Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Spettacoli

TEMPO DI COVERMANIA

BARBARA MAJORINO - 01/04/2016

coverSiamo un popolo di “taroccatori”, di scopiazzatori, di disonesti plagiari o siamo geniali nell’impossessarci delle canzoni altrui e farle nostre con una forza e un’energia maggiore? Cliccando su Youtube si fanno scoperte davvero interessanti sulle cover che imperversarono sul mercato discografico italiano degli anni ’60 e ’70. Poi dagli anni ’80 in poi, data la velocità estrema del mercato globalizzato, arrivano solo gli originali e la traduzione dai successi in inglese non esiste quasi più. Meglio? Peggio? Non saprei. Forse l’invadenza dei prodotti angloamericani sul mercato ha marginalizzato non poco la canzone italiana, nonostante non fosse poi così… originale. In Francia sono obbligati da una legge a trasmettere il 70% di canzoni francesi.
Non tutti sanno (a parte i collezionisti di rarità in vinile che ormai si trovano anche nei mercatini locali) che la famosa “Stai lontana da me” (1962) di Adriano Celentano era un cover della meno nota Tower of strenght del grande Burt Bacharach, interpretata da Gene Mc Daniels. Ma forse, un po’ per spirito nazionale, o forse per simpatia e affettività, c’è chi preferisce di gran lunga la versione dell’Adrianone nazionale a quella originale. E del resto rendetevene conto voi stessi: le movenze da marionetta alla Jerry Lewis, le risatacce e il look da popolano in canottiera e pantaloni a zampa d’elefante, ne fanno un prodotto più convincente e di maggior suggestione dell’originale, con un surplus di ironia che manca nella versione americana.

Il grande successo “La città vuota” (1964) di Mina (messa in pubblicità anche da Dolce & Gabbana), è anche questa già ripresa da It’s a lonely town, sempre dello sfigatissimo Gene Mc Daniels che ha avuto la sfortuna di commisurarsi con due big italiani conosciuti e apprezzati anche all’estero. Tentò anche lui di interpretarne una versione italiana per il nostro mercato, ma rimase pressoché invenduta. Minona nostra è quasi un mostro sacro e inviolabile come la Ferrari. Perciò si permise il lusso di lanciare in modo personale “Un anno d’amore” (1965), versione italiana di C’est irreparable di Nino Ferrer. Del resto anche Stand by me di Ben E. King (canzone che vanta numerose versioni tra le quali quella di John Lennon) è stata rifatta da Celentano con “Pregherò” (1962), storia un po’ patetica di una povera cieca che comunque non è all’altezza dell’originale. Peppino Di Capri riprese Don’t play that song, (1963) sempre di Ben E. King, ma trovo che la sua versione con l’intermezzo di un suggestivo sax aggiunga un quid balneare in più, forse perché la colleghiamo al film “Il sorpasso” di Risi durante la famosa scena del ballo sulla spiaggia.
Qualcuno penserà che “Cuore” (1963) di Rita Pavone sia stata scritta appositamente per lei, da tanto le calza. La incise per la RCA il cui arrangiatore era allora nientemeno che Ennio Morricone, il quale arrangiò buona parte dei successi della casa discografica. Beh, allora andate su Youtube a vedere e sentire il povero ragazzino Wayne Newton che interpreta Heart, ovvero l’originale. Il giovane Newton ha una vocetta graziosamente estenuata, di grande effetto. Ma non abbastanza da coprire la bomba-bonsai Rita che nel frattempo era già esplosa nell’immaginario adolescenziale: piccola, rossa, con le lentiggini da Pel di Carota e un vocione da monello arrabbiato.
Una cover fonte di polemiche è stata “Fila la lana” che è il lato B di un 45 giri di Fabrizio De André, il cui successo principale era il brano poetico “Per i tuoi larghi occhi”. “Fila la lana” (File la laine) (1965) si riallaccia al repertorio trobadorico medievale francese ma è di Robert Marcy (paroliere e musicista) e interpretata da Jacques Douai. Sulla vecchia copertina del disco di Fabrizio (che allora si presentava al pubblico senza il cognome) mancano i crediti, tant’è che fu accusato di plagio. Del resto anche “Il Gorilla” (1968) era una canzone di Brassens tradotta da lui e furono in molti a credere che fosse un “originale” di De André. Lui, lasciò credere.

Molte cover di successo lanciate anche da Patty Pravo che riportò in auge successi di Léo Ferré come “Col tempo” (Avec le temps) (1972) e pure di Lou Reed (Walking on the wild side rifatta col titolo “I giardini di Kensighton” (1973), ma non all’altezza dell’originale). E la famosissima “Ragazzo triste” altro non è che una cover da “But you’re mine” (1966) del duo Sonny & Cher, ve li ricordate?
Un famoso rifacimento di grande popolarità che batté decisamente l’originale è la celebre My way (1969) di Frank Sinatra, versione con testo inglese di Paul Anka, ripresa da uno sconosciuto Come d’habitude di Claude François, che ne è l’originale. Alzi la mano chi la conosce. In ogni caso, senza il grande Frank, sarebbe rimasta relegata al mercato francese. Il destino di My way, del resto è quello di essere una delle canzoni più “coverizzate” (passatemi il neologismo) al mondo. Memorabile la versione punk di Sid Vicious che in scena prende a revolverate il pubblico. Poi ne fece una versione Elvis Presley e più di recente Michael Bublé, Céline Dion. E l’elenco dei cantanti che l’hanno reinterpretata è pressoché interminabile, non ultimo anche il nostro grande tenore Pavarotti.
Durante gli anni ’60 copiare, “coverizzare” e diffondere senza pagare i “diritti d’autore” era quasi la norma. Lo ammette candidamente Shel Shapiro dei Rokes. Eppure il tutto venne perdonato, passato in prescrizione e ciò non gli impedì di ottenere successo sul mercato discografico. Né a lui né ad altri cantanti di quegli anni. Oggi con i talent show in tv la cover è continuamente riproposta e diffusa, e la fa da padrona dappertutto. Addirittura un cantante si considera bravo e capace proprio dall’arte di personalizzare e dare nuova vernice alla sua cover.
Del resto, non è la prima volta che nell’inconscio collettivo e popolare, l’inganno supera la verità. E la covermania continua anche ai nostri giorni a imperversare con una sezione speciale perfino al festival di Sanremo.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login