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Attualità

LE CONTRADDIZIONI DEL SISTEMA

LIVIO GHIRINGHELLI - 19/02/2016

cambiamentiStupefacente è l’abbondanza della creazione, straordinaria la potenza dell’intelligenza umana. Eppure una fetta cospicua dell’umanità ha un accesso molto limitato e insufficiente alle risorse comuni: 870 milioni le persone al mondo denutrite o malnutrite (1,2 miliardi non hanno accesso all’energia elettrica, 780 milioni sono prive di un accesso sicuro all’acqua potabile). Queste sono le contraddizioni temibili del nostro sistema di vita, per cui è necessario un vero e proprio cambio di mentalità. La persona non è un fardello, ma una parte rilevante della soluzione degli squilibri. Si ha l’impressione a volte che le politiche di sviluppo siano quasi intese a eliminare i poveri, più che a combattere la povertà. Non ci si sofferma sulla constatazione e considerazione che le risorse della terra non sono illimitate, che gli ecosistemi non si rigenerano all’infinito, mentre ci si culla nel sogno di una crescita inarrestabile in ragione dei successi della tecnica. Eppure è chiaro che l’economia e la tecnologia attuali non risolveranno tutti i problemi ambientali nonostante l’eccesso di fiducia nelle loro potenzialità. Risulta eccessiva quindi l’enfasi sui risultati conseguiti a breve o brevissimo termine (chiaro è l’intreccio tra tecnocrazia e immediatismo).

Non si vuole trarre una debita lezione dal fenomeno dei derivati, che provocano un aumento della volatilità dei prezzi e il peggioramento delle condizioni dei produttori, specialmente dei più piccoli (il loro apporto è essenziale e tutt’altro che trascurabile in certe aree del mondo in termini di sopravvivenza). Gli OGM inducono alla concentrazione della proprietà terriera e provocano l’espulsione dei piccoli produttori. L’intera realtà non è infinitamente disponibile alla manipolazione. Questi i risultati di un sistema che tende al massimo profitto, al facile consenso immediato, più che al bene comune. Di qui il bisogno di un’ecologia integrale, di un’alternativa radicale, di ridefinire il senso del progresso. Soprattutto grazie al metodo del dialogo: nessun punto di vista, da solo, è in grado di abbracciare tutta la realtà. Di qui anche l’imperativo di instaurare il protagonismo dei poveri.

Altri inconvenienti: campagne avvelenate dalla chimica, sementi in mano a poche multinazionali, distruzione del paesaggio agrario, terreni sempre più impoveriti dalla monocultura, animali concepiti solo come macchine da produzione, perdita di una autentica cultura agricola, enorme pressione al ribasso dei prezzi riconosciuti ai produttori (1 kg. di grano vale alla base del processo 20 cent., un litro di latte 35 cent., 1 kg. di pomodori 8 cent.). Nessun rispetto e responsabilità in termini di giusto prezzo.

Ma valgono anche motivi di consolazione e di incoraggiamento: si è riusciti a dimezzare la mortalità infantile nel mondo, la deforestazione è in calo. La povertà estrema è scesa da 1,9 miliardi di casi dal 1990 a 836 milioni nel 2005; i decessi dei bambini sotto i cinque anni sono calati da 12,7 milioni all’anno a 5,9 nello stesso periodo. Sensibili sono risultati i miglioramenti in Eritrea, Etiopia, Liberia, Malawi, Ruanda. La povertà è calata dell’84 % in Cina ed Asia, del 66 % in America latina, ma solo del 28,6 % in Africa. Si considera segno di povertà estrema un reddito inferiore a 1,25 dollari al giorno.

Certo l’esodo verso l’Europa (anche se molti migranti economici risultano anche dei perseguitati politici) esige come strategia efficace e a lungo termine la prevenzione: l’appello è a restare in Africa per costruire un continente migliore. Ma osta a questa soluzione l’alleanza tra gli interessi delle multinazionali e la chiusa visione dei regimi oppressivi. Gli aiuti economici ai governanti si traducono in una beffa a tutto danno delle popolazioni.

Durante l’incontro con Ban Ki-moon lo scorso maggio in Vaticano Papa Francesco l’aveva incoraggiato a formulare la nuova agenda in sede ONU con generosità e coraggio, invocando obiettivi capaci di incidere sulle cause strutturali della povertà e della fame. Alla Conferenza ONU sul finanziamento dello sviluppo svolta ad Addis Abeba a metà luglio Mons. Abraham Desta, a nome del SECAM (Simposio delle conferenze episcopali di Africa e Madagascar), ha chiesto che i governi promuovano misure e posizioni coraggiose, guidati dal rispetto della dignità umana, da trasparenza, responsabilità, integrità della creazione, partecipazione democratica e principio di sussidiarietà. Sulla scia della Laudato si’ e dell’intervento del Papa al Palazzo di vetro (25 settembre) e allo scadere degli obiettivi di sviluppo del millennio (otto traguardi da raggiungere entro il 2015) i 193 Paesi dell’ONU hanno adottato un nuovo piano d’azione per eliminare la povertà estrema entro il 2030 (con 17 nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile). In connessione nella Conferenza dell’ONU a Parigi del 30 novembre-11 dicembre 2015 si è affrontata la questione dei cambiamenti climatici.

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