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Attualità

DARE CONTENUTI AL “DUECENTISMO”

OVIDIO CAZZOLA - 05/02/2016

La battaglia di Varese del 1859 nel dipinto di Federico Faruffini

La battaglia di Varese del 1859 nel dipinto di Federico Faruffini

È stato promosso un Comitato, di cui faccio parte, per festeggiare i duecento anni di Varese elevata al rango di città nel 1816. Sono previsti nei prossimi mesi festeggiamenti e riflessioni sulla sua storia e sul suo futuro.

La Giunta comunale, guidata dall’allora sindaco Mario Ossola aveva festeggiato nel 1966 il 150°.

Ero allora assessore alla Pubblica istruzione e alla Cultura. Paolo VI ci accolse in San Pietro a Roma.

Sono passati due secoli, con eventi che hanno profondamente inciso sulla storia di questa nostra Città, sulla sua immagine, sulla nostra memoria. Sulla nostra riflessione che oggi siamo tenuti a fare.

L’ingresso di Garibaldi e la battaglia di Biumo del 1859, foriera dell’unità italiana. La scoperta della bellezza delle nostre Prealpi e dei nostri laghi, che attirò regnanti e personaggi europei in villa Recalcati e diedero l’avvio, con la rete ferroviaria, all’avventura dei grandi alberghi varesini fino alla vetta del Campo dei Fiori. La promozione di Varese a capoluogo di Provincia negli anni ’20 del secolo scorso e la demolizione del suo nucleo storico con la formazione della piazza Monte Grappa. La sconsiderata approvazione, nell’ultimo dopoguerra di un Piano regolatore con diffusa possibilità di edificare. La soppressione dei mezzi di trasporto pubblico tramviario.La dispersione residenziale verso i Comuni adiacenti.I tentativi ancora insufficienti di dare ordine e significato urbano a questo nostro territorio.. Con la difesa del suo ambiente e della sua bellezza.

Il Comitato per il bicentenario è di fronte a queste vicende. Con un compito non formale, ma reale, per consentire alle presenze culturali cittadine di fornire un apporto necessario alle responsabilità di chi governa e di chi governerà Varese.

Anzitutto facendo emergere la reale estensione di questa città. Già alla fine degli anni ’80 del secolo scorso alcuni studi mettevano in evidenza la reale dimensione dell’area varesina che veniva indicata come comprendente 28 Comuni. Lo studio del nuovo Piano Regolatore di Varese, avviato agli inizi degli anni ’90 si fondava su questa considerazione preliminare e indicava una dimensione urbana reale di oltre 150 mila abitanti, che tuttavia l’Amministrazione comunale dell’epoca non considerò nella sua definizione e successiva approvazione del Piano.

Analoga posizione si è ripetuta per la conclusione e approvazione del PGT recente. Si stanno in questi anni tuttavia verificando alcuni fatti nuovi, indicatori di una progressiva presa di coscienza amministrativa. Si sono infatti presi sempre più in considerazione i problemi inerenti i servizi pubblici, la polizia urbana e altri aspetti organizzativi, con deliberazioni di accorpamento e collaborazione intercomunale.

Ma occorre compiere altri passi di collaborazione. Che si muovano dal riconoscimento della reale dimensione della città intercomunale. Che superino la dispersione esistente e consentano una relazione sociale e luoghi per il contributo culturale che i cittadini devono potere dare.

Sono necessarie iniziative in questa direzione ed è evidente che la maggiore possibilità e dovere di iniziativa spetti al capoluogo. Per avviare forme nuove di collaborazione intercomunale ben diverse dagli accorpamenti decisi negli anni ’20 del secolo scorso per dare al capoluogo maggiore consistenza territoriale e demografica.

Ponendosi finalmente, affrontando il disordine e l’improvvisazione urbana dell’ultimo dopoguerra e i suoi lasciti, il tema della bellezza di questo nostro territorio, offeso ripetutamente ma non perduto, che esige ormai tempestive iniziative fondate su una diversa consapevolezza rispetto a diffuse presenti convinzioni. Che riesca a liberarsi da vedute asfittiche, forse alla ricerca di consenso elettorale; da previsioni ingenti di spesa in mancanza di una programmazione complessiva e coerente, che si deve perseguire ambiziosamente, con la forza che la bellezza desiderata pretende.

È evidente la rilevanza, anche economica di una visione nuova così caratterizzata. Essa deve anche fondarsi su nuovi luoghi, oltre che sui luoghi della memoria storica così frequentemente trascurati. Nuovi luoghi che interpretino la nuova città reale che attende di essere rappresentata: opportunamente individuati, che diano significato ad una consapevolezza condivisa.

Da tempo sottolineo l’importanza, fra l’altro, della realizzazione di un centro congressuale, non lontano dal nucleo urbano, in vista dei laghi e delle Alpi. Se riusciremo a dare contenuti adeguati al ‘duecentesimo’ non riducendolo a vuoti festeggiamenti, se approfitteremo di questa occasione per parlare delle possibilità auspicabili per il nostro avvenire, questo anniversario non sarà passato invano, perché fondato sul nostro desiderio di progetto e di vita futura.

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