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Parole

IL “GIOVANE AFFLUENTE”

MARGHERITA GIROMINI - 22/01/2016

cnnNon è come sembra, affluenza non è la quantità di votanti alle elezioni o dei partecipanti all’ultimo referendum della vicina Confederazione Elvetica. Non c’entra nemmeno la portata d’acqua dei nostri fiumi al mare.

Abbiamo un significato nuovo, coniato dagli americani (USA), per la parola “affluenza”.

Riguarda una vicenda che lascia interdetto qualunque lettore adulto e ragionevole.

Un diciottenne texano, tale Ethan Couch, ricco e annoiato, ne aveva combinate di grosse, e di serie, già a sedici anni. Con la sua automobile aveva investito e ucciso quattro persone in un incidente stradale causato dal suo stato di ebbrezza.

Ethan era riuscito a evitare il carcere grazie al lavoro di un pool di avvocati, pagati dalla condiscendente mammina, pronti a tutto e geniali nello scovare una linea difensiva originale. Eccola.

I difensori hanno ben pensato di ricorrere a uno psicologo per farsi aiutare a individuare, in questo caso, inventare, la malattia che affligge il povero ricco – l’ossimoro è d’obbligo – cioè l’affluenza!

Con affluenza lo psicologo ha inteso definire l’opulenza che lo status socioeconomico di Ethan comporta. Troppo ricco, troppo viziato, opulento al punto da perdere il contatto con la realtà, fino a ritrovarsi incapace di distinguere il bene dal male. Addirittura.

Il giudice se l’è bevuta. Ma potrebbe darsi che abbia riconosciuto la sindrome da cui è afflitto anche il proprio figlio, malato di opulenza, anzi, di “affluenza” …

La condanna inflitta a Ethan è stata di dieci anni con la condizionale. Il giovane malato ottiene la libertà a condizione che si impegni a non bere più, proibizione subito aggirata, ma la colpa è, come ci hanno spiegato, della sua moderna malattia.

La sentenza provoca un coro di polemiche indignate, in primo luogo, è evidente, dei familiari delle vittime. Giornali e TV hanno avuto da commentare per lungo tempo.

Tralasciamo il seguito di questa storia che vede in campo: lassismo? condiscendenza? corruzione? faciloneria aggravata?

E dunque, parliamo della malattia dell’opulenza. Che sarebbe, prima di tutto, un disturbo familiare e, di riflesso, sociale che per discesa libera può trasformarsi nella pronta giustificazione per misfatti, per azioni delittuose, per comportamenti dissennati.

Torniamo a Varese, pochi giorni prima del Natale. In un negozio di telefonia mobile è il turno di una coppia di giovani genitori. Hanno acquistato il regalo di Natale per il figlio. Da alcune frasi del dialogo con il venditore mi faccio un’idea dell’età del ricevente: non più di quattordici, quindici anni.

Il regalo si compone di cellulare da 270 Euro e di abbonamento mensile da venti Euro. Si consultano mamma e papà: ”Basteranno mille minuti e mille messaggi, e un tot di Giga?”. E la cover, si possono vedere le cover? Il venditore ne squaderna sul bancone un certo numero, di belle e costose, alcune di marca, diversamente colorate e arricchite da ulteriori funzioni (porta carte di credito, ad esempio), quasi tutte costose.

La coppia esita. Non per i costi. Il problema è che il ragazzino potrebbe non gradire la cover scelta dai genitori. Si trova la soluzione: sarà lui, dopo le feste, a venire personalmente a scegliere la cover preferita, naturalmente con i soldi di mamma e papà.

Il figlio di quei signori diventerà un giovane “affluente”, o rimarrà solo un esemplare tra i tanti di homo economicus?

Presto ci giungerà dall’America la notizia della registrazione ufficiale presso l’OMS di questa sindrome? Che giustificherà alcuni riprovevoli comportamenti, per esempio quelli legati al bullismo, messi in campo, appunto, da studenti “affluenti”.

Sto esagerando nel giudizio negativo, mi rendo conto. Chi cresce ricevendo troppo non necessariamente si abbandonerà ad azioni sconsiderate per colpa della quantità di oggetti ricevuti.

Però …

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