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Editoriale

GENTILI

MASSIMO LODI - 01/07/2016

San Paolo nell'Areopago parla ai Gentili

San Paolo nell’Areopago parla ai Gentili

Il nuovo sindaco di Busto Arsizio insedia la giunta e dice la più rivoluzionaria delle cose che poteva dire. “Chiedo ai miei assessori impegno, onestà, gentilezza”.

E’ rivoluzionario chiedere impegno? No, è normale. E’ rivoluzionario chiedere onestà? No, è normale. E’ rivoluzionario chiedere gentilezza? Sì, è rivoluzionario.

Garbo e cortesia: c’erano (in abbondanza) una volta, ci sono (un poco) ancora, ci dovrebbero essere (mediamente) di più. Gentilezza che cosa vuol dire in concreto? Essere delicati nei pensieri, nell’animo, nelle parole. I collaboratori di Emanuele Antonelli sono avvisati: la buona amministrazione dipende anche, e magari innanzitutto, dalle buone maniere.

E’ un messaggio inaspettato non perché lo si ritenga inatteso da Antonelli, ma perché il nuovo primo cittadino ha avuto il coraggio d’esternare quello in cui crede lui e in cui molti credono ancora. Di qualunque anima politica siano.

Adesso che tira forte il vento del cambiamento, che abbiamo rinnovato i municipi, che guardiamo al futuro con auspici migliori rispetto al passato, l’evocazione della gentilezza come principio di governo locale è un’anticonformistica occasione di conforto. Significa che le antiche virtù meritano diritto di cittadinanza nel processo di adeguamento alla modernità.

A far gli esagerati, si potrebbe aggiungere che sarebbe opportuna l’istituzione, e non solo a Busto Arsizio, di un assessorato alla Gentilezza. Programma: proporre un felice modello di comportamento nella speranza che venga imitato. L’esempio concreto di stile virtuoso vale più di mille chiacchiere in astratto.

E’ quello al quale s’ispira Davide Galimberti a Varese. Durante la campagna elettorale ha scelto i toni bassi: mai un attacco ruvido, sopra le righe, personale. Promozione del senso della misura. Nel dopo, stessa cifra d’atteggiamento. Lasciar perdere le polemiche, non cercare rivincite. Semplice messaggio: proveremo a riparare agli errori commessi dagli altri, ma se dagli altri verranno suggerimenti utili al nostro operato, ne terremo conto. L’abc di un sindaco che dev’essere non di una parte, e invece di tutti. Anche questa è gentilezza. Declinata come rispetto di ogni cittadino, e come rispetto della missione di colui al quale il voto popolare ha delegato la rappresentanza di un’intera comunità.

Obiezione: stiamo navigando nel banale/retorico/noioso? Risposta realistica: chi sa dedicarsi in grande alle piccole cose, spesso conquista le grandi con un piccolo sforzo. Lo hanno capito gl’italiani, pronti a bocciare alle amministrative numerosi candidati sordi a un richiamo elementare. Lo hanno capito alcuni candidati, capaci di ascoltare la voce popolare e d’interiorizzarla.

Ogni tanto il merito va riconosciuto, pur nell’epoca del demerito straripante. Il giudizio della storia dirà se quello della cronaca è azzardato. Per adesso, viva la prevalenza dei gentili

 

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