelli ci ha testimoniato che non bisogna avere paura di affrontare il mare aperto dell’incontro con l’altro, che può essere calmo o tempestoso, ma che occorre solcare per poter giungere all’altra riva, la riva della verità di sé.

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