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Attualità

L’ESEMPIO ITALIANO

SERGIO REDAELLI - 13/05/2016

Brennero-migrantiIl papa dice che migrare non è un delitto e sogna un’Europa “madre accogliente dei profughi”, Londra elegge un sindaco musulmano che può capire e mediare i problemi legati all’integrazione e Vienna minaccia di alzare reticolati al Brennero per difendere i propri confini. Nel caos della civiltà occidentale che procede in ordine sparso, senza un sentimento comune, l’Italia evita di sprangare la porta a doppia mandata. Le migrazioni epocali non si fermano con i fili spinati, la storia insegna.

Francesco dà il buon esempio e il popolo prova ad imitarlo. Il pontefice risponde alle minacce dell’Isis proclamando l’Anno Santo della misericordia, apre le porte di Roma nel momento di maggior pericolo e gli italiani lo seguono disponendosi ad accogliere e integrare gli stranieri piuttosto che rifiutarli. I rischi ci sono, è inutile negarlo, ma il Paese si adegua alla sua alta guida spirituale, invita alla tolleranza e respinge i progetti di chi vorrebbe risolvere i problemi alzando barriere. È una lezione d’umanità che fa riflettere.

Per secoli Vienna ha imposto con la forza il giogo imperiale a popoli simili e vicini di casa, pronta ad usare la violenza per sottometterli ai propri interessi e ora si barrica in casa davanti ad un “esercito” di disperati che chiedono aiuto umanitario, padri, mamme, vecchi e bambini armati delle poche masserizie salvate dall’Africa in fiamme e dal mare in tempesta. “L’Austria fa bene”, applaude Salvini, il premier Renzi replica: “È un atteggiamento fuori della storia”. E deboli segnali di distensione giungono dal governo austriaco dopo le tensioni provocate dai black-bloc.

Sorgono problemi anche ai confini con la Francia, che l’estate scorsa respinse gli eritrei e i sudanesi scampati all’odissea dei barconi lasciandoli cuocere sugli infuocati scogli di Ventimiglia. Il ministro dell’Interno Alfano in visita alle zone di confine, fa da intermediario: “Non vogliamo alimentare false aspettative – dice – il transito dalle frontiere italiane verso quelle degli altri Paesi europei confinanti può rappresentare il pretesto per costruire muri”. Sono in gioco il trattato di Schengen e il principio della libera circolazione in vigore dal 1985.

Il trattato prevede la cooperazione di polizia tra i 26 Stati membri, la condivisione dei dati e la possibilità di ristabilire controlli “eccezionali e temporanei” in caso di minaccia grave per l’ordine pubblico e la sicurezza interna o di gravi lacune al controllo delle frontiere esterne. Due ipotesi concrete di fronte al terrorismo internazionale. Così l’Ungheria alza recinzioni al confine con l’Austria e si reintroducono posti di polizia ai valichi tra Paesi Bassi, Belgio, Germania, Austria, Slovacchia, Repubblica Ceca e Danimarca.

“Se si vuole salvare Schengen, dobbiamo rispettarne le regole e fare in modo che la circolazione sia sicura”, spiega Alfano. L’Italia affronta l’emergenza usando la testa e il cuore. Abbiamo ancora negli occhi il commovente aiuto dato ai naufraghi sulle spiagge di Pantelleria. Ai margini delle nostre città non esistono ghetti d’immigrati come in Francia e in Belgio, i comuni e le parrocchie fanno del loro meglio per integrare chi arriva nel tessuto sociale e le prefetture utilizzano collaboratori stranieri per monitorare notte e giorno le nuove comunità. Così l’Italia prova ad indicare la strada all’Europa.

 

 

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