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Parole

L’ESEMPIO D’UN UOMO BUONO

MARGHERITA GIROMINI - 15/04/2016

Il maresciallo Cortile

Il maresciallo Cortile

Buoni si nasce o si diventa? La bontà è una qualità ancora apprezzabile in tempi in cui si usa, spregiativamente, il derivato “buonismo”? Che, come tutti gli ismi ci racconta di una deviazione, in negativo, dal termine originario.

Ci sono persone buone per nascita, persone che imparano ad esserlo, e persone che sono naturalmente buone e rafforzano ulteriormente questa qualità lungo il percorso della vita.

Luigi Cortile era tutte queste cose insieme.

Inoltre, capita tante volte che la bontà innata si sposi con la modestia e con la riservatezza tanto da rendere difficile individuarla.

Ci sono voluti decenni, e l’importante anniversario per la Liberazione del nostro paese, 70 anni da quel lontano 25 aprile 1945, perché qualcuno raccontasse la storia di un uomo buono dedicandogli un libro. E una medaglia.

Luigi Cortile, nato a Nola nel 1898, era un maresciallo di Finanza in servizio a Clivio, paese dell’alta Valceresio, dove era giunto nel 1935. Un doganiere, come amava definirsi, che nei giorni convulsi e terribili del periodo che seguì all’8 settembre del 1943, non esitò a spendersi per salvare molte vite. Le vicende che lo condussero alla morte ebbero inizio quando alla frontiera con la Svizzera cominciarono ad affluire i tanti fuorusciti dell’esercito italiano e di quello inglese presente in Italia, oltre a una fiumana crescente di persone, rifugiati civili, ebrei, dissidenti del regime fascista. La Confederazione si vide costretta ad emanare leggi speciali per fermare gli espatri che stavano mettendo in seria difficoltà il fragile equilibrio interno di piccola nazione neutrale chiusa tra stati come Italia e Francia, pesantemente coinvolti nella guerra e dominati da dittature filonaziste.

Cortile era uomo colto e mite, che non mai stato iscritto al Partito fascista, come documenta il suo fascicolo personale. Aveva alle spalle l’esperienza della Grande Guerra e nel lavoro si era sempre distinto per correttezza, precisione, umanità e disponibilità verso il prossimo. Mentre si trovava a mille chilometri da casa, le truppe della Wehrmacht avevano compiuto un efferato eccidio nel suo paese natale, Nola, nei giorni che seguirono il tragico 8 settembre del ’43.

Da subito, insieme con altri colleghi finanzieri e in collaborazione con alcuni sacerdoti dei paesi limitrofi attivi nell’antifascismo, aveva contribuito al passaggio in Svizzera di uomini, donne e bambini, di famiglie di ebrei, di persone che riuscirono ad attraversare il confine con il suo aiuto, quasi sempre offerto con falsificazione di documenti personali e doganali. Ma alcune testimonianze di scampati ai rastrellamenti documentano gli interventi di questo uomo in divisa che li accompagnava, al di là della rete, sui sentieri della salvezza, alla vicina Stabio. Fu il suo impegno di staffetta a tradirlo: recapitava soldi, valori e corrispondenza agli internati, civili militari e partigiani.

L’11 agosto del 1944 Cortile fu arrestato dai tedeschi con l’accusa di aver fatto passare dall’Italia alla Svizzera e viceversa, corrispondenza diretta ad internati e alle loro famiglie. Dal carcere dei Miogni di Varese finì a San Vittore a Milano, numero di matricola 3301, sezione “braccio tedesco”, quello dei detenuti politici. Da lì, il 17 ottobre del ’44, fu deportato al campo di concentramento di Bolzano. Ultima tappa del suo viaggio, conclusosi in pieno inverno con una marcia forzata nella neve, fu il trasferimento a Mauthausen in Austria. Cortile, matricola 110240, il triangolo rosso dei prigionieri politici sul petto, vi sopravvisse meno di due mesi. La sua morte fu registrata il 9 gennaio del 1945, per cause non precisate.

Ci chiediamo perché taluni nascano buoni, o più buoni di altri. Non sappiamo quale spinta interiore porti un uomo, o una donna, a comportarsi in modo incurante del pericolo, anche quando questo ha il volto violento delle milizie fasciste o il passo cadenzato delle SS naziste, a correre in aiuto di uno sconosciuto senza chiedere né ricevere nulla in cambio.

Inutile chiedere alle persone buone perché sono tali. Non lo sanno.

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