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Pensare il Futuro

SANDERS IL MOBILITATORE

MARIO AGOSTINELLI - 22/04/2016

sandersMi trovo in questi giorni a Washington e mi colpisce un insolito fervore politico in un paese descritto come distante dalla partecipazione. L’entrata in campo di un ultrasettantenne, Bernie Sanders, di formazione e ispirazione socialista, ha messo a nudo l’America sociale, con i suoi conflitti, la separazione razziale, gli operai sottopagati, le periferie sconvolte dalla crisi. E il viaggio di Hilary Clinton, che pareva una passeggiata, si è decisamente complicato. I pronostici la danno vincente, ma tutti i contenuti della campagna elettorale sono dettati da Sanders, al punto da oscurare negli Stati democratici la volgare apparizione di Trump.

Manifestazioni, comizi, scioperi a New York gli ultimi giorni di campagna elettorale prima del voto del 19 aprile per le primarie, sia democratiche che repubblicane, segnate da un attivismo che non si vedeva da tempo. New York stavolta ha un ruolo chiave, per i repubblicani in ballo 95 delegati, per i democratici 247, ma più di tutto un’enorme perdita o ritorno di immagine politica.

Queste note usciranno a risultati già noti (ndr, Trump travolge Kasich e la Clinton batte nettamente Sanders), ma l’ambiente di fondo va descritto e considerato indipendentemente da questi. Di questo sono consapevoli candidati e basi super mobilitate, anche per l’appoggio di tutti i movimenti e la cui campagna mediatica è curata da Occupy Wall Street, che a New York esce da dietro le quinte e dopo anni ritorna in piazza, a supporto del candidato democratico-socialista.

La campagna di Sanders a New York è stata la più visibile con un ritmo di 4/5 comizi pubblici al giorno, mobilitando nelle iniziative migliaia di persone, come le 28.000 nel parco di Washington square, nel cuore del Greenwich Village e altrettante fuori dal perimetro del parco che non poteva contenere la massa di gente accorsa per sentire un Sanders ormai rauco parlare di giustizia sociale, economica, razziale e di socialismo.

Quello stesso giorno Sanders era andato a dare il proprio appoggio ai lavoratori della compagnia telefonica di Verizon, in sciopero. Nel dibattito con la Clinton, la stessa sera, i toni si sono subito accesi partendo proprio da i diritti dei lavoratori; il dibattito era stato ribattezzato la battaglia di New York ed è, in effetti, una battaglia vera e propria.

Anche se Sanders ha vinto otto delle ultime nove competizioni, Hilary mantiene un vantaggio dominante nei delegati impegnati. Il sindaco Bill de Blasio è dalla parte di Bernie, ma l’opinione convenzionale dice che le complesse leggi elettorali di New York, le rivalità etniche feroci, e le ancora funzionanti macchine del partito democratico urbano non danno possibilità all’anziano socialista. Eppure c’è chi ricorda che lo Stato di New York era stato una volta al centro di una rinascita che alla fine ha travolto tutto il paese. A metà Ottocento era nato qui il Grande Risveglio, scatenando il movimento abolizionista e il Movimento femminista con la prima dichiarazione dei diritti delle donne.

Sanders, credo, non pensa di diventare né Presidente, né vice Presidente degli Stati Uniti, ma che il suo compito sia quello di innescare un risveglio in una nazione socialmente viva, ma politicamente sempre più chiusa su sé stessa.

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