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Attualità

SOCCORSO SVIZZERO

CESARE CHIERICATI - 04/03/2016

Acque luride nel Ceresio (da www.rsi.ch)

Acque luride nel Ceresio (da www.rsi.ch)

Dice il sindaco di Porto Ceresio Giorgio Ciancetti: “La causa principale dell’inquinamento del Lago Ceresio è il fatto che il depuratore non possa svolgere la sua funzione in caso di forti piogge in quanto riceve acque miste provenienti da paesi nei quali, a differenza che a Porto Ceresio, non c’è una completa separazione delle acque bianche da quelle nere. È stato predisposto un progetto per la realizzazione di interventi a monte, demandato all’Ato per il finanziamento in quanto la spesa non può essere affrontata dai singoli enti locali”. Questo a margine dell’ennesima fuoriuscita di liquami dalla rete fognaria, durata alcuni giorni, lungo alcune vie del paese rivierasco. Da qui la proposta del tutto inaspettata del governo ticinese a collaborare per risolvere il problema offrendo supporto tecnico e, in caso di bisogno, anche finanziario. Come sta avvenendo del resto in campo ferroviario. Infatti gli adeguamenti della linea Bellinzona – Luino – Novara alle necessità di transito imposte dai nuovi vagoni container che entreranno in funzione con l’Alptransit, vengono parzialmente finanziati con capitali (160 milioni di franchi) messi a disposizione a titolo gratuito dalla Ferrovie Federali. Le quali hanno tutto l’interesse a far sì che i vantaggi dell’ Alptransit non si infrangano sui tanti muri di gomma della burocrazia italiana.

Una soluzione analoga dunque anche per Porto Ceresio, quella prospettata dalla autorità cantonali, che non offende nessun amor proprio nazionalistico e che potrebbe contribuire a dare nuovo ossigeno alle relazioni tra Cantone Ticino e Lombardia un po’ appannate dalle complesse questioni, in via di ridefinizione, dei lavoratori frontalieri.

Il tempo stringe e la questione del Rio Bolletta sversatore nel golfo ceresino di acque non trattate, si ripropone ogni anno con esasperante regolarità. Del resto pure i luganesi conoscono bene il problema visto che proprio due anni fa videro, in corrispondenza di uno scarico della depurazione, un tratto del loro splendido lungolago, prima dell’ingresso al Parco Ciani, invaso da liquami e rifiuti di ogni genere. Al punto che un collega del Corriere del Ticino scrisse con ironia: “Smettiamola di menarla tanto a quelli di Porto Ceresio, in fatto di fogne non ci battono nemmeno loro”. Battuta che metteva comunque in evidenza la ciclicità del fenomeno da un lato e dall’altro come la mancata separazione tra acque scure e acque chiare sia, su entrambe le sponde, un grave problema per tutti in presenza di lunghi periodi di intense precipitazioni. E quindi non sono più eludibili gli adeguamenti degli impianti con i relativi investimenti già in corso nel luganese. In proposito il sindaco di Porto Ceresio dice che è pronto un piano di intervento ma la sua amministrazione da sola non ce la potrà mai fare. Si appella all’Ato, l’Autorità d’ambito in campo idrico nata in base a una legge del ’94. Speriamo e incrociamo le dita…

Resta il fatto che la pressione esercitata dal Consiglio di Stato – comunque il governo di un Cantone di uno Stato estero – ha il merito di strappare la vicenda dal localismo di routine e di riproporre la salvaguardia del Lago Ceresio come bene di fondamentale importanza ambientale per tutta l’area insubrica. In particolare Porto Ceresio, grazie ad alcuni interventi intelligenti come la passeggiata pedonale a lago, il rifacimento di piazze, piazzette e la razionale disponibilità di parcheggi, ha ritrovato slancio e attrattività. Come tutto il Ceresio del resto strappato, a partire dagli anni ottanta, a un destino di degrado che sembrava irreversibile. Cancellare la piaga del Rio Bolletta, un nome che evoca lo stato delle finanze dei comuni italiani stremate dai tagli romani, è un imperativo categorico, non un optional. Al di là delle polemiche contingenti di schieramento politico.

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