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Lettere

AVE MARIA

- 30/05/2016

Sabato scorso a Varese erano numerosissimi gli eventi culturali che purtroppo si sovrapponevano negli orari, ma personalmente, anche se un poco casualmente, ho avuto occasione di vivere ed apprezzare una notevole “chicca” in santuario al Sacro Monte: un concerto di musica religiosa classica dove la soprano si esprimeva nell’interpretazione dell’Ave Maria, musicata da grandi autori dei secoli scorsi.

Il motivo luminoso era l’Ave Maria preghiera semplice e breve, ma perfetta nei suoi contenuti di lode e ringraziamento per l’operato dell’Altissimo nella figura della Madonna, cui segue la angosciata e profonda invocazione d’aiuto dell’uomo di fronte al mistero della morte. In una trentina di parole c’è tutto e tutta la vita e gli autori nel tempo passato in modo sublime hanno interpretato con le loro melodie questi profondi sentimenti.

Grande è stata l’interpretazione dell’artista, che con la sua voce melodiosa e matura, ha coinvolto i nostri sentimenti facendoli vibrare nei contenuti della preghiera. La gioia della lode, il timore della protagonista chiamata ad un evento infinitamente grande, come tutte le maternità che vivono le madri, quindi una nascita, ma subito dopo lo squassante evento della morte, della fine. L’uscita dal tempo destino delle nostre troppo brevi vite. Inevitabile l’invocazione d’aiuto che sorge nel profondo del nostro cuore.

Sorge spontanea l’obiezione che per apprezzare ci vuole la “fede”. Invece, a mio giudizio, è esattamente il contrario. E’ l’ateo che viene maggiormente coinvolto di fronte all’inizio ed alla fine dell’esistenza. E’ chi non ha la speranza di una vita futura che maggiormente doveva essere coinvolto da quei canti e la voce della protagonista ti immergeva ben profondamente con le melodie in quelle profonde tematiche.

Ho lasciato il santuario e sono ridisceso in città contento, ma sconvolto dal troppo vibrare della sensibilità provocato da questo evento voluto dall’Associazione degli Amici del Sacro Monte a cui devo rivolgere un più che grato ringraziamento.

Emilio Corbetta

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