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Opinioni

LA LEGA CHE FALLISCE

VINCENZO CIARAFFA - 08/04/2016

Le primarie, da poco arrivate dall’America, già si sono trasformate in un opaco, stanco rituale, una casella da smarcare, prima di ogni elezione, giusto per poter dire agli avversari politici «Il mio pedigree è più democratico del tuo». Ad oggi, infatti, tali elezioni si sono rivelate un atto privo di qualsiasi reale rappresentatività della volontà degli elettori. Se si pensa che Bertolaso ha considerato un successone i più o meno 50.000 voti incassati alla primarie romane (ricordiamo che Roma ha una popolazione di 2.700.000 abitanti) e che Beppe Sala è diventato candidato sindaco di Milano, con poco più di 30.000 voti (numero di abitanti a Milano 1.300.000), immaginiamo si capisca perché consideriamo poco credibili tali elezioni.

Senza parlare del punto debole di queste primarie e cioè l’assenza di programmi e di impegni chiari. Oddio, stando ad una sua dichiarazione uscita sulla Prealpina l’1 aprile scorso, la candidata della Lega a Busto Arsizio ha tentato di scaricarne la colpa – e ti pareva! – sulla stampa: «… almeno stavolta ci faccia parlare di programmi e non di noi come persone». Dimenticando che i giornalisti, se non altro per acquisire una maggiore credibilità nel loro lavoro, desidererebbero scrivere soltanto sulle idee e sui programmi dei politici e non su di loro come persone… laddove però le idee ed i programmi esistessero per davvero.

Proprio a proposito di Busto Arsizio, lo scorso 18 marzo, abbiamo lasciato i lettori di RMFonline ai fatti e agli antefatti che hanno caratterizzato la scelta dei candidati del centrodestra alla poltrona di sindaco. Bisogna dire, però, che dopo le tensioni iniziali i rapporti tra i tre candidati del centrodestra bustocco, ovvero Emanuele Antonelli, Eugenio Vignati e la stessa Paola Reguzzoni, si sono fatti più accettabili man mano che si avvicinavano le primarie. Oddio, non si è trattato di un vero e proprio “agreement” perché, se stavolta non sono volate sedie, è pur sempre volato qualche messaggino telefonico di troppo contro la Reguzzoni la quale, però, si è potuta giovare di un “endorsement” di tutto rispetto, quello del suo segretario federale Matteo Salvini che è venuto in città a sostenerla, contornato da militanti e capataz. Già, solo militanti, perché la Busto Arsizio che conta, quella che un tempo su di un progetto politico investiva soldi, nome e prestigio non c’era in quel contorno. La verità è che l’alta-media borghesia bustocca, come tutte le borghesie del mondo, per sopravvivere, e magari creare posti di lavoro, ha bisogno di progettualità almeno sul medio termine. E, invece, a sentirli parlare, si capiva che i tre candidati bustocchi non avevano nessun progetto per la città ed era pertanto scontato che la differenza tra loro l’avrebbe fatta la destinazione del voto del resto della borghesia cittadina.

Alle dodici esatte del 3 aprile scorso, chi scrive si è recato al Museo del Tessile di Busto Arsizio dove erano allocati i seggi, per annusare l’aria, per vedere con i propri occhi se certe sensazioni fossero fondate oppure no. Entrando da via Galvani l’impatto era gradevole: musica rilassante, gonfiabili, vendita di cibi all’aperto e un cospicuo numero di persone ordinatamente in coda per poter votare. Per quanto fossero presenti molti rappresentanti della Lega locale che non si sottraevano ai flash di qualche fotografo, anche abborracciato come chi scrive, la cosa veramente interessante era l’età media delle persone che si accingevano a votare. Erano, in prevalenza, coppie che avevano superato i cinquant’anni di età, quando si diventa tutti moderati e conservatori.

Incomprensibile, perciò, il messaggio della Lega che neppure con Salvini – che si atteggia ad ago della bilancia del centrodestra a Roma – è riuscita ad uscire dal recinto padano e a darsi un credibile respiro federalista e nazionale, come sembrava volesse fare agli inizi della sua segreteria. Non potendo più agitare l’abusato slogan di “Roma ladrona”, essendosi rivelato propagandistico lo sfoltimento delle leggi, giacché non sono partite le ronde padane che dovevano assicurare sicurezza e legalità almeno in Lombardia, e non avendo portato a casa in nove anni di governo neppure una riforma federalista, la Lega non ha più nulla in mano per interessare il popolo delle partite IVA e men cha mai la borghesia.

Ecco perché crediamo che la visita di Salvini a Busto Arsizio non abbia affatto giovato a Paola Reguzzoni dal momento che un terzo dei 3766 elettori che poi si sono recati a votare al Museo del Tessile ha scelto un candidato con la rassicurante faccia, da vecchio democristiano, come Emanuele Antonelli.

In una coalizione le sconfitte agiscono quasi sempre come il solvente sulla colla: la sciolgono.

Prevediamo, perciò, momenti di tensioni nel centrodestra bustocco, tensioni che ove ci fossero finirebbero per favorire di nuovo Antonelli, perché a Busto Arsizio la “balena bianca” non è mai morta. Si è soltanto transustanziata. Come dire che anche alle prossime elezioni «Balena bianca la trionferà…».

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