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Opinioni

GIOCARSI IL TUTTO PER TUTTO

FELICE MAGNANI - 13/05/2016

riformeÈ da sempre che i governi, quando traballano e vogliono restare in piedi, si giocano il tutto e per tutto a suon di riforme, vere o presunte. Di solito le riforme si portano dietro l’eterna furbizia di chi tenta in qualche modo di dare una risposta alle attese degli elettori, sperando di ingraziarseli, di renderli meno ostili al costume della politica. Si tratta nella maggior parte dei casi di riforme parziali, insufficienti, temporanee, tese molto di più all’imbonimento, che a una soluzione radicale dei problemi esistenti.

La riforma è l’espediente più comune e consumato per offrire risposte quando le cose vanno male, quando non si sa più come fare per trovare soluzioni adatte. Una vera riforma dovrebbe avere il carattere della fraternità collaborativa da parte di tutte le forze in campo e soprattutto dovrebbe avere una sua forza temporale e cioè quella di poter restare nel tempo come strumento caratterialmente universale, capace di rispondere in modo esaustivo ai cambiamenti, perché compito del politico e della politica è soprattutto quello di saper vedere oltre l’orizzonte, quello di anticipare, di saper guardare dentro e fuori, con una visione spaziale di ampio respiro.

Un politico vero deve saper lavorare per il paese di appartenenza, ma con un occhio sempre rivolto a una realtà più ampia, anche solo per saper cogliere il buono che avanza altrove, lontano dai nostri confini. La politica deve diventare matura, capace di ragionare in modo corretto e distaccato, deve saper uscir fuori dalle ristrettezze paesane, dalla schiavitù di una storia che rischia di comprimere invece di esprimere, fuori dalle camarille di sempre, dai colori e dai profumi troppo familiari, deve dare risposte certe, risposte che vanno cercate con energia e coraggio. La sudditanza partitica di questi anni ha creato non pochi problemi allo sviluppo del nostro paese, che è ancora radicalmente vincolato a varie forme di partigianeria che gli impediscono di diventare adulto e così cade continuamente in quella furbizia all’italiana grazie alla quale siamo diventati famosi.

Diventare adulti significa fare politica per servire il paese, per metterlo in condizione di poter lavorare e competere alla pari con gli altri, per fare bella figura, per ritornare ad essere amato e rispettato, fuori da tutte quelle logiche dissolutorie che ne hanno consumato l’identità. Le riforme vanno fatte, ma con il contributo di tutti, nessuno escluso. È vero che l’ordine democratico prevede la logica di una maggioranza e di una minoranza, ma è altrettanto vero che di fronte al bene comune occorre essere solidali, coesi, capaci di far prevalere le cose che contano sulle quisquiglie di gruppi, partiti, fazioni, faide ed altro. Non abbiamo ancora superato il complesso di Edipo, siamo ancora troppo vittime del nostro passato, delle nostre costruzioni mentali e soprattutto tendiamo molto di più a conservare il nostro benessere personale rispetto a quello della comunità nella quale viviamo. In questo modo sfruttiamo il bene comune a nostro vantaggio, ragioniamo in termini di profitto personale, di quanto potremo realizzare agendo in un certo modo.

Le riforme sono il sale di una democrazia matura, in cui i rappresentanti esprimono la loro diversità politica collaborando al bene del paese. Riconquistare una democrazia sfasciata non è impresa da poco, richiede uno sforzo collettivo profondo e consapevole, occorre soprattutto dotare la democrazia di un servizio di controllo che sappia avere un occhio attento su tutto ciò che la riguarda, in modo tale che diventi sempre più difficile tradirla.

È fondamentale che chi la rappresenta votato dai cittadini risponda sistematicamente delle responsabilità che gli sono state affidate, dimostrando sul piano pratico gli effetti concreti del suo impegno. Democrazia non è anarchia e la libertà termina dove inizia quella degli altri. La libertà è una conquista, ma soprattutto una conferma e le conferme vanno redatte ogni giorno, ogni giorno chi è investito di cariche e di incarichi deve poter dimostrare senza ombra di dubbio l’onestà e la trasparenza delle cose fatte.

Oggi viviamo il tempo delle attese dubbie, dove molta gente indagata continua imperterrita a rimanere al suo posto, protetta da varie forme di appartenenza. La politica in molti casi copre invece di ripulire, tende sempre a proporre i tempi lunghi come soluzione ai suoi problemi, dilata invece di restringere e soprattutto non ha il coraggio di intervenire con forza per cambiare le cose.

È in questo clima che la gente non va quasi più a votare, è in questo clima che le persone non credono più nella politica e in chi la rappresenta, è in questo malcostume conclamato che il cittadino tenta di affrancarsi, di trovare nuove modalità di coinvolgimento.

E poi ci sono i giovani, sempre più disorientati dagli scandali, da gente che promette e non mantiene, da una politica che invece di ritemprarsi con forze nuove si arrocca per continuare a mantenere quel potere che le consente di rimanere fortemente ancorata ai suoi privilegi.

 

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