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Opinioni

PARTITI SIMILARI, STRATEGIE DIVERSE

VINCENZO CIARAFFA - 20/05/2016

Gigi Farioli, sindaco uscente a Busto

Gigi Farioli, sindaco uscente a Busto

Nell’era della globalizzazione i problemi di un territorio non è che iniziano oppure si fermano alla tabella segnaletica di uno Stato, di una Provincia oppure di un Comune. Pur tuttavia, i partiti presenti in città, se non uguali ma similari, come Busto Arsizio e Gallarate (Comuni peraltro contigui), in vista delle prossime elezioni amministrative, hanno adottato strategie totalmente diverse per città che, a ben vedere, hanno gli stessi problemi.

A Gallarate, ad esempio, il centrodestra si è polverizzato favorendo la giunta uscente; mentre a Busto Arsizio le cose sono andate in modo del tutto diverso, e questo – bisogna dirlo – grazie al senso della misura della Lega ed a uno smisurato Gigi Farioli che, di volta in volta, si è prodotto in veste di “tessitore” e/o di trascinatore. Sul sindaco uscente, infatti, la si può pensare in tanti modi diversi, ma su di un punto possono concordare tutti: la sua è una figura debordante, nel senso che è capace di tracimare e, nella sua corsa fuori dagli argini, agglomerare persone delle più diverse estrazioni politiche e di pensiero. Non a caso il capolista di Forza Italia a Busto Arsizio sarà lui – il sindaco uscente – e non, come solitamente accade, il candidato sindaco, in questo caso Emanuele Antonelli, che dovrebbe subentrargli.

Nell’area del centrosinistra bustocco, a parti invertite rispetto a Gallarate, è invece la sinistra, agglomerata intorno a Gianluca Castiglioni, ad avere dimostrato di non possedere una strategia elettorale univoca e, tutto sommato, neppure un candidato che piacesse ad alcuni maggiorenti del partito. Ciò in ragione del fatto che i pasdaran delle primarie a Busto Arsizio hanno scelto il candidato sindaco con un’operazione di segreteria, senza consultare le gente, mentre il centrodestra, nonostante sia allergico a questo tipo di pre-consultazione elettorale, le primarie invece le ha fatte. Appare, perciò, quantomeno prematura, anche se comprensibile, la sicurezza ostentata in questi giorni da Castiglioni, e certamente discutibili alcune iniziative di taluni suoi compagni di lista, come quella di distribuire un pacco di riso a coloro che si fermavano al gazebo del Pd. Peccato, perché quelli che ritengono di essere gli eredi del Pci (il partito dei lavoratori e della povera gente – e in questo periodo ve n’è tanta), uno spettacolo così inadeguato se lo potevano risparmiare.

Anche a Busto Arsizio, però, non ci è parso di vedere fronteggiarsi grandi programmi delle coalizioni in lizza, tant’è che quando è venuto il ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, a portare l’appoggio del governo ai candidati del centrosinistra di Castellanza, Legnano e Busto Arsizio, non ha trovato di meglio che parlare dei parchi.

La Lega, che sta facendo nel modo solito la sua onesta campagna elettorale, paradossalmente, è l’unica ad aver fatto di un non programma un programma elettorale, nel senso che a Busto Arsizio e in altre città d’Italia Salvini e i candidati della Lega non fanno che ripetere – con qualche variabile locale – i cinque immarcescibili punti del verbo leghista: immigrazione incontrollata, sicurezza, vivibilità nelle città, precedenza agli italiani nell’assegnazione di alloggi e “ruspa pazza”, quella che dovrebbe radere al suolo i campi nomadi, i maggiori portatori, secondo i leghisti, di illegalità sul territorio.

Per correttezza non azzardiamo previsioni elettorali per non fuorviare gli elettori anche se – lo confessiamo – abbiamo già preparato il “coccodrillo”, ovvero un articolo scritto prima che si verifichi un evento di cui si parla, di solito usato per i necrologi, dal momento che siamo già certi di come andranno le elezioni a Busto Arsizio e a Gallarate. Il merito eventuale della previsione azzeccata, però, non sarà nostro ma delle parti in causa che, perdenti o vincenti che saranno, con i loro comportamenti e le loro scelte ne hanno scritto l’esito già mesi fa.

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