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Politica

QUANDO MANCA LA STRATEGIA

VINCENZO CIARAFFA - 24/06/2016

A Gallarate Cassani prende il posto di Guenzani

A Gallarate Cassani prende il posto di Guenzani

Su RMFonline il 27 novembre e l’8 gennaio scorso, suggerimmo a un litigioso centrodestra varesino di stare molto attento a non fare la fine dei fratelli Curiazi che, pur essendo in vantaggio numerico, riuscirono a farsi battere, separatamente, dall’unico Orazio rimasto sul terreno dello scontro. Difatti, è puntualmente avvenuto così al ballottaggio di domenica.

Ma è delle elezioni a Gallarate di cui ci vogliamo occupare oggi. Per la conquista di Palazzo Borghi da parte di Andrea Cassani, hanno giocato a favore parecchi fattori tra i quali sicuramente non annoveriamo una grande strategia politica o articolati programmi di governo per la città. Ciononostante, al primo turno, supportato anche da Forza Italia, Fratelli d’Italia, Alleanza Nazionale, Gente di Gallarate, Lega civica e Gallarate Onesta, Andrea Cassani rastrellò il 47.3% delle preferenze, staccando di ben dodici lunghezze il sindaco Guenzani uscente, che a sua volta era sostenuto da Pd, Sel e Città è Vita. Troppi i punti di differenza per essere recuperati.

Al ballottaggio, infatti, Cassani ha aggiunto altri otto punti percentuali al suo florido carniere a dimostrare, tra l’altro, che la sua era una prevedibile affermazione e che si sarebbe potuta trasformare in un vero plebiscito, se i moderati gallaratesi non avessero inseguito la nebulizzazione dei particolarismi invece che l’agglomerazione dei grandi progetti. Sono state soltanto queste le ragioni della vittoria di Andrea Cassani e della débâcle del Guenzani? Certamente no.

Se è vero che, come sosteneva Giovanni Falcone, le idee camminano sulle gambe degli uomini, bisogna dire però che per metterle in cammino le idee prima bisogna avercele in testa e, in questo, e Guenzani non ha convinto i suoi concittadini.

In cinque anni, infatti, i gallaratesi non sono riusciti a capire che cosa egli avesse in testa per il governo della loro città, e quel poco che hanno visto non deve essere molto piaciuto loro: il costo del problema immigrati, mai affrontato organicamente, il raddoppio in un solo anno della tassa per la raccolta dei rifiuti, ad esempio.

A ciò bisogna aggiungere che intere zone della città sono ormai “autogestite” dagli immigrati, zone che si sono trasformate in una specie di limbo dove non si sa che cosa vi avvenga di preciso, né di giorno, né di notte.

E siccome certe analisi non le facciamo soltanto noi giornalisti, ma anche i politici, a qualche mese dalle elezioni qualcuno della giunta deve essersi accorto di questo stato di disagio dei gallaratesi e ha pensato di farvi fronte con una pessima trovata: ha armato di pennelli spelacchiati e un barattolo di vernice alcuni extracomunitari, e ha dato loro il compito di effettuare qualche ritocco ai vasi delle piante di piazza Libertà. Questa rappresentazione è durata soltanto un paio di giorni ma il messaggio – un po’ ingenuo e populista in verità – era chiaro: «Gli extracomunitari sono una risorsa per Gallarate!».

Noi non sappiamo se, alle attuali condizioni di entrata nel nostro Paese, gli extracomunitari siano da considerarsi davvero una risorsa per le nostre città, o un montante e irrisolto problema sociale. Sta di fatto che, come dimostrano i risultati elettorali, la maggior parte dei gallaratesi non ha creduto per niente a quest’apparato scenico.

Ma, come colto da un giornalista lo scorso 20 giugno, il responso sfavorevole a Guenzani era già stato scritto nella sua carente capacità di comunicare e – aggiungiamo noi – in una personalità un po’ “da piedistallo”.

A conferma di ciò, chi scrive, crede di poter fornire una testimonianza diretta. Il 30 novembre del 2013, il prefetto di Varese consegnò a me e ad altre persone provenienti dai vari Comuni della provincia, un’onorificenza del Presidente della Repubblica. Nella circostanza erano presenti Mario Monti e i sindaci delle città degli insigniti di quel giorno. Il sindaco Guenzani era presente alla cerimonia per la concessione del cavalierato a un suo consigliere comunale.

Ebbene, nonostante lo speaker avesse chiaramente comunicato ai presenti la mia provenienza dalla città di cui era sindaco (il mio sindaco fino a prova contraria), Guenzani non sentì neppure il dovere di abbozzare una qualche felicitazione, un complimento per un suo amministrato appena insignito di un’onorificenza presidenziale.

Timidezza, incapacità di comunicare o che altro? Non saprei rispondere a dire il vero, ma se avessi votato il giorno dopo averlo incontrato in prefettura, il mio voto certamente non sarebbe andato a lui.

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