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Presente storico

LO SCRITTORE DIMENTICATO

ENZO R. LAFORGIA - 26/02/2016

carreraSaluti notturni dal Passo della Cisa fu l’ultimo romanzo di Piero Chiara, pubblicato postumo nel 1987. Vi si narra la vicenda di Pilade Spinacroce, che, dopo aver fatto fortuna in Argentina, è tornato a vivere a Langhirano. Qui, in una villa sontuosa, conduce la sua esistenza con la compagnia di Maria Malerba, cameriera e amante. In una notte di temporale, i due verranno trucidati e della loro morte, in un primo tempo, verrà accusato il genero di Pilade, l’oculista Salmarani, poi assolto per insufficienza di prove.

Chiara, come si sa, attingeva il materiale per confezionare i suoi racconti dalla realtà storica, grande o piccola, del microcosmo lacustre o del più vasto palcoscenico nazionale. In questo caso la trama ripropone in modo puntuale, opportunamente velando personaggi e luoghi, il caso di un reale duplice omicidio, che occupò a lungo le pagine della cronaca nazionale.

Il 5 agosto del 1960, il «Corriere della Sera» informò i suoi lettori che nelle prime ore del giorno precedente, «Un anziano professore e la sua domestica [erano] stati trovati uccisi […] a Losana, frazione di Mornico, a sei chilometri da Casteggio, sulla statale Padana Inferiore 10». Il corpo del professore era stato rinvenuto sulla scala interna, in mezzo ad una larga chiazza di sangue. Riportava molte ferite, ma la morte, presumibilmente, era stata provocata da un violento colpo alla testa. La domestica, anche lei con numerose ferite al corpo e al volto, giaceva invece nel bagno.

L’«anziano professore» era in realtà lo scrittore ed organizzatore culturale Ismaele Mario Carrera. Era, questi, un pugliese nato nel 1894 ed approdato a Varese nel 1910. Era un maestro elementare. Negli anni della Grande guerra, salì agli onori delle cronache locali per il suo fervore patriottico. Passata la tempesta, la sua firma iniziò a comparire sulla rivista varesina «Laghi lombardi», che si presentava come organo del «movimento artistico-letterario e della vita della regione dei laghi», e sulla «Cronaca Prealpina». Anche Carrera si lasciò incantare dalla sirena fascista e nel 1922 fu protagonista di una «crociera di italianità» sulle acque del Ceresio, che aveva lo scopo di rivendicare l’italianità del Ticino. Nello stesso periodo diede vita al «Giornale di Poesia», che, successivamente, fu affiancato da un’impresa editoriale.

Il talento imprenditoriale lo portò a Milano, dove fu vicedirettore della «Fiera letteraria», a cui collaborò costantemente per tutti gli anni Venti. Fu dalle colonne di questa prestigiosa rivista che lanciò un’iniziativa destinata ad avere larga eco in Italia: la Festa nazionale del libro. La prima edizione ebbe luogo nel 1927 e la dimensione nazional-popolare dell’evento non sfuggì all’attenzione di Antonio Gramsci. L’intento era quello di promuovere la lettura e catturare nuovi lettori. Per far questo, venivano allestiti carretti ambulanti e scrittori e gente di spettacolo si facevano banditori dei libri esposti.

Il successo della manifestazione offrì a Carrera onori ed anche buoni risultati economici (il maestro elementare emigrato a Varese fu nominato Segretario del Direttorio Nazionale del Sindacato Autori e Scrittori Fascisti e, nello stesso tempo, creò intorno alla Festa del libro una capillare struttura organizzativa, che copriva tutto il territorio nazionale). Certo, Carrera aveva forse sognato di diventare un celebre scrittore, un affermato poeta… Oggi è dimenticato da tutti. Anche dalla città che egli elesse a sua residenza. L’immortalità letteraria se la guadagnò con una fine atroce, i cui responsabili non furono mai accertati. La sua figura, un po’ triste e un po’ ridicola, si affaccia ancora dalle pagine dell’ultimo racconto di Piero Chiara.

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