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Attualità

SEMPRE UN PASSO INDIETRO

FLAVIO VANETTI - 15/04/2016

Il Grand Hotel Campo dei Fiori

Il Grand Hotel Campo dei Fiori

Sulla questione del trasferimento da Comerio a Pero del centro direzionale della Whirpool ho sentito tante opinioni interessanti. Una su tutte: vietato piangersi addosso per un passo storico (in negativo, sul piano emotivo), ma probabilmente inevitabile perché figlio delle logiche che dettano le regole del mondo di oggi. A dirla tutta, secondo me è mancato un argine preventivo che contenesse un’alluvione in fondo annunciata: il nostro territorio non ha saputo esprimere un progetto alternativo in grado di convincere i dirigenti della multinazionale a restare e a non puntare su un’area che è comunque più moderna e meglio attrezzata.

Una delle colpe della Varese che sta accompagnando la mia vita, dunque dal 1959 in poi, è l’essere puntualmente un passo dietro la storia: così, se da un lato è vero che abbiamo costruito e sviluppato un polo universitario (pure questo non valorizzato appieno, peraltro), ci siamo “fumati” aziende, banche, leadership internazionale, bellezze impagabili (il patrimonio del Liberty su tutti), detto che pure lo sport – sorgente un tempo purissima, dalla quale sgorgavano soddisfazioni – ha conosciuto il suo bravo riflusso.

L’altro giorno, dopo essere risalito a piedi da Villa Toeplitz fino alla stazione della Funicolare al Vellone e mentre mi concedevo qualche minuto di riposo nell’attesa di riprendere il cammino a ritroso, contemplavo la maestosità del Grand Hotel e la bellezza della nostra montagna. Ma vedendo la devastazione delle antenne sul capolavoro del Sommaruga e annotando con tristezza il silenzio del trenino a cremagliera, mi è venuto da pensare che noi a Varese siamo proprio delle bestie. Sì, delle bestie. Bestie che si sono appunto sganciate da una storia importante e che, anziché in mezzo a quel ben di dio, meriterebbero di vivere in una landa deserta pullulante di velenosissimi serpenti.

Che cosa c’entra tutto ciò con la Whirlpool che se ne va (almeno in ragione di un pezzo, per quanto si tratti, guarda caso, di un pezzo aulico, legato alle radici piantate da Giovanni Borghi)? C’entra perché, come per il Grand Hotel e tanto altro ancora, rientra nel filone delle occasioni mancate. In verità, il dare una nuova vita a quei capannoni non è ancora un’occasione mancata. Ma può diventarlo se il contributo di idee fin qui significativo – riqualificazione dell’area in chiave sportiva, museo dell’elettrodomestico, recupero con formule miste, ma senza cadere nel solito centro commerciale o nel solito maxi supermercato: tutta “merce” ottima, a mio avviso – alla resa dei conti decadrà a livello di dibattito sterile o addirittura rissoso tra chi pensa a “ics” e chi a “ipsilon”.

Mi auguro allora che politici, amministratori pubblici, enti vari e perfino privati per una volta tanto sappiano dare una risposta unitaria, concreta e operativa al guaio che è sorto. Con un’aggiunta, in conclusione: questo non è un problema solo di Comerio. Lo è anche di Varese in senso lato, ovvero della città e della sua terra. Perché la Whirlpool era un tesoro di tutti. E lo è ancora, sempre che prima o poi non ci levino pure lo stabilimento di Cassinetta…

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