Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Parole

LA CLASSE CAPOVOLTA

MARGHERITA GIROMINI - 05/02/2016

La scuola di Barbiana

La scuola di Barbiana

Da tempo si susseguono articoli sull’ultima (forse) novità che riguarda la scuola. È bastato che Piero Angela ne parlasse, sei soli minuti, nella puntata di Superquark del 13 agosto scorso, disponibile online, per portare alla ribalta l’argomento. Il tema è stato ripreso dal Corriere della Sera di pochi giorni fa.

È giunto il momento di capire l’arcano pedagogico: la classe capovolta!

Il termine ha richiamato alla mia mente, come un flash, il Guernica di Picasso, una rappresentazione della realtà non corrispondente al vero ma trasfigurata dalle idee, dalle intuizioni, dalle scelte dell’autore.

Quando si entra nel sito ufficiale dei docenti, http://flipnet.it, (capovolti anche loro?), nella Home Page appare proprio il quadro che la mia mente aveva evocato. Trasmissione del pensiero o immagine obbligata, dato il promesso capovolgimento della visione educativa?

Negli ultimi anni, la didattica capovolta, in inglese flipped classroom, si sta diffondendo nel mondo. Molto di più all’estero, e c’è da domandarsi perché così spesso arriviamo secondi, noi, cittadini della patria della Pedagogia con la maiuscola. Noi che abbiamo regalato all’umanità una Maria Montessori con il suo metodo, conosciuto e applicato ovunque, l’eccellenza educativa del Novecento.

È stato uno psicologo americano, certo Jon Bergmann, a teorizzare questa nuova via didattica. Dal 2010 ad oggi negli Stati Uniti si contano ventimila scuole che utilizzano il metodo ritenuto rivoluzionario. Lì si costruiscono e si offrono agli studenti video didattici da studiare a casa quando si vuole, mentre il tempo in classe è dedicato alla discussione e all’apprendimento attivo.

Nella classe tradizionale è il docente in cattedra che trasmette il proprio sapere agli studenti.

Nella classe capovolta sono gli studenti a mettere in comune, tra coetanei, le conoscenze acquisite in modo autonomo, attingendo alle infinite risorse della rete con le innumerevoli applicazioni, che si trasformano in sapere sotto la guida del docente seduto tra i banchi di lavoro.

A scuola si lavora con PC, tablet e smartphone per risolvere problemi e sperimentare le informazioni apprese, mentre a casa si seguono lezioni video o spiegazioni preparate dai docenti in versione podcast, si consultano testi condivisi tra più docenti della stessa scuola o messi a disposizione gratuitamente da docenti di altre scuole, connessi tra loro nelle varie piattaforme.
Il metodo non è riposante per chi insegna, come potrebbe apparire ad un primo approccio: richiede un forte coinvolgimento da parte del professore, e molto più impegno di quello necessario per programmare una normale lezione.

Si fa di tutto per cambiare il metodo di insegnamento più comune e più antico del mondo!

In questo scenario le materie non sembrano più tanto importanti. Prevale il metodo di ricerca che si adatta a qualsiasi argomento. Che si tratti di insegnare le “classiche” materie umanistiche o quelle, sempre più gerarchicamente rilevanti, del gruppo “scienza, tecnologia, ingegneria e matematica” con le diverse combinazioni multidisciplinari, si approda sempre a tablet, videogame, social network, chat, forum, blog, YouTube, oltre che a trasmissioni specialistiche come quelle di Rai Scuola o della famosa Khan Academy per matematica. Ecco come le classi vengono capovolte.

La cattedra è solo un tavolo per appoggiare libri, PC e materiali di vario genere.
In Italia questo metodo di lavoro sta conquistando diversi adepti: al momento sono ottocento circa gli insegnanti, tutti volontari, che si sono prepararti per applicare il metodo seguendo i convegni annuali dell’Associazione legata alle “Flipped classroom”, o che si sono iscritti online per frequentare i corsi di aggiornamento. Per necessità o per voglia di sperimentare nuovi approcci didattici hanno reimpostato il proprio modo di insegnare: basta lezioni che si svolgono in cattedra e studenti ad ascoltare le consuete lezioni frontali. La trasmissione dei contenuti teorici classici è abolita, le informazioni le acquisisce il ragazzo fuori dalla classe. In aula si torna per verificare, sistematizzare le conoscenze, mettere a punto le nozioni.

Gli esiti? Uno dei primi sperimentatori italiani del metodo riferisce di insegnanti soddisfatti, di studenti appassionati, di famiglie entusiaste per i voti più alti e il maggior numero di promossi a giugno.

Prima di chiudere spezziamo una lancia a favore dei precursori italiani del metodo oggi propagandato come flipped classroom. Nella Scuola di Barbiana, nel 1956, già si studiava in gruppo, in classe, con un unico libro di testo letto a turno dai ragazzi. Quanto alle cattedre, la già citata Maria Montessori aveva iniziato a toglierle dalle aule più di cent’anni fa.

Facciamolo sapere al dottor Bergmann.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login